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Perché Unicredit lascia Facebook?

La notizia fa rumore. Con quattro righe, Unicredit, la prima banca italiana, annuncia sui social network di lasciare dal 1 giugno 2019 Facebook, Messenger e Instagram, restando invece attiva su Twitter e LinkedIn. La motivazione ufficiale della Banca è legata alla volontà di “valorizzare i canali digitali proprietari per garantire un dialogo riservato e di alta qualità”.

Un intento che, evidentemente, può nascondere anche ragioni diverse. E forse più consistenti. Diverse le possibili interpretazioni estensive di un messaggio che comunque ha un grande impatto sul mondo della comunicazione.

Quella della Banca guidata dal francese Jean Pierre Mustier potrebbe essere innanzitutto una mossa difensiva. Facebook sta implementando un sistema di pagamento che rischia di fare una concorrenza letale per gli istituti bancari. E la presa di distanza di oggi può essere letta come una mossa di una guerra di posizione destinata a durare a lungo. Poi, c’è il tema reputazione. La Banca non ha una buona reputazione sul social network (secondo i Reputation Awards del 2019 del Reputation Institute) e piuttosto che investire molto per ricostruirla potrebbe aver scelto di fare il passo indietro.

Tengono anche le interpretazioni di stampo più tradizionale. Unicredit avrebbe scelto di non voler più pagare per assecondare gli algoritmi di Facebook per apparire nel suo flusso di notizie.

Infine, la questione etica. Nell’agosto del 2018, Mustier ha comunicato l’interruzione delle attività di pubblicità e marketing su Facebook a seguito del caso Cambridge Analytica. E lo ha fatto condizionando un eventuale ripensamento a un radicale cambio di rotta di Menlo Park rispetto all’utilizzo improprio dei dati degli utenti. La nuova drastica decisione di oggi sarebbe la conseguenza di questo approccio.

Ora, anche a prescindere da motivazioni reali o presunte, sarà importante verificare nei prossimi mesi che impatto avrà la decisione sulla comunicazione della Banca e se altri importanti istituti di credito e società internazionali seguiranno o meno l’esempio di UniCredit.

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