Ha chiaramente vinto le elezioni. E ha il compito di indicare come si andrà avanti. Matteo Salvini parla intorno all’una, quando il responso delle urne è ormai piuttosto chiaro. La Lega, con i risultati finali, è il primo partito sopra al 34% ma i Cinquestelle (17,1%) scendono sotto il Partito Democratico (22,7%) e fanno segnare una sconfitta altrettanto chiara.
I messaggi fondamentali sono piuttosto netti. Nessuna crisi di governo. “Si torna a lavorare serenamente, abbassando i toni. Conto di applicare tutti i temi rimasti in sospeso del contratto di governo”. Nessun rimpasto, almeno per ora. “Non chiedo mezza poltrona in più ma un’accelerazione del programma”.
Strettamente legata a questa impostazione, la consapevolezza di aver invertito i rapporti di forza all’interno della maggioranza. Sarà lui a dare le carte, sarà lui a pretendere che la parte del contratto di governo a trazione leghista, a partire da autonomia, flat tax e infrastrutture, sia rapidamente messa al centro dell’agenda.
Salvini, poi, mette le mani avanti sul fronte più sensibile, e decisivo, quello dell’economia. “Sarà un periodo economico complicato, lo dico a tutti”, premette per indicare nelle “regole e vincoli che vanno cambiati” in Europa un’altra priorità assoluta. Piuttosto netta anche la scelta del nemico. “Vogliamo un futuro migliore di quello che banchieri e burocrati ci hanno preparato”, dice, tornando a evocare i poteri forti. E sottolinea più volte che il nemico naturale resta “la sinistra che ha lavorato male in Italia e in Europa”.
Ora, ascoltate queste parole, il nodo principale riguarda le difficili scelte che si dovranno fare in casa Cinquestelle. O il Movimento sceglie di fare da stampella a un governo in cui fare da comprimario o rompe un’alleanza già messa a dura prova dalla campagna elettorale. Difficile immaginare una terza via.
L’altro dato chiaro è il nuovo ruolo che spetta al Pd. Nella sintesi delle parole spese a caldo dal segretario Nicola Zingaretti, ora il Pd esiste ed è l’unica alternativa possibile a un’alleanza a guida Salvini.
Lo scenario che si prospetta è comunque pieno di incognite. Con la congiuntura economica che richiede scelte di campo che consentano di uscire dall’immobilismo di questi mesi.