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Tim, Vivendi attacca ancora Elliott: pronta denuncia a Consob

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Elliott ha “interesse a far calare il titolo” di Tim. Le promesse del fondo americano sono false, visto il calo del titolo della compagnia del “45% da maggio”. La battaglia Vivendi vs Elliott continua: i soci francesi della compagnia intendono inviare “prossimamente” alla Consob una lettera per “denunciare” il fatto che il fondo Elliott ha “interesse a far calare il titolo” di Telecom Italia. A rivelarlo è Les Echos, in un lungo articolo dedicato alla partita Tim. “In piena ondata anti-francese in Italia” scrive il giornale facendo riferimento alla situazione politica, “Vivendi vuole convincere gli azionisti, durante l’assemblea generale del 29 marzo, a fare in modo che possa riprendere in mano” Telecom Italia. La testata cita un portavoce del gruppo francese secondo cui “le promesse di Elliott sono delle ‘fake news’, come dimostra il calo del titolo del 45% dal 4 maggio”.

Secondo Les Echos, tra le opzioni c’è quella di “appoggiarsi ai servizi di una banca d’affari, fatto raro per Vivendi, per convincere gli azionisti”. Inoltre, prosegue il giornale parigino nel lungo articolo intitolato ‘Telecom Italia: Vivendi tenta un ‘blitz’ contro il fondo Elliott’, il colosso francese dei media avrebbe “inviato mercoledì scorso una lettera alla Consob nonché al ‘collegio sindacale’ di Tim per denunciare le carenze legate alla governance nella direzione di Tim”. Impresa non facile, quella dello storico gruppo di Vincent Bolloré. Con un attuale “contesto molto anti-francese” in Italia che certo non contribuisce, ma anzi “penalizza” Vivendi, osserva Les Echos. Al di là delle letture ‘politiche’ più o meno condivisibili dei giornalisti francesi, resta il fatto che Vivendi punta con forza al 29 marzo, data dell’assemblea di Tim.

Punto di scontro principale rispetto alla strategia industriale fra Vivendi (socio al 23,9%) ed Elliott (8,8%), è soprattutto la prospettiva di creare una rete unica, che nascerebbe da una fusione tra quella di Tim e quella di Open Fiber. Il progetto, che piace al governo italiano, è appoggiato dal fondo americano, ma è osteggiato dal gruppo francese. In attesa degli eventi, il presidente di Open Fiber, Franco Bassanini, ha preferito non sbilanciarsi più di tanto. “Certamente – ha spiegato – si tratterebbe di una soluzione che escluderebbe il rischio di un’inefficiente duplicazione di investimenti, anche se non si avrebbero i vantaggi di una competizione infrastrutturale”. A indicare la rotta di Tim dovrà essere l’ad Luigi Gubitosi, scelto da Elliot dopo la defenestrazione di Amos Genish, e chiamato alla guida di Tim nonostante il mancato appoggio dei consiglieri espressione di Vivendi. L’occasione sarà il nuovo piano industriale, che verrà presentato il 21 febbraio.

Intanto le partecipazioni pubblicate da Consob fanno emergere una delle possibili tattiche preparate da Elliott per contrastare i francesi in vista della resa dei conti: il Canada Pension Plan Investment Board ha comprato azioni della compagnia telefonica, salendo al 3,133% dal 2,33% detenuto a inizio maggio, quando si schierò con il fondo americano. Gli acquisti sono favoriti dalla debolezza del titolo, che in Piazza Affari ha chiuso ieri in calo dello 0,24% a 0,459 euro. Dal 17 gennaio, quando valeva 0,526 euro, Tim ha perso il 12,8%. A innescare il crollo sono state le stime sul bilancio 2018 e le previsioni su quello del 2019, sotto le attese.

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