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Consulenze legali, mercato sempre più digitale

(di Salvo Ingargiola) – Guai a parlare di asta. “Il punto chiave è la competenza”, chiarisce subito Alessandro Renna, avvocato fondatore e amministratore di 4cLegal.com, una startup che, nata 3 anni fa, ha dato vita a una piattaforma che si occupa dell’organizzazione di beauty contest digitali, ovvero procedure comparative organizzate dalle aziende per selezionare gli studi professionali cui affidare incarichi di assistenza. “Il criterio principale è la qualità”, afferma Renna. “Oltre ad offrire alle aziende uno strumento di compliance ed efficienza, la nostra piattaforma è oggi anche un luogo di confronto dove condividere idee e valori”.

In concreto “noi proponiamo” – spiega Renna – “una piattaforma dove l’azienda inserisce requisiti di selezione per l’affidamento dell’incarico, raccoglie le proposte degli studi professionali di suo interesse e, alla fine, “si fa match” tra la domanda e l’offerta. È l’azienda a scegliere la migliore proposta di assistenza sulla base di criteri qualitativi ed economici”.

Quali sono i vantaggi? Certamente trasparenza e tracciabilità del processo, come detto, ma anche controllo e ottimale gestione delle spese legali. Le procedure comparative sono già realtà nella Pubblica amministrazione (nel Testo unico del Pubblico impiego esiste, infatti, l’obbligo delle amministrazioni pubbliche di disciplinarle) ma anche lì la questione è complessa. Infatti, se da un lato Anac e Corte dei Conti richiedono obbligatoriamente il confronto di più preventivi prima di affidare un incarico, “il Consiglio Nazionale Forense mantiene delle riserve interpretative forti”, spiega Renna. Eppure il Codice degli appalti parla chiaro: nonostante gli incarichi giudiziali siano esclusi dalle norme del Codice stesso, rispondono altresì -puntualizza Renna – “ai principi di trasparenza, economicità e imparzialità”. “Tali principi” – è la tesi del CEO di 4cLegal – “possono essere assicurati solo dai beauty contest, meglio se digitali”. A sciogliere qualsiasi dubbio saranno le attese linee guida dell’Anac sugli incarichi legali della Pubblica amministrazione.

In questo contesto, particolare attenzione merita l’assistenza legale quando si parla di grandi imprese in crisi, dove i principi su menzionati sono obbligatori nella scelta dei professionisti chiamati ad assistere gli organi della procedura. Ed è proprio di questo tema e delle amministrazioni straordinarie in genere, che si è trattato nel corso del convegno promosso da 4cLegal. Sono state trattate questioni di grande attualità tra cui la riforma del diritto fallimentare e dello strumento del concordato preventivo che è stato oggetto di una proposta del Governo Renzi nel 2016: un disegno di legge delega per la riforma organica delle discipline della crisi di impresa e dell’insolvenza: tutti lo chiamano “Rordorf”.

Il provvedimento prende il nome dal suo autore, Renato Rordorf, che ha presieduto i lavori della Commissione ministeriale che ha elaborato la normativa. Con il nuovo Governo si dovrà ripartire da zero. La riforma non ha varcato, infatti, il traguardo nella scorsa legislatura. Il tema – importante per le aziende – dovrebbe entrare nell’agenda del Governo Conte, stando almeno a quanto ha dichiarato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Le attese sono molte e il nodo da affrontare è la gestione del patrimonio delle aziende in crisi. “Il punto fondamentale, per noi, è garantire la continuità aziendale delle imprese in crisi“, chiarisce subito l’avvocato Alberto Maffei Alberti. “Nelle procedure concorsuali, troppo spesso, si dà la priorità ai creditori e ai livelli occupazionali. Sono fattori sicuramente importanti ma ancora più importante è garantire la continuità aziendale”, precisa. Perché, volendo usare una metafora, se si pagano i creditori, si tagliano le ultime gambe e il tavolo improvvisamente non regge più. Al contrario, se si mantiene il tavolo in piedi (garantendo la continuità produttiva), l’azienda torna a “vivere” e di conseguenza può pagare i creditori. Siamo sicuramente di fronte a casi eccezionali, dove le best practice non sono solo auspicabili ma necessarie per condurre l’azienda al di là della crisi, non a caso, lo strumento del beauty contest per la scelta dei professionisti chiamati ad assistere l’azienda in crisi qui è d’obbligo. E la ragione è semplice: solo le procedure comparative possono garantire il corretto utilizzo delle risorse finanziarie quando sono coinvolti interessi diffusi. Il cambiamento è ormai in corso, si parte sempre dai casi di “necessità” per arrivare ad una generalizzazione delle buone pratiche ad ogni livello.

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