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Pensioni, si riapre il confronto tra sindacati e governo

Si riapre il confronto tra governo e parti sociali sul mondo della previdenza. Per cambiare la legge Fornero non basta un colpo di spugna e i sindacati sono soddisfatti di essere riusciti a sedersi a un tavolo al ministero del Lavoro per parlare di questi temi, ma sugli impegni presi dal governo aspettano le dovute verifiche e confidano nella partenza di un vero e proprio percorso di riforma condiviso. Al primo incontro sulle pensioni tenutosi oggi alla presenza dei tre leader sindacali – Maurizio Landini (Cgil), Annamaria Furlan (Cisl) e Carmelo Barbagallo (Uil) – e del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega) si sono seguite fondamentalmente due linee temporali.

La prima, più urgente, è legata all’approvazione del Decretone in cui, appunto, rientra il provvedimento incentrato sulle pensioni: quota 100. La seconda, più diluita nel tempo, riguarda l’apertura di un confronto più generale e complesso sui temi previdenziali.

Per quanto riguarda quota 100 – il provvedimento al momento è in Aula al Senato, ma dopo la prima approvazione dovrà passare alla Camera – i sindacati hanno presentato diverse proposte di modifica, tutte contenute nella piattaforma unitaria sostenuta dalle tre sigle sindacali in occasione della manifestazione dello scorso 9 febbraio. Le risposte del governo agli emendamenti proposti dai sindacati dovrebbero arrivare prima dell’approvazione del decreto e quindi al massimo entro la seconda metà del mese di marzo.

Fra le diverse proposte di modifica del decreto, sono principalmente due quelle che su cui il governo si è mostrato più possibilista. In primis, c’è una soluzione che agevoli l’accesso delle mamme lavoratrici alla pensione. I sindacati, infatti, chiedono che venga riconosciuto un anno di sconto sui contributi per ogni figlio. Si tratta di un’opzione che “stiamo valutando” ha detto Durigon ai rappresentanti sindacali presenti all’incontro, facendo notare che questa misura costerebbe circa “500 milioni l’anno”. Tra le richieste di modifica avanzate dai sindacati, c’è poi anche quella di togliere la finestra di uscita prevista per chi svolge lavori gravosi. Intervento questo che costerebbe invece “30 milioni l’anno” sempre secondo il sottosegretario Durigon.

Molto più gravosa è poi considerata ‘quota 41’, ossia la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Con questa misura, su cui i sindacati insistono da tempo, potrebbero andare in pensione 750mila persone. Pur restando, nelle parole del sottosegretario, “l’obiettivo del governo”, il costo di 10 miliardi l’anno per attivarlo richiede però necessariamente altri tempi. Comunque, sulle modifiche al Decretone si terrà un altro incontro tecnico con i sindacati, sicuramente prima dell’approvazione finale del provvedimento.

Intanto, in vista dei prossimi incontri, giovedì 28 febbraio ci sarà una riunione delle tre segreterie unitarie di Cgil, Cisl e Uil “su come proseguire le iniziative, valutare cosa mettere in campo e per sostenere le nostre richieste ed il confronto con il governo”, ha spiegato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, riferendosi non solo alle pensioni ma anche a tutti i temi del lavoro che coinvolgono le parti sociali. L’appuntamento di giovedì arriva, ha continuato, “dopo la manifestazione unitaria del 9 febbraio, l’incontro di oggi e gli incontri che mancano. Il governo, oltre alle pensioni, deve affrontare altri temi”, ha infatti spiegato Landini riferendosi alla piattaforma unitaria. La politica industriale, gli investimenti, la crescita e lo sviluppo, l’occupazione e gli ammortizzatori sociali. Sono questi i temi sui quali nei prossimi giorni i sindacati faranno una valutazione complessiva e verificheranno “se ci saranno risposte sul merito, se ci saranno altri tavoli e se ci saranno cambiamenti reali”, ha concluso il leader della Cgil.

Tornando strettamente al tema pensioni, secondo il leader della Cgil, quota 100 non è sufficiente a riorganizzare il sistema previdenziale che necessità invece di una riforma complessiva perché da quella Dini in poi si è solo badato a provvedimenti utili a far quadrare i conti. Stessa cosa vale per il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, che ha definito l’incontro odierno “un primo passo rispetto alla piattaforma unitaria” ma che ora bisogna verificare “se il governo, nell’apportare modifiche al decretone, prenderà a riferimento le nostre richieste”. A proposito delle modifiche alla riforma Fornero sulle pensioni, la leader della Cisl Annamaria Furlan ha poi ribadito uno dei cavalli di battaglia dei sindacati, ossia la previsione di una pensione di garanzia per i giovani. “Bisogna riconoscere il lavoro di cura, un anno di contributi per ogni figlio alle mamme lavoratrici, la perequazione delle pensioni, l’Ape social anche ad altri lavori gravosi che oggi sono esclusi”, ha continuato Furlan ricordando anche la richiesta di istituire una commissione tecnico scientifica proprio sui lavori gravosi e usuranti e un’altra per la separazione tra previdenza e assistenza.

 

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