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Cantone lascia l’Anac: approccio verso Autorità è cambiato

Dopo cinque anni alla presidenza dell’Anticorruzione, e con un anno e mezzo di anticipo rispetto a quella che sarebbe stata la scadenza del suo mandato, Raffaele Cantone lascia l’Anac. I tempi sono cambiati e si respira un’aria diversa, che non convince più il paladino napoletano anti-criminalità organizzata: “sento che un ciclo si è definitivamente concluso, anche per il manifestarsi di un diverso approccio culturale nei confronti dell’Anac e del suo ruolo”, ha annunciato in una lettera sul sito dell’Autorità.

Entrato in magistratura nel 1991, è stato sostituto procuratore presso il tribunale di Napoli, dove si è occupato principalmente di criminalità economica, fino al 1999. È poi entrato nella Direzione distrettuale antimafia di Napoli, di cui ha fatto parte fino al 2007. Si è occupato delle indagini sul clan camorristico dei Casalesi che hanno portato alla condanna all’ergastolo di boss quali Francesco Schiavone, detto Sandokan, Francesco Bidognetti, detto Cicciotto ‘e Mezzanott, Walter Schiavone, detto Walterino. Alla presidenza dell’Anac ha dato forte impulso all’attività per prevenire l’infiltrazione della corruzione negli appalti pubblici e agli interventi sulle operazioni sospette o a rischio. Il Mose, l’Expo, la ricostruzione post terremoto nel centro Italia, la riforma del Codice degli appalti sono solo alcuni degli ambiti su cui l’Anac è intervenuta in questi anni.

Cantone, ora, ha fatto richiesta per rientrare in magistratura, “che ho sempre considerato la mia casa”. Una decisione, “meditata e sofferta” ma la magistratura vive una fase “difficile”, che “mi impedisce di restare spettatore passivo”, per questo “credo sia giusto rientrare in ruolo in un momento così difficile”. “Assistere a quanto sta accadendo, senza poter partecipare concretamente al dibattito interno – prosegue Cantone – mi appare una insopportabile limitazione, simile a quella di un giocatore costretto ad assistere dagli spalti a un incontro decisivo: la mia indole mi impedisce di restare” a guardare.

L’intenzione, dunque, è tornare all’Ufficio del massimario presso la Cassazione dove Cantone prestava servizio prima di essere designato alla guida dell’Anac. Cantone ricorda che nei mesi scorsi aveva già presentato al Csm la candidatura per un incarico direttivo presso tre uffici giudiziari. Ma “nelle ultime settimane le dolorose vicende da cui il Csm è stato investito hanno tuttavia comportato una dilazione dei tempi tale da rendere non più procrastinabile una decisione”. Per questo, annuncia, “ho avanzato formale richiesta di rientrare nei ruoli organici della magistratura”.

Nato a Napoli il 24 novembre 1963, Cantone aveva assunto la guida dell’Anac il 27 marzo 2014, quando l’allora premier Matteo Renzi lo aveva proposto e il Parlamento aveva confermato la nomina. Il suo mandato sarebbe scaduto a marzo 2020, ora la conclusione diverrà effettiva non appena l’istanza sarà ratificata dal plenum del Csm. “L’Autorità nazionale anticorruzione, istituita sull’onda di scandali ed emergenze, rappresenta oggi un patrimonio del Paese. Sono circostanze che dovrebbero rappresentare motivo di orgoglio per l’Italia, invece sono spesso poco riconosciute come meriterebbero“, sottolinea.

“Lascio la presidenza dell’Anac – scrive Cantone – con la consapevolezza che dal 2014 il nostro Paese ha compiuto grandi passi avanti nel campo della prevenzione della corruzione, tanto da essere divenuta un modello di riferimento all’estero“. “Naturalmente la corruzione è tutt’altro che debellata ma sarebbe ingeneroso – rimarca Cantone – non prendere atto dei progressi, evidenziati anche dagli innumerevoli e nient’affatto scontati riconoscimenti ricevuti in questi anni dalle organizzazioni internazionali (Commissione europea, Consiglio d’Europa, Ocse, Osce, Fondo monetario) e dal significativo miglioramento nelle classifiche di settore”.

“L’Anac ha evidenziato che il tema della prevenzione è importante quanto quello della repressione. Ma, detto questo, alcune linee guida e regolamenti dell’Anac non riuscivano a coniugare l’esigenza della trasparenza con quelle dell’efficienza e della rapidità: io l’avevo segnalato a Cantone che si doveva lavorare per snellire. Se per prevenire tutto blocchiamo tutto, non si fa niente”, ha commentato il ministro della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, al forum ANSA. “Ho un ottimo rapporto – ha aggiunto Bongiorno – con Raffaele Cantone, che mi aveva anticipato la decisione di lasciare, non è una sorpresa. L’Anac ha fatto cose molto importanti anche dal punto di vista culturale, ma occorre tenere conto anche dei tempi e della necessità di accelerare”.

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