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Condono o patrimoniale? Il pasticcio delle cassette di sicurezza

A forza di fare annunci, si perde anche il conto delle cose dette e di quelle smentite. Pace fiscale, condoni, patrimoniali. Vere o presunte. Resta soprattutto il problema di fondo: cercare di capire quale sia la linea scelta, la strategia con cui si vuole procedere. Quello del vicepremier Matteo Salvini sulle cassette di sicurezza è l’ennesimo passaggio ambiguo, confuso, di una politica economica lasciata in balia delle trovate estemporanee, delle provocazioni, dei tentativi di sondare il terreno. Come se si volesse vedere l’effetto che fa, come se la confusione che si crea possa in qualche modo rendere meno difficile la realtà.

Sulle cassette di sicurezza, è ancora più facile perdersi. Sono, da sempre, una zona grigia. Contengono gioielli di famiglia, beni preziosi, testamenti, contratti di varia natura. Ma anche denaro contante, per definizione strumento utile all’economia sommersa. I fatti sono piuttosto lineari. Salvini, parlando a Porta a Porta, dice: “non parlo di soldi all’estero, se qualcuno ce li ha portati sono affari suoi, ma mi dicono che ci sono centinaia di miliardi in cassette di sicurezza, fermi. Potremmo metterli in circuito per gli investimenti. Si potrebbe far pagare un’imposta e ridare il diritto di utilizzarli”. Il conduttore Bruno Vespa a quel punto aggiunge che si tratta di “soldi sostanzialmente nascosti”, e Salvini conferma: “Parliamo di soldi tenuti sotto il materasso”. In quel ‘mi dicono’, nel ‘potremmo metterli in circuito’, nel ‘si potrebbe far pagare un’imposta…’ c’è tutta la confusione di un’ipotesi data in pasto all’opinione pubblica senza troppa cognizione di causa.

La smentita è di quelle classiche, di prassi in questi casi. Sono “prive di qualsiasi fondamento le ipotesi di una patrimoniale, di tasse sui risparmi, sui conti correnti degli italiani o su cassette di sicurezza. Siamo al governo per togliere, non per aggiungere tasse”. Poi, una ulteriore precisazione. “L’unico ragionamento in corso riguarda una ‘pace fiscale’ per chi volesse sanare situazioni di irregolarità relative, oltre che ad Equitalia, al denaro contante”. Viene da dire, abusando della sapienza popolare, che la toppa è peggio del buco. Nonostante l’interpretazione autentica del vicepremier leghista. “Ci sono miliardi di euro di denaro contante presenti in Italia e oggi non circolante? Sì. Li teniamo nascosti o facciamo in modo che emergano? Condono? Non è una parolaccia”.

Se l’ipotesi di una patrimoniale sulle somme in denaro accumulate e nascoste è praticamente impossibile da realizzare, anche teorizzandone l’utilità, l’ipotesi dell’ennesimo condono, questa volta esteso al contante, è una dichiarazione di impotenza e di plateale resa all’illegalità. E anche in casa Cinquestelle l’opzione non è neanche presa in considerazione: “Non c’è nessuna ipotesi di condono, e tanto meno sui contanti”. La smentita della smentita. E si torna alla confusione iniziale.

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