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Decreto dignità: respinta la reintroduzione dell’articolo 18

È l’articolo 18 il protagonista della giornata di votazioni alla Camera sui 400 emendamenti presentati dall’opposizione al Decreto Dignità. Uno di questi, a firma Liberi e uguali, proponeva la reintroduzione dell’articolo 18, che in campagna elettorale faceva parte delle promesse dell’attuale Vicepremier, Luigi Di Maio. L’emendamento è stato però respinto con 317 voti contrari, 191 astenuti e solo 13 a favore.

La votazione ha innescato subito la polemica politica, uno vero e proprio scontro ‘social’ a suon di tweet e taglienti aggiornamenti su Fb, con le opposizioni all’attacco del movimento 5 stelle – “governo del cambiamento? Sì, del cambiamento di idee”, ha twittato Laura Boldrini – e i pentastellati a difendere quanto fatto con il Decreto, che secondo Di Maio è stato “migliorato ancora” nelle commissioni parlamentari. Per il Vicepremier, intervenuto su Facebook, il Governo avrebbe potenziato “sia la lotta al precariato che il contrasto all’azzardo e la semplificazione fiscale. Ci avevano sempre detto che non era possibile aumentare i diritti, e che anzi bisognava tagliarli per tornare a crescere. La crescita non è arrivata, ma solo il record di contratti a termine e del precariato. Ora noi stiamo cambiando passo, tutelando il lavoro dagli abusi e le imprese dalla concorrenza sleale di chi prende i soldi pubblici e poi scappa in altri Paesi. Non finirà qui, è solo l’inizio!”.

“Di Maio e Salvini prendano atto che hanno mentito agli italiani, raccontando loro che avrebbero abolito il Jobs Act. Bugia stratosferica, perché non solo non lo hanno assolutamente abolito, ma anzi lo lasciano intatto e lo utilizzano cosi com’è”, ha scritto su Twitter Debora Serracchiani del Pd, mentre per Roberto speranza (Leu) “oggi sarà ricordata come la giornata nera per il ministro del lavoro Luigi Di Maio. Doveva essere il giorno del riscatto del lavoro stabile mentre con il ripristino dei voucher e la mancata reintroduzione dell’articolo 18 verrà ricordato come quello della stabilizzazione della precarietà. Complimenti ministro Di Maio oggi sono state tradite tutte le promesse fatte in campagna elettorale”, ha aggiunto il coordinatore nazionale di Mdp.

Si è difeso e ha contrattaccato alle critiche il relatore M5s del Dl dignità, Davide Tripiedi: “La polemica del Pd sull’art 18 è simbolo dell’ipocrisia di un centrosinistra che prima ha massacrato i lavoratori e ora critica il Decreto dignità, che non fa altro che estendere questi diritti. È curioso poi che a parlare siano proprio Roberto Speranza che ha votato il Jobs Act e le deputate PD Serracchiani e Rotta, che lo hanno sempre sostenuto, andando di fatto a incentivare la precarietà. Dov’era la loro attenzione per l’articolo 18 quando l’hanno cancellato?”. Da Forza Italia, in aula Maria Stella Gelmini ha invitato il Governo a essere “realistico” sui voucher: “nonostante il M5S si schieri contro il mercato e l’impresa, confidiamo che il governo possa abbandonare l’approccio ideologico per abbracciare un principio di realtà, almeno sul tema dei voucher”, che sono “uno strumento formidabile per contrastare il lavoro nero e garantire trasparenza e tracciabilità. L’abolizione dei voucher è stata una scelta ideologica, sbagliata. Maggioranza e governo prendano una direzione. Da un lato dicono di essere a favore dei voucher, mentre dall’altro bocciano gli emendamenti che vogliono reintrodurli”.

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