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Manovra, rapporto debito Mef: Italia è forte

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Il Ministero dell’economia rassicura l’Ue sulla situazione del debito italiano. Secondo il Rapporto sui fattori rilevanti messo a punto dal Mef, i rischi per la finanza pubblica italiana “sono limitati e la posizione finanziaria dell’Italia è forte. Il recente aumento dei rendimenti dei titoli di Stato sembra gestibile grazie alla composizione del debito, a lungo termine e a tasso fisso”. Il rapporto, inviato a Bruxelles insieme al piano di bilancio, elenca sette fattori che influenzano la dinamica del debito pubblico e sottolinea che “il debito del settore privato è basso, soprattutto il debito delle famiglie”.

Inoltre un’ulteriore stretta che, rispettando rigorosamente le raccomandazioni europee, ammonterebbe a 0,6 punti di Pil in termini strutturali “rischierebbe di aggravare il rallentamento in corso”. E’ la posizione sottolineata al Mef nel Rapporto sui fattori rilevanti messo a punto dopo i rilievi di Bruxelles. Tra i sette fattori rilevanti del rapporto Mef c’è spazio proprio per gli “sviluppi del ciclo”, oggi in rallentamento.

Il Rapporto sull’occupazione del 2018, il Country Report sull’Italia e le raccomandazioni Ue per il nostro Paese “hanno tutti sollecitato l’Italia a migliorare l’inclusione sociale, promuovendo in particolare un aumento del tasso di occupazione attraverso una riforma delle politiche attive del lavoro, un miglioramento della partecipazione femminile al mercato del lavoro e una razionalizzazione delle misure di sostegno alla famiglia. Il reddito di cittadinanza prospettato nel DBP risponde a queste raccomandazioni”. Nel rapporto inviato a Bruxelles il ministero guidato da Giovanni Tria spiega che il reddito di cittadinanza “comporta un significativo aumento del sostegno al reddito di singoli e delle famiglie che vivono sotto il livello di povertà e in più destina risorse umane, finanziarie e tecnologiche ai centri per l’impiego e ad altre politiche del lavoro”.

Il rapporto indica come primo fattore che influenza l’andamento del debito pubblico “l’evoluzione del ciclo”. Dall’inizio dell’anno l’area euro “ha registrato un rallentamento dell’export e della produzione industriale. L’industria manifatturiera italiana, orientata all’esportazione, è stata significativamente colpita dal rallentamento dell’export mondiale e dalle misure protezionistiche e dalle sanzioni adottate dagli Stati Uniti e da altri paesi. Questo rallentamento arriva dopo anni di crisi economica, durante i quali politiche di bilancio restrittive hanno aumentato il numeratore del rapporto deficit e debito, ma non sono riuscite a rivitalizzare il denominatore, cioè il Pil nominale”, si legge nel rapporto. Per questo un’ulteriore stretta di bilancio non farebbe che aggravare il rallentamento in corso, sostiene il Ministero dell’economia.

Il secondo fattore è il “la fiacchezza” dell’economia italiana. Una caratteristica che il governo italiano e la Commissione europea valutano diversamente, al punto da calcolare in modo poco conforme anche l’output gap, ovvero la crescita potenziale dell’economia. Le stime europee sono giudicate dal Mef poco realistiche. Secondo i calcoli dei tecnici italiani, infatti, il nostro Paese “avrebbe raggiunto l’obiettivo di medio termine già quest’anno”. Il terzo fattore rilevante elencato nel rapporto è uno degli obiettivi “espansivi” della manovra, ovvero il miglioramento dell’inclusione sociale tramite il reddito di cittadinanza, che secondo il governo è in linea con le raccomandazioni europee di lotta alla disoccupazione. Stesso dicasi per gli investimenti pubblici dopo il crollo del ponte Morandi. Quarto fattore sono le riforme (dalla giustizia alla p.a. fino alla lotta alla corruzione) che “alzeranno il potenziale di crescita e l’attrattività per gli investitori”. Il Ministero passa quindi alla “difesa” vera e propria del debito. Il quinto fattore rilevante è la sua sostenibilità e il sesto è la sostanziale ragionevolezza del costo. Ultimo aspetto da considerare, infine, sono “le passività potenziali” dello Stato. Secondo i dati Eurostat, conclude il Rapporto, “l’Italia ha uno dei più bassi livelli di garanzie governative nell’Ue”, anche considerando gli interventi a favore delle banche.

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