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Bcc, si sgonfia la controriforma del Governo

Si sgonfia la controriforma delle Bcc annunciata la scorsa settimana dal governo. Con alcuni emendamenti al decreto fiscale approvati in commissione finanze del Senato, la facoltà di derogare all’obbligo di adesione a uno dei tre grandi gruppi in via di costituzione – Iccrea, la trentina Cassa centrale banca (Ccb) e l’altoatesina Cassa centrale Raiffeisen – viene limitato alle sole Bcc della Federazione provinciale dell’Alto Adige. In questo modo solo le casse della provincia di Bolzano potranno scegliere di adottare, anziché l’adesione al gruppo Raiffeisen, sistemi di tutela istituzionale sul modello degli Ips tedeschi.

Resta così in piedi il cardine della riforma del 2016 voluta dal governo Renzi, che mirava a convogliare le circa 300 banche di credito cooperativo in tre grandi gruppi bancari, due nazionali e uno provinciale, quello Raiffeisen. La soluzione individuata dal governo gialloverde – limitare la deroga, che inizialmente si pensava potesse riguardare tutto il mondo cooperativo, alle sole Bcc di Bolzano – dovrebbe disinnescare i due ricorsi, uno al tribunale civile di Bolzano e l’altro al Tar del Lazio, depositati a inizio settimana dalla Cassa Raiffeisen di Nova Pontente-Aldino contro la riforma del credito cooperativo. Il Tar si è già pronunciato martedì scorso, respingendo la richiesta dell’istituto altoatesino di congelare in via d’urgenza l’obbligo di adesione al gruppo Raiffeisen. I giudici hanno fissato per il 4 dicembre una nuova udienza in cui tornare sulla questione che però, a questo punto, potrebbe diventare superflua.

Un altro emendamento riguarda un correttivo per rafforzare la vigilanza sui nuovi gruppi in via di costituzione, in modo da assicurare che l’operato della capogruppo sia coerente con le finalità mutualistiche delle singole Bcc. Un ordine del giorno di Fdi impegna tra l’altro l’esecutivo a “valutare l’opportunità di introdurre in futuro disposizioni volte ad assicurare che la partecipazione al capitale della holding capogruppo di soggetti finanziari non residenti non alteri la natura localistica e mutualistica del credito cooperativo e non incida sull’autonomia delle scelte gestionali eventualmente elevando anche al quota di partecipazione attualmente riservata alle banche di credito cooperativo”.
Nel frattempo va avanti il processo per la creazione dei tre nuovi gruppi bancari che puntano a essere operativi da gennaio.

Per quanto riguarda Raiffeisen, che l’11 luglio aveva ricevuto per primo il via libera della Banca d’Italia, la scorsa settimana i 39 istituti aderenti hanno sottoscritto il contratto di coesione (ma occorrerà capire quali effetti sortirà la modifica introdotta in commissione finanze, visto che l’adesione di alcuni istituti contiene una clausola di salvaguardia che la rende nulla ove subentri una normativa diversa) e il 20 novembre è stata presentata a Palazzo Koch la richiesta di iscrizione all’albo dei gruppi bancari. Per il gruppo che fa capo a Cassa centrale banca, 63 istituti su 87 hanno già deliberato l’adesione ed entro novembre tutte le banche dovrebbero completare il percorso, mentre le assemblee della Bcc di Iccrea si terranno a dicembre con l’obiettivo di arrivare alla costituzione del gruppo entro il 10 gennaio. Le assemblee dovranno approvare anche una delega per un eventuale aumento di capitale.

La delega, ha chiarito il presidente di Iccrea Giulio Magagni, è “meramente funzionale alla creazione del sistema di garanzia che, unitamente ad altri strumenti, permetterà di rafforzare ulteriormente la solvibilità delle banche aderenti ai gruppi bancari cooperativi”. Magagni ha aggiunto che si tratta della “forma tecnica con la quale si dà seguito alle disposizioni di vigilanza emanate dalla Banca d’Italia che impongono ai cda di tutte le Bcc, a prescindere dalla solidità patrimoniale e dalla scelta del gruppo, di poter emettere azioni di finanziamento. Queste ultime consentiranno alla capogruppo, qualora ve ne fosse la necessità, di sostenerle patrimonialmente senza dover attendere i tempi previsti per le assemblee straordinarie”.

Nel frattempo, per quanto riguarda la riforma delle banche popolari varata dal governo Renzi nel 2015, dopo la decisione del Consiglio di Stato di rimettere alla Corte di Giustizia Ue le questioni delle limitazioni ai rimborsi dei soci e sulla possibilità di costituire le nuove spa sotto una holding controllata dai vecchi soci, si è deciso di far slittare ancora il termine per la trasformazione in spa che riguarda le due ultime popolari interessate, quella di Sondrio e quella di Bari: un emendamento di Fdi sposta la data dal prossimo 31 dicembre al 31 dicembre 2019.

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