NF24
Cerca
Close this search box.

Il Conte2 alla prova delle infrastrutture

infrastrutture toninelli conte2
Morena Pivetti

Morena Pivetti

Hanno scatenato liti, anche furibonde – a volte alla luce del sole, spesso sottotraccia – quando il governo era nelle mani della maggioranza giallo-verde di Luigi Di Maio e Matteo Salvini, rischiano di scatenarne altrettante se il Conte 2, con la nuova maggioranza giallo-rossa di Movimento 5 Stelle e Pd, riuscirà a decollare nelle prossime ore: le scelte nel campo delle infrastrutture e dei trasporti sono potenzialmente tra le più divisive per gli sherpa “di lusso” (capigruppo e vice capigruppo di Camera e Senato, big di partito) che stanno scrivendo il programma di governo.

Salvo scoprire in futuro che il vero ostacolo non erano tanto o solo le promesse elettorali del Movimento Cinque Stelle, quanto la declinazione che ha scelto di darne il loro ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli.

Le grandi opere – a partire dalla Tav, Torino-Lione ma anche Brescia-Padova, proseguendo con la Gronda di Genova, il Passante di Bologna, la Campogalliano-Sassuolo fino all’aeroporto e alla stazione Av di Firenze – la revisione delle concessioni autostradali, con la revoca ad Autostrade per l’Italia, il salvataggio di Alitalia, il nuovo codice degli appalti e gli approdi alternativi a San Marco per le grandi navi a Venezia sono punte irte di spine, con alte probabilità per entrambi i contraenti del nuovo patto di governo di farsi male.

E’ vero che l’impianto generale degli investimenti in infrastrutture e mobilità sostenibile lasciato in eredità dal ministro Graziano Delrio non è stato troppo scalfito dall’Allegato al Def presentato a fine aprile e può essere rilanciato, ma è pur vero che le azioni concrete di Toninelli sono andate in senso contrario: nel 2018 il Ministero da lui guidato non ha speso 5,7 miliardi di fondi disponibili nel bilancio di cassa, gonfiando l’ammontare dei residui a 13 miliardi a fine anno.

I cantieri delle grandi opere si sbloccheranno finalmente, con i relativi effetti benefici su Pil e occupazione, o avranno la meglio i tanti comitati del “No”? Per la Gronda si confermerà il tracciato che ha tutti i via libera per partire o si ricomincerà da capo la progettazione, come ha imposto il Ministero solo pochi giorni fa? La revisione delle concessioni autostradali terrà conto dei contratti già sottoscritti con i concessionari o proseguirà nello scontro destinato a finire in tribunale? Autostrade per l’Italia continuerà ad essere il nemico pubblico numero 1, come hanno chiesto nelle ultime ore Alessandro Di Battista e Toninelli, o si attenderà il pronunciamento della magistratura sul crollo del Ponte Morandi? E per Alitalia, che ha le settimane contate, si perseguirà la soluzione Fs-Mef-Delta-Atlantia, nonostante le forti perplessità sollevate da tante parti, a cui si sono aggiunte quelle sul socio americano prodotte dall’alleanza Blue Skies?

Che ne sarà della profonda revisione del Codice degli appalti operata dai giallo-verdi – a cui mancano ancora i decreti attuativi – in nome di gare più veloci e meno appesantite dalla burocrazia, che ha stravolto le norme varate dal Delrio e a cui il Pd si è duramente opposto in Parlamento? E ancora, quale la soluzione al problema Grandi navi in Laguna? Delrio aveva individuato a Marghera l’alternativa al passaggio davanti a San Marco, Toninelli l’ha bocciata e scelto Fusina.

Proprio su infrastrutture, trasporti e mobilità, anche se non sono in cima all’agenda come i decreti sicurezza, la manovra economica e il taglio dei parlamentari, sarà interessante scoprire in cosa consiste la “discontinuità” tanto invocata dal Partito democratico. Come sarà interessante scoprire il punto di caduta trovato nel documento programmatico comune che dovrebbe essere consegnato al Quirinale. Se ci sarà.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.