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Il “Mee Too” alla conquista di Hollywood

“Da dieci anni scrivevo sceneggiature, che poi consegnavo al regista. Ho pensato: voglio fare tutto io”. Con queste parole Paola Cortellesi ha motivato il suo salto da attrice a regista con ‘C’è ancora domani’, il più grande successo dell’annata cinematografica in corso. Coltivava lo stesso desiderio di autonomia anche Jasmine Trinca, che nel 2022 ha debuttato dietro la macchina da presa con “Marcel!”. Ma la vera apripista di questa ondata di attrici italiane passate dall’altra parte è stata Valeria Golino, autrice di “Miele” ed “Euforia”, imitata dall’amica Valeria Bruni Tedeschi (“Un castello in Italia”, “Forever Young”), da Micaela Ramazzotti – che si è diretta in “Felicità” – e dalla più giovane del gruppo, Pilar Fogliati, col suo divertente “Romantiche”.

Se in Italia la strada per l’indipendenza artistica delle donne passa dalla regia, a Hollywood c’è un gruppo di agguerritissime attrici che stanno conquistando potere, trasformandosi in produttrici. In testa c’è Margot Robbie che, con la sua LuckyChap Entertainment, ha all’attivo (come co-producer) il blockbuster del 2023 “Barbie” (1,4 miliardi di dollari di incasso worldwide). Senza dimenticare “Saltburn”, diretto dalla stessa Emerald Fennell a cui l’attrice aveva già prodotto “Una donna promettente”.

Sempre firmati dalla Robbie la serie ‘Maid’, con Margaret Qualley, e il film “Birds of Prey” su Harley Quinn, tutti seguiti al primo lungometraggio da lei finanziato in assoluto, ovvero “Tonya” diretto da Craig Gillespie. Lo scopo della Robbie è limpido: produrre film pensati per le donne, interpretati, scritti e diretti da donne e fatti per volgere lo sguardo del pubblico sulle tematiche femminili.

Stessa mission di Reese Witherspoon, che ha venduto la sua Hello Sunshine a un fondo di private equity per la cifra di 900 milioni di dollari nel 2021. L’attrice continua a gestirla, ma all’interno di un’altra società specializzata nella creazione di contenuti streaming, ricavandone il 18% degli utili. Grazie a essa ha dato vita a serie potentissime sul mondo femminile come “The Morning Show” e “Big Little Lies”. Witherspoon cerca di emulare Charlize Theron che, con la sua Denver & Delilah Films, ha realizzato titoli all’insegna del girl power come “The Old Guard” e “Atomic Blonde”, oppure serie Tv come “Girlboss”, ispirata alla vita dell’imprenditrice digitale Sophia Amoruso, “A Private War” sulla corrispondente di guerra Marie Colvin, e “Bombshell “Pitch Perfect” e “Cocainorso”. Nicole Kidman, artefice delle serie “The Undoing” e “Nine Perfect Strangers”.

E stanno seguendo le loro orme, anche se con titoli meno mainstream, Amy Adams, Kerry Washington, Amy Pohler, Regina King, Jessica Biel e altre meno note. C’è poi chi la propria influenza l’ha sfruttata non per cambiare le leggi di Hollywood, ma per allontanarsene, come Gwyneth Paltrow, che oggi con la sua azienda di benessere olistico e lifestyle Goop fattura 390 milioni di dollari. Forse un esempio meno edificante di quelli elencati sopra, ma pur sempre un modello di empowerment femminile.

 

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