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Ecco quanto costa la diffamazione sui social

Costerà cara ‘l’arrabbiatura momentanea’ a Raffaele Alloero, odontotecnico di Torino che ha scritto su twitter “#tagliamolagola a Saviano e alla Boldrini”, che ora dovrà difendersi dalla querela dell’ex Presidenta della Camera, Laura Boldrini. Quanto si rischia per una frase offensiva scritta su Facebook o su Twitter? Le variabili sono definite dal peso della ‘parte offesa’, prendere di mira una persona molto esposta mediaticamente, come un politico, può costare davvero tanto.

Lo abbiamo chiesto all’avvocato Ferdinando Tota del Foro di Roma che ci ha spiegato cosa si rischia a diffamare su Facebook. La diffamazione è un reato previsto e punito dall’art. 595 c.p. e che consiste nell’offesa all’altrui reputazione fatta comunicando con più persone. Anche se il reato d’ingiuria è stato depenalizzato con Decreto legislativo, 15/01/2016 n° 7 (G.U. 22/01/2016), per la diffamazione ‘semplice’ nulla è cambiato rimanendo attive le conseguenze civili e il risarcimento del danno. Tuttavia, la diffamazione attraverso Facebook o in generale gli altri social o i siti web, costituisce l’ipotesi aggravata del reato, in quanto commesso ‘con altro mezzo di pubblicità’, dato che il Web costituisce un potente mezzo di diffusione di notizie, immagini ed idee. Così, quando una notizia risulta immessa sui media, la diffusione a terzi della stessa, deve presumersi fino a prova contraria. Tale principio vale anche per i siti Web e soprattutto per i social atteso che l’accesso ad essi è solitamente libero ed in genere frequente da parte di numero elevato di utenti inaccertabile come dice la Suprema Corte di Cassazione (Cass. 25875/2006 e Cass. 24431/2015).

Il procedimento penale per diffamazione aggravata, promosso dalla querela della parte offesa, può terminare con una sentenza di condanna da un minimo di sei mesi ad un massimo di tre anni di reclusione, ma può avere anche dei risvolti civili, in quanto l’offeso può costituirsi parte civile nel procedimento penale ed ottenere il risarcimento del danno che verrà liquidato normalmente in via generica in quella sede e poi in via specifica in una successiva causa civile apposita per la determinazione del danno, che il Giudice valuterà di caso in caso, mediamente 1.500,00 euro, importo a cui vanno aggiunte le spese legali per l’avvocato che dovrà approntare la difesa, commisurate alla liquidazione del danno, nella misura minima di 1.500,00 euro.

Questi i costi che si rischiano se un sito internet o altra piattaforma per la diffusione di scritti o immagini venga utilizzato mediante atti ad offendere un soggetto, ovvero azioni idonee a ledere il bene giuridico dell’onore di una singola persona o di una collettività.
Per comprendere quanto si rischia ponendo in essere dei comportamenti superficiali e non consapevoli sul web, ricordiamo la sentenza del tribunale di Monza del maggio scorso, che ha condannato il critico d’arte Vittorio Sgarbi e il giornalista Alessandro Sallusti rispettivamente a 6 e 3 mesi di carcere per l’accusa di diffamazione aggravata nei confronti del magistrato Nino Di Matteo. La sentenza, emessa dal giudice Francesca Bianchetti, ha inoltre riconosciuto il risarcimento del danno con una provvisionale di 40mila euro in favore di Di Matteo, importo che è solo una parte di quanto sarà l’ammontare definitivo che verrà stabilito in sede di azione civile, oltre le spese legali delle due fasi.

Sarà difficile che l’odontotecnico di Torino possa evitare di vedersi condannato allo stesso modo anche per l’esposizione mediatica del caso, il ruolo della persona offesa e la necessaria ‘punizione’ esemplare che ne discende. Offendere l’ex presidente della Camera può costare a Alloero una cifra stimabile tra le 50mila e le 100mila euro, tra risarcimento del danno e spese legali.
Perdere la calma è un rischio, farlo sui social può essere una forte perdita economica.

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