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Trivelle, Di Maio e Costa: decise da Governo Pd

Si chiama Buig, bollettino ufficiale per gli idrocarburi e le georisorse, ed è stato pubblicato il 31 dicembre dal Ministero per lo sviluppo economico, quello controllato dal Vicepremier Luigi Di Maio. Leggendolo, alcuni si sono accorti che conteneva alcuni decreti per l’esplorazione alla ricerca di idrocarburi in tre aree del Mar Ionio, con una superficie complessiva di 2200 km/q. Così è nato un nuovo caso trivelle.

Tra quelli che hanno puntato il dito contro il Governo, particolarmente contro i suoi rappresentanti a 5 stelle, c’è Angelo Bonelli dei Verdi, secondo il quale si è “dato il via libera alle trivelle per la ricerca del petrolio nel mar Ionio”. Autorizzati, secondo Bonelli, “tre nuovi permessi (F.R43-44-45.GM) di ricerca petrolifera su una superficie complessiva di 2200 km/q a favore della società americana Global Med Llc. La ricerca autorizza l’uso dell’air gun, le bombe d’aria e sonore, che provocano danni ai fondali e alla fauna ittica: è il regalo di Luigi Di Maio alla Puglia e alla Basilicata dopo Ilva e le autorizzazioni alla Shell rilasciate dal Ministero dell’ambiente”. i Verdi accusano il M5s di aver “usato l’ambiente come strumento di propaganda elettorale” e di riempire “l’Italia di trivelle con una politica energetica fossile: chiedere scusa a chi li ha votati e dire vi abbiamo ingannati non sarà mai troppo tardi”.

Anche il Governatore pugliese, Michele Emiliano, ha attaccato il Governo: “la battaglia contro le trivellazioni nei mari pugliesi continua. Di Maio e Costa come Renzi e Calenda. Con la differenza che almeno Renzi e Calenda erano dichiaratamente a favore delle trivellazioni, mentre Di Maio e Costa hanno tradito ancora una volta quanto dichiarato in campagna elettorale. Avrebbero potuto nel programma di governo e quindi nella legge finanziaria bloccare tutte le ricerche petrolifere in Italia, come avevamo sempre detto di voler fare. La mia solidarietà affettuosa a tutti i militanti del Movimento 5 Stelle della Puglia che purtroppo avevano creduto alle affermazioni su Ilva, Tap, trivellazioni e su tante altre cose che si stanno svelando speranze deluse per sempre”.

Il primo a rispondere alle accuse è stato il titolare dell’ambiente, Sergio Costa: “da quando sono Ministro non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari e mai lo farò. Non sono diventato Ministro dell’Ambiente per riportare l’Italia al Medioevo economico e ambientale. Anche se arrivasse un parere positivo della Commissione Via, non sarebbe automaticamente una autorizzazione”. In un post su Facebook Costa ha annunciato di essere al lavoro assieme al Mise per inserire nel dl Semplificazioni una norma per lo stop a 40 permessi pendenti, e ha precisato che anche in questa nuova polemica (come il Governo aveva detto nei casi Ilva e Tap) la responsabilità non è dell’esecutivo attuale. “I permessi in questi giorni dal Mise sono purtroppo il compimento amministrativo obbligato di un sí dato dal Ministero dell’ambiente del precedente governo, cioè di quella cosiddetta sinistra amica dell’ambiente. Noi siamo il governo del cambiamento e siamo uniti nei nostri obiettivi. Siamo e resteremo contro le trivelle. Quello che potevamo bloccare – ha scritto Costa – lo abbiamo bloccato. Siamo per un’economia differente, per la tutela dei territori e per il loro ascolto. Anche per questo incontrerò personalmente i comitati Notriv di tutta Italia. Per lavorare insieme a norme partecipate, inclusive e che portino la soluzione che tutti aspettiamo da anni”.

Alle parole del Ministro ha risposto, nuovamente Bonelli: “dice di non aver mai firmato atti che autorizzano le trivellazioni ma non dice che i suoi uffici invece hanno dato pareri positivi per le trivellazioni in Adriatico e ultimo alla Shell nell’area del parco di Lagonegrese”. E’ vero, ha detto Bonelli, “che le istanze per la ricerca di cui stiamo parlando vengono da lontano, ma si sono concluse in questi ultimi mesi e nessuno al governo ha verificato la conformità di queste con alcune disposizioni di legge, vedi la VIA, o sono state introdotte modifiche alla legge per individuare zone dove garantire una moratoria dalle trivellazioni considerato che il punto dove sono state autorizzate le trivelle è passaggio strategico dei cetacei: ribadisco che il M5S ha usato l’ambiente solo come strumento di propaganda elettorale”.

Di Maio ha risposto tenendosi sulla stessa linea di Costa: “queste ‘ricerche di idrocarburi’ (che non sono trivellazioni) erano state autorizzate dal Governo precedente e in particolare dal Ministero dell’Ambiente del Ministro Galletti che aveva dato una Valutazione di impatto ambientale favorevole. A dicembre, un funzionario del mio ministero ha semplicemente sancito quello che aveva deciso il vecchio Governo. Non poteva fare altrimenti, perché altrimenti avrebbe commesso un reato”. L’intento di Emiliano di impugnare le autorizzazioni in realtà rende “contento” Di Maio: “non chiedo altro, spero che un giudice blocchi quello che da qui non potevamo bloccare senza commettere un reato a carico del dirigente che doveva apporre la firma. Ma non sarà ‘un ricorso contro Di Maio’, bensì sarà un ricorso di un governatore del Pd contro una autorizzazione rilasciata dal Pd”.

“Il ministero dello Sviluppo economico ha rilasciato l’autorizzazione per i permessi di ricerca nel Mar Ionio il 7 dicembre. Noi siamo in grado di produrre un atto della Regione Puglia che ha dichiarato il parere negativo su quelle opere dal punto di vista dell’impatto ambientale. Di quelle cose non si è tenuto conto e per questo noi ci rivolgeremo alla Procura della Repubblica di Roma”, ha detto Bonelli.

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