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Di Maio e l’austerity dell’Ocse

Sicuramente, siamo noi a non capire. Ci deve essere una strategia, magari sopraffina. Alla fine, andando in profondità, questo governo deve avere qualche carta da giocare. La tirerà fuori al momento giusto e sarà in grado di sovvertire l’ordine delle cose. Per ora, stando alle informazioni che abbiamo, ci dobbiamo accontentare di quello che possiamo vedere. In una giornata come questa, ci sono una serie di dati, e di fatti conseguenti, da mettere in fila: l’indice Pmi è sceso a marzo; la disoccupazione è salita a febbraio al 10,7%; il tasso di occupazione è sceso al 58,6% a febbraio; l’Ocse fissa a -0,2% la crescita per quest’anno e boccia l’impatto delle due principali misure di politica economica messe in campo finora: quota 100 e il reddito di cittadinanza. Le scelte fatte sulle pensioni “rallentano la crescita”, quelle per fronteggiare la povertà, giuste nel merito, produrranno “effetti positivi scarsi”. Tutto in solo giorno, lunedì 1 aprile.

La replica, per ora, è affidata soprattutto a un post su Facebook del vicepremier Luigi Di Maio. Due i passaggi più significativi: Il primo: “Sapete cosa significa tutto questo? Che stiamo andando nella giusta direzione”. Il secondo: “Qualcuno seduto su una scrivania lontano migliaia di chilometri crede che l’Italia per ripartire debba attuare politiche di austerity? Bene, le facessero a casa loro“.

Nel primo passaggio c’è la retorica dell’accerchiamento, la riproposizione del solito mantra: tutti contro di noi ma abbiamo ragione noi. Nel secondo c’è, anche, un problema di comprensione. Tanto che la correzione arriva da un ‘compagno di governo’, il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Prima difende le misure che ha firmato, come è giusto che sia, poi rilancia confidando in nuovi provvedimenti capaci di fermare il rallentamento in corso, ma alla fine non può dimenticare di essere prima di tutto un buon economista e chiarisce: “l’Ocse non parla di austerity”.

Che le posizioni di Tria e il suo difficile ruolo siano l’ultima frontiera della realtà per questo governo non è un mistero da tempo. Ma la ‘correzione’ di oggi ha un significato più profondo. Per tenere accesa la speranza che ci sia una strategia, un progetto, una prospettiva, è necessario mantenere un flebile legame con i fatti. I dati di oggi vanno almeno letti, le parole dell’Ocse vanno almeno prese in considerazione. Altrimenti, restano solo i post su Facebook. E la questione si fa terribilmente complicata.

 

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