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Il risveglio del granchio blu e l’unico modo per combatterlo

granchio blu

Quando lo scorso agosto Blueat ha mandato il suo primo container pieno di granchi blu in America, l’allarme sull’invasione ‘aliena’ del Callinectes sapidus, che ha provocato la strage delle vongole italiane, era arrivato a vette senza precedenti.

Alcune barche nel Delta del Po pescavano 2 quintali di granchio blu ogni due ore. L’inverno, quando la fame dei granchi si attenua, non ha aiutato. Ora che la stagione calda sta iniziando di nuovo, la situazione potrebbe aggravarsi.

Stavolta però la startup – che per salvare le coste (e le vongole) italiane ha inventato un business internazionale – è pronta. Per Blueat sono arrivati nuovi clienti dall’America e uno addirittura dal mercato coreano. “Stiamo preparando i container per le spedizioni”, racconta Carlotta Santolini, una delle cinque fondatrici (le altre sono Alice Pari, Giulia Ricci, Ilaria Cappuccini e Matilda Banchetti) di Mariscadoras, la startup che ha dato vita al marchio. Già a febbraio, racconta, i pescatori iniziavano a pescare quantità tali di granchio “da re-iniziare la produzione” dopo il freddo invernale.

Mentre si prepara all’alta stagione, in Italia la startup sta finalizzando l’entrata dei suoi prodotti al granchio blu nella Gdo. L’ultimo  step per la distribuzione è stato “entrare in Coop con un nuovo packaging”. Intanto va avanti anche la parte di ricerca: “Con il carapace in laboratorio abbiamo sviluppato una bioplastica compostabile. Ci piacerebbe industrializzare il processo degli scarti”, dice la fondatrice.

Ma il centro del business si sposta sempre più oltreoceano. In America i clienti sono aziende B2b. Paradossalmente, secondo l’azienda, il fatto che il granchio americano sia Made in Italy offre garanzie sulla qualità del prodotto.

Inoltre, il mercato di questo ‘alieno  blu’ è diventato molto competitivo: già molto utilizzato nella cucina statunitense, specialmente al Sud, è sempre più ricercato per sostituire le aragoste, diventate introvabili a causa della pesca intensiva.

Negli Usa “il passo successivo è vendere ai supermercati, ma stiamo cercando di implementare la produzione: quando si sigla un contratto con gli americani ci deve essere un tot di consegne periodiche, e dobbiamo avere persone per farlo. Stiamo cercando di aumentare la capacità produttiva”.

La strategia passa da un magazzino negli Stati Uniti per servire direttamente i clienti americani, spiega Luigi Consiglio, esperto del settore food e presidente di Gea, società di consulenza d’impresa. Consiglio dice di aiutare pro bono ragazzi e startup, e da un paio d’anni lavora con le fondatrici di Blueat. “Mentre oggi su ordine mandiamo un container, un domani serviremo i clienti direttamente da lì, aumentando il frazionamento degli ordini”, dice.

Il fatturato del 2023 è arrivato a circa mezzo milione, sviluppato prevalentemente nella seconda metà dell’anno. Nel 2024, proprio per questo motivo, gli obiettivi sono più alti, con un fatturato mensile, in alta stagione, uguale a quello dell’intero 2023. Nel caso di Blueat aumentare il fatturato significa anche compiere la sua missione.

Mariscadoras è una società benefit: lo scopo è fare impresa, oltre a proteggere l’ambiente. “Non siamo mai stati una società senza scopo di lucro, ma il nostro obiettivo è sempre lo stesso”, ovvero difendere le acque italiane dall’alieno ‘blu’. L’Italia però non acquista le quantità necessarie per farlo. “Per cui siamo costrette a rivolgerci all’estero”. Solo gli americani infatti comprano abbastanza granchio da rendere economicamente sostenibile la pesca in Italia: il circolo virtuoso – e redditizio – immaginato da Blueat unisce il Delta del Po alle cucine Usa.

Durante l’intervista, Santolini racconta: “Un pescatore mi ha appena detto che metterà in acqua mille nasse”, cioè le ‘gabbie’ che servono a catturare i granchi in modo non invasivo, al contrario della pesca a strascico. Sono l’unico metodo di pesca accettato dalla startup. L’obiettivo di quel pescatore è “prendere più granchi possibili e salvaguardare le vongole rimaste: il problema è che poi i granchi vanno venduti, e il mercato italiano non ne acquista così tanti”. L’unica alternativa all’export è lo smaltimento, che però diventa sempre più costoso. Secondo una stima di Fedagripesca-Confcooperative il costo per catturare i granchi e salvare le produzioni è di 100mila euro al giorno, tra Emilia Romagna, Veneto e Toscana.

Sempre secondo Fedagripesca finora le perdite della produzione di vongole e cozze hanno superato il 70%. Tanto che il 19 marzo il ministero dell’Agricoltura è intervenuto con due decreti, equiparando i pescatori agli agricoltori: è arrivata così una moratoria dei mutui per 24 mesi per le imprese messe in crisi dal granchio blu. Previsto anche un esonero parziale dal pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali propri e per i lavoratori dipendenti e l’accesso a finanziamenti agevolati. Per le spese di smaltimento il Masaf ha firmato negli scorsi mesi un decreto da 2,9 mln di euro.

La scorsa estate le fondatrici di Blueat avevano scoperto che i sostegni pubblici dati ai pescatori avevano complicato le cose. In alcuni casi hanno incentivato lo smaltimento invece che la rivendita. In caso di nuovi incentivi il problema probabilmente si ripresenterebbe.Sul granchio blu italiano la startup ha praticamente lanciato un’Opa: “Noi ci impegniamo a comprare tutte le quantità, garantendo un prezzo fisso” di circa 2 euro al kg. Lo scorso anno la startup è arrivata a comprare 5 tonnellate al giorno di granchio. Ora vuole aumentare, arrivando ad almeno 8-10 tonnellate.

Per questo sta pensando di arruolare alcuni pescatori, visto che molti hanno perso i loro allevamenti di vongole, per la prima lavorazione. “Dall’inizio della crisi dei granchi diversi stabulari sono stati dismessi. L’obiettivo è convincerli, mentre il business delle vongole si riprende”. Nel Delta del Po ci sono già tre punti dove i pescatori conferiscono ogni giorno i loro granchi. E la concorrenza? “In questo momento ci stiamo accorgendo che sempre più aziende stanno commercializzando la polpa ma rimangono più che altro in Italia. Blueat è stata la prima ad aver creato una struttura di export verso l’America. Alcune aziende grandi probabilmente si muoveranno. Ma la nostra mission è la salvaguardia delle coste, quindi a noi interesserebbe anche collaborare”, dice la fondatrice. 

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