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Professioni: 52.000 euro reddito medio ordini, su medici e notai

Nel 2016 il reddito medio nelle professioni ‘ordinistiche’ (coperte dagli studi di settore) “si attesta sui 52.000 euro annui”, mentre per quelle non regolamentate (non riunite in Ordini e Collegi) le entrate medie sono “pari a poco meno di 34.000 euro annui”, con uno ‘scarto’, perciò, di circa 18.000 euro. Lo si legge nel Rapporto presentato stamani al congresso di Confprofessioni, in cui si evidenzia come in diverse categorie la crescita dei guadagni “si riscontra già dal 2014 (è il caso dei notai e degli studi medici, dei contabili organizzati in impresa e dei veterinari), o anche dal 2013 (per farmacisti, agrotecnici e periti agrari e psicologi)”.

Con “poco meno di 1 milione 400.000 unità, l’aggregato dei liberi professionisti costituisce, al 2017, oltre il 6% degli occupati in Italia ed il 26% del complesso del lavoro indipendente”. E, mostrando una “decisa crescita nell’ultimo decennio (+21% tra il 2008 e il 2017)”, il comparto si rivela esser stato “l’unica componente del mercato del lavoro che non soltanto ha tenuto, ma si è rafforzata nel corso della crisi, in netta controtendenza, rispetto agli altri segmenti del lavoro indipendente”. Lo si legge nel Rapporto curato dell’Osservatorio di Confprofessioni ed illustrato questa mattina, in apertura del congresso della Confederazione, a Roma, dal professor Paolo Feltrin. Gli imprenditori, va avanti il dossier, registrano, infatti, un -3,4% nel decennio esaminato, i lavoratori autonomi hanno subito un calo deciso (-13,1%) e le altre forme di lavoro indipendente (collaboratori, imprenditori individuali, familiari coadiuvanti, soci delle società di persone, o di capitali) si sono ridotte di oltre 1/3.

“L’occupazione dipendente, pur profondamente mutata nella sua composizione contrattuale, ha colmato con il 2016 il precedente calo e, al 2017, segna un +2,7% rispetto al 2008”, si legge ancora. Tirando le somme, dunque, “il perimetro degli occupati nel mondo delle libere professioni ‘strettamente intese’ si può immaginare composto da 2 milioni 300.000 unità, suddivise tra circa 1,4 milioni di liberi professionisti, di cui circa 200.000 datori di lavoro, e 900.000 dipendenti degli studi professionali”.

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