C’è una scena di ‘È stata la mano di Dio’, il film pluripremiato diretto da Paolo Sorrentino, che ricordiamo (quasi) tutti. Impossibile non essersi imbattuti almeno una volta in ‘meme’ e vignette ironiche sul web che ritraggono ‘la Signora Gentile’: il personaggio che nella pellicola del regista interpreta una donna scontrosa che mangia in solitaria – sotto un albero, mentre tutti festeggiano – una grossa mozzarella di bufala.
Non tutti sanno che il piatto blu che regge con una mano l’attrice (Dora Romano, che con l’altra mano affonda le dita nella mozzarella) è un pezzo di ‘Ceramica Artistica Solimene’, l’azienda nata negli anni ‘50 a Vietri sul Mare, alle porte della Costiera Amalfitana. La cosa non sorprende. Sorrentino è napoletano: portare sullo schermo qualcosa di vicino al suo territorio è un po’ come giocare in casa. Ma la fabbrica progettata dall’architetto Paolo Soleri su commissione del capostipite Vincenzo Solimene – quattro piani di edificio – in effetti la conosce chiunque. Esporta in tutto il mondo.
Vietri è un paesino piccolissimo. Un intreccio di vie strette e sampietrini che portano alla spiaggia. A guardarla dall’alto è un dipinto da cui spiccano i ‘Due Fratelli’, due scogli quasi gemelli dei Faraglioni di Capri. A studiarla da vicino è un pullulare di maioliche. Mosaici di pesciolini blu, limoni e fiori. Porcellane colorate, brocche e coppe. Il profumo del mare mescolato a quello della terra lavorata e cotta.
“Siamo la terza generazione di un’impresa artigianale”, ci racconta Giovanna Solimene, nipote di Vincenzo. “Oggi è molto difficile lavorare in un settore in cui la domanda è superiore a una produzione fatta da mani, non da macchine. Ma la nostra forza sta proprio qui. I nostri prodotti piacciono perché se ne percepisce l’originalità, l’unicità. Una cura dei dettagli lontana dai canoni della grande industria. I clienti sono disposti ad aspettare mesi per ricevere un oggetto su richiesta e a spendere fino a quattro volte in più quando ci contattano dall’estero”.
Alla tradizione e alle tecniche antiche (come l’uso del tornio), oggi Ceramica Artistica Solimene unisce tecnologie avanzate, per garantire la robustezza e la durata nel tempo degli oggetti. “Cerchiamo di stare al passo con un mondo che cambia. Tuttavia le fasi di lavorazione restano le stesse di quando mio nonno ha cominciato: un piatto lo si stampa, lo si rifinisce a mano, viene essiccato, messo nel forno per la prima cottura, smaltato, decorato, infornato ancora”, spiega Giovanna.
“Gli stranieri quando arrivano qui quasi non ci credono. Sgranano gli occhi davanti a un’operosità ‘antica’. Dobbiamo trascinarli in laboratorio, mostrargli le dita sporche di pittura”. Soprattutto gli americani impazziscono per la ceramica, insieme a francesi e arabi. Lo chef Oliver Glowig presenta la sua cucina a Dubai con i piatti di Solimene. Super vip come Charliz Theron ci addobbano casa.
In media la fabbrica produce ogni giorno circa 500 pezzi. Vi lavorano poco meno di 30 persone e alla domanda se prima o poi, a decorare le ceramiche, si uniranno anche i robot, Giovanna sorride. “Credo proprio di no. La nostra azienda rispecchia l’identità culturale del Made in Italy: un’identità creativa, artigianale. Il valore di ciò che realizziamo passa anche attraverso il modo in cui lo facciamo”.
Per il futuro, continua Giovanna: “Ci aspettiamo di continuare a coltivare entusiasmo e passione. Anche quando sembra difficile; lo Stato dovrebbe aiutare di più realtà come la nostra. Altrimenti le imprese artigianali scompariranno, insieme a posti di lavoro e alla genialità di un Paese che riesce ad essere moderno preservando il suo estro artistico”.
(In foto: Ceramica Artistica Solimene)