NF24
Cerca
Close this search box.

Per l’agricoltura il futuro è digitale

Nel bienno 2020-2021 senza alcun dubbio la pandemia ha messo alla prova l’agricoltura, con ricadute su svariati fronti: le mancate vendite nel canale Ho.Re.Ca., le difficoltà riscontrate dalla logistica distributiva, le oscillazioni nei prezzi delle materie prime, ma anche la ridotta disponibilità di manodopera nel settore agricolo, in particolare nei primissimi mesi di lockdown. Eppure, nonostante queste difficoltà, il settore non ha visto fermarsi quel processo di innovazione che lo rende tra i più dinamici. Il sistema agroalimentare italiano può iniziare a considerare “più realistici” gli obiettivi di trasformazione digitale e di transizione ecologica di tutti i processi che si snodano lungo la filiera del Made in Italy. In questo senso i fondi che saranno messi in campo dal Governo nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza sarà determinante.

Il mercato dell’Agricoltura 4.0 ha continuato la sua crescita, in Italia e nel mondo, seppure con un ritmo differente rispetto ai precedenti anni. Dopo l’impennata del +270% del 2018 sul 2017 dovuto al fatto che si partiva da una situazione di sostanziale inesistenza del fenomeno, gli ultimi due anni segnano comunque un +22% del 2019 e +20% del 2020. La situazione pandemica ha chiaramente rallentato gli investimenti in soluzioni di “Agricoltura 4.0”, ma la ripresa della conversione al digitale è decisamente importante. Ciò è stato possibile grazie alla modifica degli strumenti di agevolazione fiscale delle cosiddette misure di Industria 4.0 che sono passati dal superammortamento ed iperammortamento degli investimenti che di fatto escludevano le aziende agricole a misure di credito di imposta che permettono al settore agricolo di essere beneficiario degli aiuti. L’Agricoltura 4.0 ha generato in Italia un fatturato intorno ai 540 milioni di euro nonostante il fatto che ad oggi la superficie coltivata con tali strumenti, secondo le stime dell’Osservatorio Smart AgriFood, è dell’ordine del 3-4% della superficie totale con un potenziale immenso ancora da esprimere. Le soluzioni che trainano maggiormente la crescita del mercato sono quelle associate al monitoraggio e controllo di mezzi e attrezzature agricoli (36% del mercato), seguite dai macchinari connessi, pari al 30% del mercato, e dai software gestionali (13%), adottati perlopiù come abilitatori delle soluzioni veramente 4.0. I SSD (Sistemi di Supporto alle Decisioni) incidono per il 5% del mercato complessivo, in lievissima crescita rispetto al 2019 mentre iniziano ad affacciarsi i robot per le attività in campo, che ne generano per ora solo il 2%.

Ma cosa intendiamo più precisamente per Agricoltura 4.0?

In poche parole può essere considerata come l’evoluzione del concetto di “Agricoltura di Precisione”, ed è realizzata attraverso la raccolta automatica, l’integrazione e l’analisi di dati in precedenza isolati, provenienti dal campo, da sensori e da qualsiasi altra fonte terza. Tutto questo è abilitato dall’utilizzo di innovative tecnologie digitali (come l’Internet of Things e i Data Analytics), che rendono possibile la creazione di conoscenza e il supporto all’agricoltore nel processo decisionale relativo alla propria attività e nel rapporto con altri soggetti presenti nella filiera. Le potenzialità dell’Agricoltura 4.0 non sono quindi riconosciute solo dagli attori della produzione primaria, al fine di generare efficienza e sostenibilità all’interno delle proprie realtà, ma anche dagli attori a monte e a valle della catena agroalimentare.

A spingere le aziende agroalimentari ad adottare tecnologie digitali è innanzitutto la necessità di migliorare i processi produttivi: il 52% delle aziende lo indica come uno dei tre fabbisogni più rilevanti. Il digitale in questo ambito si rende essenziale, ad esempio, per integrare le macchine esistenti, per automatizzare la raccolta e condivisione dei dati, per controllare maggiormente i processi produttivi e ridurre gli errori a beneficio della qualità (organolettica, estetica, ecc.) del prodotto. Altri fronti di utilizzazione sono il miglioramento del rapporto con clienti e consumatori (47%), e il miglioramento della gestione delle operazioni logistiche e di magazzino (45%) – fra cui la tracciabilità e la gestione delle scorte.

Naturalmente i fabbisogni espressi dalle aziende non sono le stesse in tutte le filiere: se nel settore vitivinicolo, ad esempio, la spinta al digitale proviene in primis dalla necessità di migliorare il rapporto con clienti e consumatori mostrando la capacità di mitigare l’impatto ambientale del prodotto, per il settore ortofrutticolo prevale il miglioramento delle operazioni logistiche, di magazzino e di tracciabilità. Rispetto ad altre filiere, inoltre, quelle dei prodotti di origine animale, quali lattiero-caseario, carne, salumi e insaccati, mostrano un’attenzione superiore per l’innovazione a supporto della rintracciabilità e della food safety.

La tracciabilità e la rintracciabilità

Il digitale esplica il suo maggiore valore soprattutto nel miglioramento del processo di tracciabilità e rintracciabilità e nella gestione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione e gli enti di certificazione. I benefici riscontrati, comunque, sono solo in parte coerenti con le aspettative. Se, infatti, ai primi posti troviamo il miglioramento della tracciabilità, subito dopo, al secondo posto, si rilevano i benefici che riguardano la gestione dei rapporti con i certificatori e con la Pubblica Amministrazione e, in particolare, la maggiore velocità e accuratezza delle operazioni di controllo e verifica. È dunque interessante notare come questa area – nonostante non sia riconosciuta come prioritaria da parte delle aziende per l’applicazione del digitale (52% delle aziende utilizza il digitale in questo ambito) – sia poi la seconda in cui si evidenziano benefici significativi, ben più elevati di quelli invece ottenuti in aree dove il digitale è stato maggiormente applicato. Infine, nell’area della produzione, pur essendo quella in cui maggiore è la percentuale di chi utilizza il digitale, solamente il 29% ottiene un beneficio elevato o molto elevato nel miglioramento della qualità del prodotto finito.

Accanto ai benefici, non mancano le criticità riscontrate dalle imprese, che potrebbero ostacolare o rallentare l’adozione delle tecnologie digitali. Al primo posto si evidenziano i costi elevati, che preoccupano molte aziende, quindi la mancanza di specifiche competenze e la difficile adattabilità della soluzione allo specifico contesto produttivo. Pur indicando i costi elevati come una delle difficoltà dovute all’utilizzo del digitale, sembra comunque esserci una certa fiducia nella capacità di rientrare dall’investimento, tanto che solamente il 19% del campione rilevato dall’Osservartorio AgriFood la ritiene una criticità.

La tracciabilità alimentare è quanto mai rilevante soprattutto se lo si inserisce in un più ampio discorso di valorizzazione dei dati. Da questo punto di vista, dunque, la tracciabilità non è solo intesa come la capacità di legare le informazioni relative al prodotto al fine di consentirne l’identificazione e il ritiro in caso di non conformità, ma anche come la possibilità di raccogliere una molteplicità di dati sul prodotto lungo tutta la filiera e generare benefici per tutti gli attori coinvolti, fino al consumatore finale. La maggior parte delle soluzioni per la tracciabilità alimentare è destinata a supportare le funzioni di rintracciabilità garantendo il legame tra prodotto, lotto e data di scadenza, quindi svolgendo il compito primario di un sistema di tracciabilità: rispondere a una richiesta del legislatore a garanzia della sicurezza del consumatore finale. Coerentemente con la consapevolezza crescente del valore dei dati, non mancano soluzioni che esplorano anche altri ambiti applicativi ampliando il perimetro dei dati di “tracciabilità” raccolti lungo la filiera: è il caso delle soluzioni per il monitoraggio della movimentazione delle merci, sia essa svolta in magazzino oppure nelle catene dei trasporti, ad esempio tenendo traccia della temperatura del prodotto lungo tutto il suo percorso assieme alla posizione del trasportatore e ad altri parametri che possono influenzare la qualità così da avere a disposizione dati per agire tempestivamente e risolvere eventuali problematiche oppure per indentificare, in un processo di rintracciabilità, le cause che hanno portato a una non conformità o a un peggioramento della qualità.

Il bilancio è positivo

Il contesto appare positivo: l’innovazione digitale continua a farsi strada all’interno del settore, a beneficio della competitività, dell’efficienza, della sostenibilità delle imprese che vi operano. Certo, c’è ancora parecchia strada da percorrere: le criticità, riconosciute dagli stessi attori, non mancano, in primis la mancanza di competenze e la scarsa adattabilità dell’offerta tecnologica alle esigenze peculiari della filiera. Lo sguardo rivolto al futuro suggerisce che – al fine di cogliere pienamente le opportunità dell’innovazione digitale – sarà fondamentale mettere concretamente al centro i dati. Questo implicherà, da un lato, aumentare la consapevolezza degli attori riguardo le opportunità e i benefici generabili; dall’altro, lavorare affinché si creino i supporti tecnologici adatti a sostenere lo scambio e la valorizzazione di dati tra gli attori, in un’ottica di una vera piattaforma integrata, interconnessa e radicata su solide basi di business. Il settore agroalimentare sembra aver superato la prova della pandemia, mostrandosi dinamico e aperto all’innovazione e ben consapevole dei benefici che l’applicazione delle tecnologie digitali può apportare in termini di efficienza, competitività, sostenibilità della filiera.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.