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Carige: parte l’aumento, ma potrebbe non tornare in Piazza Affari

di Paolo Algisi – Via libera della Consob all’aumento di capitale di Carige. L’authority di Borsa ha dato disco verde al prospetto della ricapitalizzazione da 700 mln di euro, necessaria per il salvataggio dell’istituto ligure. Fino al 13 dicembre gli attuali azionisti possono sottoscrivere la tranche in opzione, il cui controvalore ammonta a 85 milioni. La restante parte dell’aumento è garantita dal partner industriale Ccb (63 mln) e dal Fitd che, attraverso conversione del bond subordinato (313,2 mln) e quota cash (238,8 mln), metterà sul piatto 552 mln, che saliranno a 637 mln nel caso in cui la parte in opzione andasse deserta.

 

Il prospetto evidenzia diversi rischi tra cui quello che Carige, le cui azioni sono sospese in Borsa dal 2 gennaio 2019, possa non tornare a Piazza Affari. Per scongiurare il pericolo, che si concretizzerà qualora non si creasse un flottante minimo del 10%, occorre che i soci sottoscrivano il 12% della loro tranche, con un impegno di circa 10,3 mln. Una cifra contenuta solo per chi non è rimasto scottato dalla ‘fornace’ ligure, dove in pochi anni sono stati bruciati miliardi di euro.

 

“Non abbiamo aspettative, i soci guarderanno il prospetto e prenderanno le loro decisioni” ha detto il commissario Fabio Innocenzi. Da parte dei grandi soci (famiglia Malacalza, Volpi, Mincione) “non abbiamo avuto segnali preventivi né informazioni in anticipo quindi attendiamo e vediamo”.

 

Su richiesta della Consob, Carige ha dato evidenza ad alcuni dei rischi descritti analiticamente nel prospetto. L’aumento si configura come operazione “di salvataggio” senza la quale Carige precipiterebbe in una “crisi irreversibile, che porterebbe alla sua liquidazione”. La banca, infatti, non rispetta i requisiti di capitale e non dispone di capitale circolante sufficiente per far fronte alle “proprie esigenze” a 12 mesi.

 

Dopo aver chiuso il 2018 in rosso per 272,8 mln, il 2019 è atteso in perdita per 783 mln, in lieve peggioramento rispetto alla precedente previsione di 779 mln. Già nel 2019 Carige ha rilevato “scostamenti significativi” rispetto al piano strategico “nelle componenti economiche sottostanti” alla perdita. A maggior ragione “non vi è alcuna certezza” di realizzare gli obiettivi del piano strategico, che prevede il ritorno all’utile nel 2021 e profitti per 74 mln nel 2023.

 

L’aumento “serve proprio per dotare la banca di tutti quegli elementi necessari per essere in sicurezza”, ha sottolineato Innocenzi che, con i commissari, convocherà l’assemblea per nominare il nuovo cda “non appena chiuso l’aumento“, probabilmente il “31 gennaio” 2020. Se Carige dovesse restare fuori dalla Borsa, ha aggiunto, toccherà “ai regulator” l’ultima parola. Mentre un’eventuale Opa di Ccb per liquidare i piccoli soci è una decisione di competenza dei trentini.

 

Intanto Amco ha comunicato di aver ricevuto l’autorizzazione di Bankitalia all’acquisto di 2,8 mld di euro di crediti deteriorati (60% utp e 40% npl) al prezzo di 1 miliardo di euro. Amco ha anche presentato un’offerta per proteggere per cinque anni una parte del rischio di un portafoglio ‘high risk’ in bonis da 1,2 miliardi, a fronte del pagamento di un premio trimestrale. All’ex Sga andrà anche la gestione delle posizioni che verranno riclassificate come Npe.

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