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Un governo senza l’uomo solo al comando

La crisi si potrà chiudere con la formazione di un governo. Dopo gli ultimatum, i ricatti, gli strappi e le ricomposizioni di questi giorni. L’accordo tra Movimento Cinquestelle e Partito Democratico potrebbe archiviare l’ennesima fase di instabilità. Ci si arriva per convenienza, per calcolo, per logiche di parte. È, senza dubbio, il governo di chi ha voluto evitare il voto e di chi ha scelto l’unica strada possibile per neutralizzare l’uomo, Matteo Salvini, che ha scommesso sulle elezioni, con un azzardo senza precedenti. Cercava la legittimazione popolare, ha costruito da solo l’unica chance possibile per rivitalizzare i suoi avversari.

Questa crisi evidenzia però un altro aspetto significativo. Che potrebbe aprire per la politica italiana uno spiraglio inaspettato. La parabola dell’uomo solo al comando ha dimostrato un andamento sempre uguale a se stesso. Da Matteo Renzi a Matteo Salvini, fino a Luigi Di Maio, lo schema si ripete. La conquista rapida del consenso, la gratificazione personale che diventa delirio di onnipotenza, la pessima gestione del potere. Un premier che con il referendum costituzionale pensa di blindare una leadership decennale; un ministro dell’Interno promosso a capitano che vuole pieni poteri; un leader politico che prima si intesta due ministeri chiave e poi briga oltre la decenza per conservare uno status che non può più avere. Sono tutti e tre sufficientemente giovani per avere nuove opportunità e coltivare nuove ambizioni. Intanto, però, hanno dovuto fare i conti con la stessa realtà: il potere, quello che passa per il culto della personalità, può assumere il sapore dell’illusione.

Ora, può aprirsi una fase nuova. Senza uomini soli al comando, con una quota inferiore di personalismo, e con un po’ di politica in più. E’ la condizione per voltare pagina, una delle discontinuità più urgenti.

Nonostante lo spettacolo pessimo offerto nelle ultime settimane, Cinquestelle e Pd potrebbero trovare, spinti almeno dall’istinto di sopravvivenza, la forza per provare a percorrere una strada diversa. È difficile, ma non impossibile, che questa volta qualcosa possa cambiare. Il segnale stavolta arriva in casa Cinquestelle.

Con un ritrovato ottimismo, Beppe Grillo, parla di “occasione unica” in un video sul Blog delle Stelle, benedicendo il governo con il Pd e censurando chi perde tempo a difendere poltrone. Parla al suo (ex?) pupillo Luigi Di Maio e sposta il Movimento in una posizione lontana da quella voluta dal suo (ex) capo politico. E il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, raccoglie immediatamente la sfida: “cambiamo tutto e rispettiamoci gli uni con gli altri”. Per ora ci sono le parole. Se diventassero fatti, sarebbe una stagione nuova.

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