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Pendolari preferiscono ancora l’auto ma salgono tpl e ‘condivisa’

Un italiano su due, circa 30 milioni, ogni mattina dalle 6.30 alle 9:30 si sposta per raggiungere il proprio luogo di lavoro o di studio. Come lo fa? Prevalentemente in macchina ma – soprattutto se si parla di donne e di giovani più istruiti – l’utilizzo del solo mezzo privato sta diminuendo rispetto al passato. Cresce, infatti, anche se molto lentamente, l’utilizzo dei mezzi pubblici e di quelli in condivisione. Segno che nella cultura della mobilità, qualcosa sta cambiando. A rilevarlo è l’Istat, nel suo report ‘Spostamenti quotidiani e nuova mobilità’, spiegando che negli ultimi dieci anni sono diminuiti i tragitti di breve durata e sono aumentati quelli più lunghi, in particolare per quanti devono raggiungere il luogo di lavoro. Tutti i giorni, oltre la metà degli occupati (il 51,6%) si sposta fuori dal proprio Comune.

L’automobile è sempre il mezzo preferito, ma cresce la mobilità sostenibile
L’automobile si conferma il più utilizzato sia dagli occupati (come conducenti nel 69,2% dei casi) sia dagli studenti (come passeggeri, 37%), ma il confronto temporale fa emergere – dal 2007 al 2017 – un leggero incremento delle forme di mobilità più sostenibili, sia in termini di impatto ambientale sia di salute individuale. Cala, infatti, la quota di chi si sposta con i mezzi privati e aumentano gli utilizzatori di una modalità integrata di trasporto che combina mezzi pubblici e privati. “L’indagine Istat conferma che la mobilità attiva sta crescendo mentre scende – pur restando dominante – la quota di chi utilizza l’auto per i propri spostamenti. Ci sono delle tendenze che cominciano ad affermarsi sugli stili di vita, come quella di non considerare più l’auto come l’unico mezzo con cui muoversi”. A dirlo è Massimo Roncucci, presidente di Asstra (l’associazione datoriale, nazionale, delle aziende di trasporto pubblico locale in Italia, sia di proprietà degli enti locali che private) spiegando che, in generale, “c’è più disponibilità a utilizzare i mezzi pubblici, visti ormai come uno dei principali interventi per ridurre l’ inquinamento causato dall’uso esclusivo del mezzo privato”.

Servono politiche più coerenti con ecosostenibilità e investimenti in infrastrutture

Per favorire questo atteggiamento ecosostenibile, sia a livello nazionale che locale, “servirebbero delle politiche più coerenti, con più regole e risorse, ma soprattutto coerenza nei confronti di chi sta sul territorio e si occupa dei piani di mobilità” – continua Roncucci – “in Italia scontiamo un grosso gap infrastrutturale nei confronti dell’Europa, abbiamo poche metropolitane, tramvie, corsie preferenziali”. Per migliorare la situazione servirebbero maggiori investimenti “ e noi stesse imprese del settore dobbiamo favorire un cambiamento culturale, non sentendoci più solo dei semplici erogatori di servizi, ma dei produttori che mettono al centro il cittadino-cliente e la qualità del servizio, ragionando meno sull’offerta e più sulla domanda”. Per rispondere adeguatamente alla disponibilità delle persone di utilizzare i mezzi pubblici “serve un gioco di squadra che coinvolga tutti i soggetti in campo, altrimenti è troppo difficile”.

Donne e giovani più istruiti sono i maggiori utilizzatori del trasporto pubblico

Dal rapporto Istat emerge che a usare esclusivamente i mezzi pubblici per i loro spostamenti sono soprattutto le donne che lavorano e i giovani più istruiti. Su questo risultato, secondo il presidente di Asstra, incidono più fattori. “Penso che tra questa categorie ci sia sicuramente una maggiore attenzione alle forme di mobilità sostenibile e attiva – continua Roncucci – La realtà però è anche che spesso le donne per motivi di cura sono costrette a lavorare più vicino alla loro residenza e che molte famiglie non possono permettersi due auto. Ecco quindi perché gli studenti – che sono una fetta grandissima di utilizzatori del trasporto pubblico – usano meno l’auto”.

La sharing mobility cresce “ma serve un sistema integrato”

Il car pooling, ossia la condivisione dell’automobile con colleghi di lavoro o di studio che devono percorrere lo stesso itinerario, è scelto dal 7,4% dei pendolari. Questa forma di mobilità, a metà strada tra l’utilizzo del mezzo collettivo e quello del mezzo privato, è più diffusa fra i più giovani e nelle regioni del Sud. In generale, sono circa mezzo milione gli utenti italiani del bike sharing e oltre 750 mila quelli del car sharing. Al 31 dicembre 2017, secondo i calcoli Istat, risultano attivi sul territorio nazionale 357 servizi di sharing mobility , ripartiti con una netta maggioranza nelle regioni del Nord. I Comuni italiani in cui è presente almeno un servizio di sharing mobility sono 278, più della metà dei quali risultano concentrati nelle regioni del Nord, il 30% nelle regioni del Sud Italia e il rimanente 12% nelle zone del Centro. Per le aziende del tpl queste nuove forme di mobilità sono più un’opportunità da cogliere che una forma di concorrenza da contrastare. “Queste attività vanno incoraggiate, ma nell’ottica di un sistema di mobilità integrata. Se qualcuno pensa di fronteggiare i grandi spostamenti solo con queste forme di mobilità, non faremo grandi passi in avanti – conclude Roncucci – Non sono d’accordo con chi pensa di risolvere i problemi delle metropoli solo con queste forme. Per tante città restano ancora fenomeni di nicchia, mentre la mobilità riguarda anche i centri meno abitati”.

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