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Mestiere ‘solopreneur’: essere imprenditori senza dipendenti

solopreneur sara abbate

Da bambina voleva fare la diplomatica, tanto che dopo la laurea si è iscritta a un master in ‘peace keeping and security studies’ per avviare processi di pace nelle zone ‘calde’ del mondo. Ma, nonostante i tentativi, non ha mai superato il concorso alla Farnesina. E, per sette anni, ha lavorato nell’ufficio stampa di Mediaset, dove si è occupata della messa in onda delle fiction. Poi è arrivata la crisi e si è portata via il suo contratto. E così Sara Abbate, energica 40 enne romana, a fine 2014 ha fondato la sua impresa, ‘Double B Tailored Beauty’, azienda di cosmetici naturali, vegani e biologici che vive di e-commerce. E oggi è fieramente una ‘solopreneur’, cioè una imprenditrice freelance senza dipendenti. Una delle poche in Italia, dove questa figura professionale è perlopiù sconosciuta e molto difficile da monitorare, visto che gli imprenditori ‘soli’ non godono neanche di una rappresentanza sindacale.

Negli Stati Uniti, invece, si calcola che nel 2021 i lavoratori autonomi saranno la metà della popolazione: di questi, molti saranno imprenditori senza alcun sottoposto. “Sono sempre stata appassionata di cosmetici: quando ero all’università me li facevo in casa da sola con emulsioni di olio e acqua, a cui aggiungevo miele o altri prodotti naturali. E poi mixavo tutto con il minipimer e, se serviva, usavo il microonde per cuocere. Così, quando sono rimasta senza lavoro ho pensato di trasformare questa mia passione in un’attività commerciale. Ho cercato un laboratorio chimico che riproducesse e implementasse le mie formule rispettando però il mio desiderio di usare solo prodotti naturali e l’ho trovato a Pesaro. Poi sono partita con l’attività”, racconta sul nuovo numero di Fortune Italia la ‘solopreneur’, che rivela anche di aver investito inizialmente una cifra molto bassa, solo 18500 euro, nella sua attività. “Erano la metà della buonuscita che mi aveva dato Mediaset. Con l’altra ho acquistato un cavallo, che era un mio grande sogno. Ma dell’investimento iniziale per l’azienda sono rientrata in soli diciotto mesi”, confessa. Quasi un record, se si pensa che molte startup impiegano cinque anni a raggiungere il break even point.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di giugno.

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