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Il DI Dignità è legge: via libera al Senato

La stretta di mano fra il premier Giuseppe Conte e il vicepremier Luigi Di Maio, l’applauso della maggioranza, le proteste dai banchi dell’opposizione. Arriva così il via libera definitivo dell’aula del Senato al Dl dignità con 155 sì, 125 no e 1 astenuto. Il decreto completa così la conversione in legge. Una seduta, quella del Senato, segnata dalla tensione, con frequenti batti e ribatti tra esponenti 5S e dem. Alla fine, la stragrande maggioranza dei senatori del Pd, ma non Matteo Renzi, hanno esposto dei cartelli polemici con su scritto “80mila, bye bye lavoratori”, subito però, su invito della Presidente Casellati, rimossi dai commessi presenti in Aula.

Secondo Di Maio “È stato approvato dopo decine di anni il primo decreto non scritto da potentati economici e lobby. È il primo decreto dopo tanti anni che mette al centro il cittadino, mette al centro gli imprenditori e i giovani precari. Finalmente i cittadini segnano un punto. Cittadini uno, sistema zero”. “Noi non crediamo” agli 8mila posti in meno all’anno previsti dall’Inps con l’attuazione del Decreto dignità, ma chi ci crede “deve credere anche alla stessa stima che l’Inps ci fa di questo decreto dopo la conversione in Aula: cioè 60 mila posti in più in 2 anni”, ha aggiunto il Vicepremier rispondendo ai cartelli del Pd. “Noi abbiamo inserito gli incentivi per i giovani sotto i 35 anni per il contratti a tempo indeterminato e la stima è di oltre 60 mila posti in 2 anni. Quindi se la matematica non è un’opinione, 8mila ne perdi all’anno secondo stime che noi non condividiamo, e 30 mila ne guadagni all’anno. Il saldo è positivo. L’opposizione deve fare opposizione, anche con metodi che violano il regolamento come quello dei cartelli in Aula, ma non biasimo queste modalità, le abbiamo adottate noi”, ha concluso Di Maio.

Tra i primi a celebrare l’approvazione, i senatori pentastellati: “con l’approvazione definitiva del Decreto Dignità al Senato arriva una prima, forte spallata a quella piaga sociale che risponde al nome di precariato. Una rivoluzione culturale con la quale, da oggi, questo governo inizia a rimettere al centro i lavoratori e i loro diritti, cancellati dalle scellerate leggi perpetrate dagli ultimi governi che hanno avuto come unico effetto quello di rendere ancora più incerta la vita dei cittadini”. Secondo i senatori del Movimento 5 Stelle in Commissione Lavoro, “con questo provvedimento mandiamo in soffitta l’idea che un popolo di precari possa fare bene alle imprese e al sistema produttivo, tuteliamo le aziende oneste, sia semplificando la loro vita sostituendo adempimenti obsoleti sia contrastando i ‘prenditori’ di sussidi che prendono i soldi e delocalizzano. E ancora – proseguono i parlamentari del M5S – imprimiamo una accelerazione fondamentale alla lotta contro l’azzardopatia, che ha il suo principale bacino proprio nei precari e nei disoccupati che credono di poter cambiare la loro vita con le scommesse. Ma la dignità non è un Gratta e Vinci, bensì un diritto per tutti gli italiani”. “Infine, grazie al rafforzamento degli organici dei centri per l’impiego volto a garantire la loro piena operatività, come previsto proprio nel Decreto Dignità, parte il grande progetto di riforma delle politiche attive del lavoro che permetterà ai tanti, troppi cittadini esclusi dal mercato di poter finalmente tornare ad essere protagonisti”, hanno concluso i senatori 5Stelle.

Critica, invece Forza Italia: “Molte imprese italiane si sono salvate e hanno salvato i posti di lavoro perché si sono lanciate sui mercati esteri, se necessario, anche delocalizzando ma salvando il lavoro in Italia. Ebbene per tali imprese il Dl Dignità può rappresentare il colpo di grazia”, ha detto Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato. “Molte imprese dovranno chiudere per troppe tasse e troppi crediti inevasi. La risposta doveva essere di ben altro tipo – viene da dire agli amici della Lega. Altro che cambiamento, questo è un cambiamento in peggio e noi non saremo complici di questo tradimento delle aspettative degli italiani. Troviamo davvero incredibile che la Lega con cui amministriamo importanti realtà regionali e locali si sia piegata alla politica spartitoria delle poltrone e dei settori di intervento. Con l’aggravante che i 5Stelle si sono impadroniti delle leve dell’economia asservendola a una filosofia vecchia, demagogica e pauperista”, ha concluso.

“Ora che la dignità è legge la Terza Repubblica può davvero iniziare”, ha detto il ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro. “Il nostro obiettivo è quello di aggredire il precariato e rilanciare l’economia attraverso la stabilità occupazionale, creando le condizioni ideali per fare impresa. Gli incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato favoriscono il lavoro qualificato e gli investimenti nelle risorse umane che sono essenziali per aumentare la competitività. Vogliamo tutelare lavoratori e imprenditori onesti da chi usufruisce di sussidi pubblici e delocalizza l’attività all’estero, creando disoccupazione e desertificazione industriale. Semplificare la vita delle imprese con l’eliminazione della burocrazia fiscale consente di sprigionare le energie di chi lavora e produce”. Fraccaro ha concluso sostenendo che “la lotta all’azzardopatia consentirà di debellare una piaga sociale che getta sul lastrico le famiglie, ha notevoli costi per lo Stato e sottrae risorse all’economia. È di fondamentale importanza aver approvato il decreto senza ricorrere al voto di fiducia favorendo il più ampio dibattito parlamentare, è la dimostrazione della nostra volontà di valorizzare le Camere”.

La conversione in legge del decreto Dignità non ha lasciato soddisfatta la Cna. Il decreto, “senza prestare attenzione alle preoccupazioni sulle modifiche ai contratti a tempo determinato, che ad alta voce si sono alzate per settimane da grandissima parte del mondo datoriale, ma in particolare da artigiani e piccole imprese, non può non lasciare dietro di sé una fortissima delusione”. Il Dl dignità “non costruisce strumenti nuovi e più efficaci per coniugare mercato, regole e diritti dei lavoratori, ma modifica in senso peggiorativo regole e strumenti ben funzionanti ed efficienti come i contratti a tempo determinato”. In Europa, continua la Cna, “nessuno si sognerebbe di pensare che un contratto a tempo determinato è un ‘contratto a bassa dignità’ o ‘a dignità limitata’ per il lavoratore rispetto al contratto a tempo indeterminato”. Quello che la Cna aveva chiesto era la reintroduzione dei voucher “per tutte quelle micro e piccole imprese che ne hanno spesso bisogno per limitate esigenze di lavoro e di produzione. Non siamo stati ascoltati e il problema resta, e prima o poi occorrerà metterci mano per risolverlo”.

Dopo la ripresa mattutina dei lavori a Palazzo Madama, dove il Senato aveva ricominciato a esaminare i 700 emendamenti presentati, quasi tutti a firma delle opposizioni, alle 12 erano già stati votati, tutti con esito negativo, gli emendamenti dall’articolo 3 al 10. Come chiarito più volte dai vicepremier, non c’è stata da parte di maggioranza e governo l’intenzione di approvare ulteriori modifiche dopo quelle apportate alla Camera. Una cosa è certa, l’approvazione con la fiducia ‘non s’ha da fare’. A ribadirlo il vicepremier Luigi Di Maio questa mattina: “non metteremo la fiducia”, ha detto ai cronisti prima di entrare in Aula. “Sono molto contento che questo decreto arrivi qui dopo l’approvazione alla Camera senza fiducia. Abbiamo discusso tutti gli emendamenti possibili e immaginabili. Io da parlamentare d’opposizione in passato ho sempre chiesto la presenza del ministro in Aula, che si discutessero gli emendamenti e che non si mettesse la fiducia. Siamo riusciti proprio ad ottenere – ora che siamo alla maggioranza – questo alla Camera e credo andrà bene anche al Senato”.

“Abbiamo mantenuto la promessa alla Camera” aveva detto di Maio, e non è stata posta la fiducia sul decreto Dignità. “Come parlamentare lo chiedevo sempre. Ora mi sono fatto 3 giorni in aula, l’opposizione ha avuto modo di discutere. Anche al Senato non dobbiamo mettere la fiducia e votare il decreto senza atti di forza”, aveva affermato intervenendo a Radio24.

A frenare il raggiungimento del traguardo del provvedimento portabandiera di Di Maio, gli osteggiamenti da parte del Pd, “è assurdo che il decreto Dignità sia osteggiato da un partito che si definisce di sinistra e sostenuto invece da chi accusato di essere di destra o fascista”, ha affermato. E sul partito con il quale condivide il governo “va veramente bene – afferma Di Maio – su alcune cose non siamo d’accordo. Ma se non sono nel contratto non si fanno. Anche in questi giorni (durante l’esame del decreto dignità) abbiamo avuto il ‘sostegno totale della Lega’“.

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