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Commissione Banche, lo scudo di Mattarella

I paletti sono tanti, ma vanno a proteggere – da eventuali audaci iniziative parlamentari e governative – tutti la stessa cosa: l’autonomia delle banche. Con uno scudo particolare sull’autorità che deve controllarle, già blindata dal Quirinale con le nomine dei vertici che la governano, ovvero Bankitalia. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha promulgato la legge che istituisce la commissione di inchiesta sulle banche – ma non senza qualche raccomandazione.

Il commento del Vicepremier Luigi Di Maio, in un tweet – “ci metteremo al lavoro e lo faremo con senso dello Stato e responsabilità, verso il Paese e soprattutto verso i cittadini truffati” – celebra la notizia, ma glissa sui paletti imposti da Mattarella. Il Quirinale ha infatti accompagnato il sì con una lettera ai Presidenti della Camera dei Deputati, Roberto Fico, e del Senato. Come ha spiegato la stessa Maria Elisabetta Alberti Casellati, “Mattarella ci ha inviato una lettera perché il Parlamento possa sorvegliare nell’interpretazione di questa istituenda commissione di inchiesta sulle banche, perché questa commissione interpreti la normativa nell’alveo dei principi costituzionali”.

I paletti della Commissione

Nonostante il sì di Mattarella, e nonostante non sia “in alcun modo in discussione, ovviamente, il potere del Parlamento di istituire commissioni di inchiesta”, scrive il Presidente, non può “passare inosservato che, rispetto a tutte le banche, e anche agli operatori finanziari, questa volta viene, tra l’altro, previsto che la Commissione possa ‘analizzare la gestione degli enti creditizi e delle imprese di investimento’. Queste indicazioni, così ampie e generali, non devono poter sfociare in un controllo dell’attività creditizia”. E su questo punto le raccomandazioni del Capo dello Stato sono ancora più precise. L’ordinamento dell’Unione europea, infatti, “prevede che si osservino determinate cautele nella gestione delle informazioni sugli enti e gli istituti di credito in possesso delle autorità di vigilanza” e dispone che “le persone che hanno accesso alle informazioni siano soggette ad obblighi di segreto professionale”. Per Mattarella “è evidente come tale obbligo – richiamato dall’art. 6 della legge – sia volto a scongiurare l’allarme che la diffusione indebita di informazioni relative alla gestione degli enti creditizi e delle società finanziarie può suscitare tra i risparmiatori e sui mercati”.

Ad ancorare i consigli di Mattarella (e le iniziative parlamentari) c’è la Costituzione: “l’eventualità che soggetti, partecipi dell’alta funzione parlamentare ma pur sempre portatori di interessi politici, possano, anche involontariamente, condizionare, direttamente o indirettamente, le banche nell’esercizio del credito, nell’erogazione di finanziamenti o di mutui e le società per quanto riguarda le scelte di investimento si colloca decisamente al di fuori dei criteri che ispirano le norme della Costituzione”. Non manca un inciso per ricordare alle Camere il tema della separazione dei poteri: “il principio di non interferenza e quello di leale collaborazione vanno affermati anche nei rapporti tra inchiesta parlamentare e inchiesta giudiziaria”. Per il Capo dello Stato “l’inchiesta non deve tuttavia influire sul normale corso della giustizia ed è precluso all’organo parlamentare l’accertamento delle modalità di esercizio della funzione giurisdizionale e le relative responsabilità”.

Concludendo la lettera tra l’altro Mattarella si dice certo che i presidenti del Senato e della Camera, nell’esercizio delle loro prerogative, seguiranno “con attenzione lo svolgimento dei lavori della Commissione affinché sia assicurato il rispetto dei limiti derivanti dalla Costituzione e dall’ordinamento della Ue nonché il rispetto dei diversi ruoli e responsabilità”.

Bankitalia, Bce, Consob

Un capitolo a parte nella missiva del Quirinale lo meritano Bankitalia, Bce e Consob. “Ricordo, tra l’altro, che né le banche centrali né, tantomeno, la Banca centrale europea possono sollecitare o accettare istruzioni dai governi o da qualsiasi altro organismo degli Stati membri”. Per il Presidente “occorre evitare il rischio che il ruolo della Commissione finisca con il sovrapporsi – quasi che si trattasse di un organismo ad esse sopra ordinato – all’esercizio dei compiti propri di Banca d’Italia, Consob, Ivass, Covip, Banca Centrale Europea. Ciò urterebbe con il loro carattere di Autorità indipendenti, sancito, da norme dell’ordinamento italiano e da disposizioni dell’Unione Europea, vincolanti sulla base dei relativi trattati”.

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