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Scandalo Bio-on, si schianta in Borsa e la Procura indaga

Dopo lo schianto in Borsa di Bio-on, finita sotto la lente del fondo speculativo Quintessential che in un report l’accusa di essere opaca sui bilanci e sulla tecnologia adottata, la Procura di Bologna apre un fascicolo, al momento contro ignoti, per manipolazione del mercato. Ieri sera l’azienda ha presentato una denuncia per diffamazione contro il fondo americano Quintessential capital management che la paragona a un ‘castello di carte’, ma le indagini viaggiano ad ampio spettro, e attualmente sono delegate alla Guardia di Finanza, come confermano fonti investigative.

Il titolo della società che produce bioplastiche ed è quotata sull’Aim ha bruciato nel giro di due sedute 760 milioni. Alla chiusura di martedì le azioni valevano 55,3 euro con una capitalizzazione di 1,041 miliardi. Ieri il titolo ha chiuso a 15,2 euro con un calo del 69,3% e un breve scambio intorno a mezzogiorno. La capitalizzazione è così sprofondata a 282 milioni di euro. Ma oggi i vertici dell’azienda, nell’intento di lanciare un segnale forte, hanno investito nella società. Il presidente e ad Marco Astorri e il vice presidente Guy Cicognani, entrambi azionisti rilevanti, hanno acquisito rispettivamente 7.000 azioni al prezzo di 15,0714 euro, per un controvalore complessivo di circa 211 mila euro.

“Anche di fronte agli effetti del feroce attacco di cui siamo oggetto, Bio-on resta un’azienda di grande valore, in cui crediamo e continuiamo a investire”, sottolineano in una nota Astorri e Cicognani, che negli scorsi giorni avevano definito il fondo americano ‘inattendibile’ poiché in conflitto di interesse. “I contenuti diffusi citano fonti che hanno forti conflitti di interesse rispetto all’operato Bio-on, pertanto non possono essere considerati come pareri di terze parti disinteressate”, scrive Bio-On. Il fondo Usa ha una posizione netta corta al momento non dichiarata. La società specifica “di avere dimostrato che la commercializzazione di prodotti in Pha dalla propria tecnologia è possibile, avendola attuata con successo con partner internazionali (Unilever, Kartell in primis)” e che l’impianto di Castel S.Pietro Terme “è funzionante e operativo”.

Il fondo però non molla la presa e in una lunga nota ha puntualizzato che “i consulenti e i periti ingaggiati da Quintessential sono professionisti di alto livello e di reputazione indiscussa”. E ha ribadito che Bio-On nelle sue risposte “conferma il fatto che la stragrande maggioranza del proprio fatturato derivi da scatole da essa controllate o affiliate“, che “la produzione fino al 2018 è stata praticamente inesistente” e quella 2019 “è limitata a quella dell’impianto di San Pietro Terme di cui Bio-on “si rifiuta, nonostante le nostre pesanti affermazioni, di confermare volume e vendite”.

L’asticella è destinata ad alzarsi mentre Consob e Borsa vigilano perché sebbene i tempi dell’Aim siano più accelerati i termini dei controlli e del monitoraggio sono gli stessi del mercato principale.

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