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La pubblicità ci ha reso indipendenti

Nel cinema ma più in generale, nel settore delle produzioni audiovisive, la spazialità è spesso mobilitata come risorsa narrativa. Nasce così la tendenza di realizzare nuovi storytelling in cui al centro ci sia la dimensione culturale del luogo, composta dal patrimonio artistico e naturalistico e da quel capitale sociale intangibile costituito dalle tradizioni.

In questo senso, la Twister Film, vivace e attiva casa di produzione guidata da Giovanni Amico ha da tempo segnato una strada. Una realtà con alle spalle un considerevole background nel mondo della pubblicità. Reduce da prestigiosi riconoscimenti agli ADCI Awards, l’evento che da anni celebra l’eccellenza creativa nella comunicazione pubblicitaria italiana.

Con la Campagna Fiat “Operation no grey” ha ottenuto: Oro in PR – comunicazione PR corporate; Argento in Film – altri schermi; Bronzo in PR – comunicazione PR di prodotto; con la campagna Fiat “Pandelleria”: Oro in Creative effectiveness – cultural insight; Argento in Brand entertainment – branded content social media driven; Bronzo in FILM – altri schermi. Si è classificata sul podio, al terzo posto nella categoria Best production company.

Anche agli ADC*E, uno dei più grandi premi europei nel mondo adv, si è particolarmente distinta, ottenendo l’ambitissimo Grand Prix, sempre con la campagna “Operation No Grey”. In poco tempo la “factory”, guidata da Amico, ha puntato a diversificarsi, conquistando il mercato dei programmi televisivi, dei Tassini e Luca Di Molfetta, ambientato interamente nell’entroterra siciliano. Infine, il 3 giugno partirà “Per un po’” opera seconda di Valentini. “Twister dopo tre anni di investimento in sviluppo e produzione, con una cadenza di un film all’anno – spiega il CEO Amico -, nel 2024 produrrà quattro film in contemporanea. Per noi è un importante traguardo, stiamo raccogliendo i frutti del nostro lavoro. Quello che ricaviamo dalla nostra attività nel settore della pubblicità e dell’intrattenimento lo reinvestiamo nella produzione cinematografica tout court”.

L’intervista

Dalla pubblicità al cinema. Avete creato una vera factory di autori e registi.

Sì, abbiamo riunito nel tempo una squadra di talenti. Facciamo continuamente scouting sull’intero territorio nazionale alla ricerca di giovani sceneggiatori e registi con cui poi, lavoriamo su progetti diversificati. Siamo convinti che un cinema legato all’identità territoriale ci dia l’opportunità di intercettare storie nuove che si discostino dai cliché a cui siamo fin troppo abituati. Per esempio, in Campania abbiamo scoperto un sistema di produzioni indie che riesce a produrre contenuti originali e di alta qualità. Crediamo molto nelle sinergie e lavoriamo per fare sistema.

Teen movie, film di genere, documentari, partendo dalla pubblicità: avete un’offerta molto varia.

La nostra natura di pubblicitari ci permette di avere le risorse economiche e la possibilità di sperimentare i linguaggi. Spaziamo dall’advertising, ai documentari, ai format tv, fino alle serie fiction e ai prodotti per il grande schermo. Una factory creativa, in cui i nostri autori possono indagare diversi generi e giocare sulle commistioni.

In che senso, come lavorate?

Per esempio nella nostra attività di advertising, possiamo realizzare spot tradizionali o veri e propri piccoli documentari con taglio cinematografico. Abbiamo vinto molti premi con la campagna Fiat “Pandelleria” diretta da Giovanni Troilo, un progetto puramente branded content. Siamo impegnati in un’importante campagna Fiat per il lancio della Topolino in collaborazione con la Disney. Short-doc che stanno andando benissimo sui social, in poco tempo hanno ottenuto milioni di visualizzazioni. Intanto, per il grande schermo alcuni dei lungometraggi che abbiamo in cantiere quest’anno, saranno opere prime dei nostri autori formati all’interno della Twister.

Quindi, voi siete un modello virtuoso nel panorama del cinema italiano…

In questo senso sì, riusciamo in maniera indipendente a finanziare le opere che decidiamo di produrre. Grazie ad altri core business, abbiamo i nostri strumenti finanziari e possiamo essere meno vincolati ai tempi dei finanziamenti pubblici al settore. Grazie alla certezza del cash flow che ci arriva dall’advertising, riusciamo ad anticipare e a portare a termine con serenità le nostre opere cinematografiche.

Sono poche le realtà come la nostra che se lo possono permettere. In che fetta di mercato vi inserite?

Siamo una casa di produzione media, non siamo molte in Italia. A mio avviso, quelle che possono realmente definirsi “indipendenti”. Nel panorama attuale esiste una frattura netta tra le majors (che hanno i rapporti maggiori con i broadcaster) e le piccole società di produzione. Le prime coprono una buona fetta di mercato e assorbono la maggior parte delle risorse pubbliche destinate al settore (bandi ministeriali, regionali, tax credit, ecc.); le seconde sono una miriade, fanno fatica ad esistere e spesso sopravvivono solo grazie al contributo pubblico.

E questo sistema funziona?

Credo che il ruolo dei produttori andrebbe completamente rivisto. Siamo schiacciati tra realtà parassitarie e grandi società che drenano quasi tutti i finanziamenti. Spesso i piccoli produttori sono assegnatari di bandi (Mic, Film Commission, enti regionali ecc.) ma non hanno accesso al credito. Il nodo è che non hanno alle spalle alcun meccanismo finanziario virtuoso e, dunque, sono privi della forza imprenditoriale utile per portare a termine il prodotto. I finanziamenti al comparto si perdono in mille rivoli proprio per questa dispersione di risorse, erroneamente destinate a chi non ha la capacità e la competenza di stare sul mercato.

 

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