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Fmi: Italia fanalino di coda G7, pil a +0,1% nel 2019 e +0,8% nel 2020

La crescita italiana rallenta nel 2020. E lo fa in un contesto mondiale che decelera fra le crescenti incertezze, dalle tensioni commerciali a una possibile Brexit no deal. Il Fondo Monetario Internazionale rivede al ribasso le stime sulla ripresa globale, già ai minimi dalla crisi finanziaria, descrivendola come “debole e precaria” pur senza intravedere una recessione. Ma avverte: ci sono molti rischi al ribasso, alcuni dei quali potrebbero essere rimossi perché auto-inflitti.

Da qui l’invito del Fondo ai governi ad agire a sostegno di una crescita che perde slancio e che si fermerà al 3,2% nel 2019 per salire al 3,5% nel 2020, ovvero 0,1 punti percentuali in meno per ognuno dei due anni. Non scampa al rallentamento l’Italia. Il pil è confermato a +0,1% per quest’anno, mentre per il prossimo è stato rivisto al ribasso a +0,8%, meno dello 0,9% stimato nel World Economic Outlook di aprile. Il Fmi non entra nei dettagli dei conti pubblici, limitandosi solo a dire che “in Italia l’incertezza sulle prospettive di bilancio resta simile a quella riscontrata” in aprile “con un impatto sugli investimenti e la domanda interna”.

Il rallentamento italiano, fanalino di coda del G7 nel 2019, arriva in un contesto in cui Eurolandia continua a a crescere di oltre l’1,0%: il pil dell’euro zona è infatti confermato dal Fmi a 1,3% nel 2019 e rivisto al rialzo di 0,1 punti percentuali all’1,6% nel 2020. Una velocità tutto sommato buona ma inferiore a quella degli Stati Uniti. L’Azienda America quest’anno è attesa crescere più delle attese al +2,6%, lontano comunque dal 3% agognato da Donald Trump. L’anno prossimo, complice lo svanire degli stimoli di bilancio, gli States dovrebbero crescere dell’1,9%. Frena anche la Cina, per la quale sono state ritoccate al ribasso le stime di crescita: il pil del Dragone salirà del 6,2% nel 2019 e del 6,0% nel 2020. A pesare sono le tensioni commerciali con gli Stati Uniti nonostante la tregua raggiunta al G20. Un accordo fra le due superpotenze economiche mondiali sembra ancora lontano anche se le trattative sono riprese. Fra i nodi da sciogliere c’è Huawei, il colosso cinese inserito nella lista nera commerciale americana. I dazi – dice il Fmi – sono uno dei maggiori rischi che gravano sull’economia mondiale: non vanno usati per prendere di mira gli squilibri commerciali o come sostituto al dialogo per fare pressione in termini di riforme. Un messaggio quest’ultimo che sembra diretto a Trump.

In questo quadro complesso una “politica monetaria accomodante è appropriata nelle economie avanzate” aggiunge il Fondo che, fra i pericoli maggiori per la ripresa, cita anche il cambiamento climatico che mette a rischio milioni di vite e l’economia. L’aggiornamento del World Economic Outlook, presentato dalla capo economista Gita Gopinath, arriva in un momento di profondo cambiamento per il Fmi, ‘orfano’ del suo direttore generale Christine Lagarde e a caccia di un nuovo leader in grado di traghettarlo nel futuro.

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