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Potere alla rete: come la blockchain può cambiare l’energia

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La blockchain può cambiare anche il mercato dell’energia. Ecco come si stanno muovendo i principali player, in attesa di nuove regole.

Anche in campo energetico, nella rivoluzione delle Dlt e della blockchain, il cambiamento passa dai suoi protagonisti. Istituti di ricerca, esperti (come quelli che si stanno confrontando al Mise), startup – la cui intraprendenza, a discapito di risorse economiche magari contenute, sta fornendo le prime case history utili allo sviluppo del discorso – e grandi aziende. Non sembra che anche quest’ultime possano fare a meno di entrare in un mercato, quello dell’applicazione della blockchain all’energia, che secondo un report di Cefriel e Ibm, per quanto ancora acerbo, può vantare in Europa uno dei tassi di crescita degli investimenti più elevati tra i vari ambiti di applicazione della tecnologia che ha portato, nella sua declinazione più famosa, al Bitcoin. Nel mercato italiano, la spesa digitale del settore energia “è tra le più elevate”, scrivono Cefriel e Ibm.

Enerchain e Gse-Agid

Attualmente, in Italia, gli esempi in cui sembra di poter riporre maggior fiducia per la ‘messa a sistema’ delle Dlt, sono due. C’è Enerchain, il progetto al quale partecipano 39 protagonisti del mercato energetico europeo (come Enel, E-On, Engie, Eni) fino a una serie di produttori regionali. È stato realizzato da Ponton, società IT tedesca, e promette di rivoluzionare il trading energetico tra grandi società. Chi spera nella ‘messa a sistema’ istituzionale deve invece guardare – oltre che al Mise, naturalmente – al Gse e ad Agid: da quanto risulta finora, si sa solo che potrebbero essere incaricati a breve di sviluppare la prima blockchain dell’energia italiana.

In Spagna è stata già effettuata la prima sperimentazione: il gigante energetico Iberdrola ha completato un progetto che contribuirà ad accelerare il processo di decarbonizzazione utilizzando la tecnologia blockchain per garantire che l’energia fornita al consumatore sia rinnovabile al 100%.

È stato realizzato con Kutxabank, che è stata in grado di tracciare, in tempo reale, l’origine dell’energia fornita da Iberdrola dall’attività di generazione al punto di consumo. Si tratta di un’innovazione che può essere “un catalizzatore cruciale nel processo di decarbonizzazione dell’economia”, ha scritto Iberdrola in una nota, “consentendo transazioni tracciabili, sicure e rapide. In questo caso, la fornitura di energia verde è più efficiente, flessibile e trasparente, che incentiva la produzione e il consumo di energia rinnovabile al 100%”.

Rinnovabili e smart cities

La blockchain sembra dimostrare di avere una doppia valenza nel settore energetico: una più ‘presente’, con il miglioramento dell’efficienza dei processi esistenti, e una ‘futura’, con la creazione di nuovi modelli di servizio e di business. I campi applicativi più rilevanti sembrano essere certificazione delle fonti rinnovabili, micro-mercati, smart metering e smart cities. Si può partire dal concetto di base della blockchain, per capire l’importanza che può avere questa tecnologia per un mercato come quello energetico, dove sono sempre più uniti i termini chiave di sostenibilità ed efficienza nel quadro di un’offerta energetica ‘complicata’ dalla possibilità, data dalle energie rinnovabili, per i singoli utenti di passare da ‘consumer’ a ‘prosumer’. Con una rete blockchain, senza duplicazioni, si scambia valore senza terze parti, che intermediando intercettano valore.

Il token al centro della rete

Questo, scrivono Nadia Fabrizio del Cefriel e Annalisa Vacirca di Ibm nel loro report, “apre questioni non solo tecnologiche ma anche filosofiche e sociali importanti, legate alla responsabilità e alla gestione di queste reti governate in maniera del tutto automatizzata dagli algoritmi. L’asset digitale che viene scambiato, il token, diventa un elemento centrale della rete. Si parla quindi di token economy, dove il token diventa l’elemento di scambio e tecnicamente, anche, l’elemento che permette l‘interoperabilità tra sistemi decentralizzati diversi, un po’ come oggi abbiamo gli scambi di valuta tra sistemi monetari. Il token ha un impatto economico e sociale, divenendo elemento di scambio e uso, e aprendo interrogativi sui nuovi modelli di governance”. La situazione attuale, però, nel panorama generale “è caratterizzata da una mancanza di fondo di interoperabilità e di integrazione tra blockchain diverse. Vi sono inoltre problemi legati alla sicurezza. Tra i fattori attualmente percepiti come maggiormente limitanti vi sono la mancanza di standard di riferimento e quadri normativi chiari. Molto si sta facendo, attraverso anche iniziative di sistema, ma la strada da percorrere è lunga”.

Cambia il quadro economico

Quello che bisogna comprendere è che l’introduzione degli smart contract permessa dalla blockchain non è solo un cambiamento tecnologico, quindi, ma anche economico, al momento privo di regole di governance condivise. D’altronde, gli smart contract prevedono una definizione delle regole di governance che avviene prima dell’avvio delle transazioni, invece che durante: i termini degli accordi tra parti vanno definiti prima nel codice della blockchain, per poter avviare l’automazione di azioni prestabilite. Un vantaggio enorme in quei casi in cui si hanno contratti ripetitivi, difficilmente soggetti a cambi di accordo tra le parti.

Cosa si può fare con la blockchain?

Per avere un’ampia panoramica sulle possibilità aperte in campo energetico, conviene guardare a chi dimostra più coraggio nell’applicarla: le startup, con progetti grandi e piccoli. A New York, ad esempio, dieci abitazioni di Brooklyn ora possono scambiare tra loro elettricità, senza intermediari. Nella piattaforma TransActive Grid, creata da Lo3 energy, gli abitanti di queste abitazioni sono veri e propri produttori: sono loro a decidere il prezzo dell’energia prodotta dai pannelli solari della micro-rete, e a scambiarla con i vicini. Tra le iniziative individuate da Cefriel e Ibm c’è n’è anche una che riprende alla perfezione il concetto di “impatto sociale” di cui si parla nel report. L’obiettivo di SolarDAO è l’espansione della capacità produttiva di energia da fonte rinnovabile, attraverso la costruzione di impianti fotovoltaici. Con un sistema di voto ‘democratico’, il progetto prevede di dare a tutti la possibilità di investire ed usufruire della stessa profittabilità che hanno i grandi investitori. E anche nell’energia le valute digitali possono avere un ruolo: SolarCoin ha un valore di 1MWh di energia solare, ed è attiva già dal gennaio 2014 per incentivarne la produzione. I partecipanti processano le transazioni e le scrivono nel registro blockchain della rete peer-to-peer. La moneta, attiva in 32 paesi, può essere comprata e venduta su diverse piattaforme online di exchange. La SolarCoin foundation stima di raggiungere nel 2019 circa un milione di partecipanti.

Il caso E-Prosume

E in Italia? Nel report dell’Osservatorio digital energy del Politecnico di Milano viene citato il caso E-Prosume, prodotto della joint venture che integrerà la tecnologia sviluppata da Mangrovia blockchain solutions su Eugenio, lo smart hub domestico utilizzato da Evolvere per i clienti della propria community. Così sarà possibile non solo la gestione smart della casa, quindi, ma anche il tracciamento dell’energia prodotta e consumata dal singolo utente, abilitando anche il billing e il pagamento in tempo reale dell’energia stessa attraverso l’utilizzo di smart contract. Secondo il rapporto dell’osservatorio, la “normativa italiana riguardante lo smart metering e l’aggregazione per la fornitura di servizi di rete tramite VPP” attualmente limita le vere finalità del progetto: creare una community di prosumer, con scambi di energia peer-to-peer, e utilizzarne la rete come Virtual Power Plant (VPP) abilitato a fornire servizi di rete come la risoluzione delle congestioni e i servizi di bilanciamento.

 

Articolo di Alessandro Pulcini apparso sul numero di Fortune Italia di maggio 2019.

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