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Conte rilancia il cashback. “Va riattivato”

Magari si può anche rivedere, ma bisogna riattivare il cashback. A chiederelo è Giuseppe Conte che quella misura ha fortemente voluto quando era presidente del Consiglio. “E’ essenziale per contrastare l’evasione e incrementare i pagamenti digitali e quindi i consumi a beneficio dei negozi delle nostre città”, dice rilanciando uno dei cavalli di battaglia del M5s ora che tra le forze di maggioranza è in discussione la manovra.

Era stato proprio il presidente del Consiglio Mario Draghi a volere uno stop alla misura. Inizialmente era stata ipotizzata una vera e propria cancellazione, successivamente – dopo le proteste di pensastellati e dem – si era stabilito di sospenderla e riparlarne a inizio 2022. Ed ecco che Conte torna all’attacco.

Il premier aveva spiegato le ragioni che lo avevano spinto a bloccare una misura che aveva definito di “carattere regressivo” e che finiva per “indirizzare le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori”. La maggiore concentrazione dei mezzi alternativi al contante, aveva sostenuto, si era avuta “tra gli abitanti del Nord e, più in generale delle grandi città, con un capofamiglia di età inferiore a 65 anni, un reddito medio-alto e una condizione diversa da quella di operaio o disoccupato”.

“Non esistono dati specifici a riguardo” ma – aveva argomentato ancora – è “presumibile” che “siano queste categorie a trarre i maggiori benefici dal cashback e dai bonus e superbonus collegati”. La misura, insomma, aveva sottolineato “rischia perciò di accentuare la sperequazione tra i redditi, favorendo le famiglie più ricche, con una propensione al consumo presumibilmente più bassa, determinando un effetto moltiplicativo sul pil non sufficientemente significativo a fronte del costo della misura”.

 

 

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