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Logistica e trasporti, il bancomat della manovra

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Valgono il 9% del Pil italiano, fatturano 85 mld l’anno, contano 108mila imprese e 800mila occupati. Solo l’industria è più grande: logistica e trasporti sono la seconda colonna dell’economia nazionale, come hanno ripetuto tutte le associazioni nelle loro assemblee d’autunno. Il settore andrebbe sostenuto, incentivato, fatto crescere perché è strategico per la nostra manifattura, per le esportazioni, per il Pil. Germania docet. Invece, si sta trasformando nel bancomat del governo e della manovra, a cui accedere indiscriminatamente per reperire le risorse attese dalla plastic tax, dalla sugar tax, dalle flotte aziendali. Tutte cancellate, o quasi, tanto a pagare il conto ci pensa qualcun altro, segnatamente la logistica e il trasporto. Nessun altro ministero sembra essere stato torchiato, spremuto, dalla Legge di Stabilità in discussione in Commissione al Senato e dal decreto fiscale come il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. La cui voce, pubblicamente, non si è alzata.

 

L’allarme lo ha lanciato nei giorni scorsi Guido Nicolini, il presidente di Confetra, la confederazione più rappresentativa del settore che riunisce 20 federazioni e 80 organizzazioni territoriali e regionali, dopo la riunione della giunta: “Mai il settore della logistica e del trasporto merci – ha scritto in una nota – aveva subito un attacco simile: secondo i primi calcoli del nostro Centro Studi tra nuove tasse, costi aggiuntivi e tagli, arriviamo a 180- 200 milioni di costi in più l’anno”.

 

“L’aumento dell’Ires a carico dei gestori di pubblici servizi rappresenta l’ennesimo balzello – aveva denunciato anche Valentina Lener, direttore generale di Assaeroporti – che va a gravare sulle imprese aeroportuali, deprimendone lo sviluppo.” “Ancora una volta – ha continuato – i gestori degli aeroporti sono chiamati a sostenere rilevanti oneri non programmati e non riconducibili ad una strategia complessiva di crescita e sviluppo del sistema. Siamo fortemente preoccupati da una misura che non potrà che rallentare gli investimenti necessari all’ammodernamento delle infrastrutture, rendendo sempre meno competitivi i nostri scali”.

 

 

E come non ricordare la tassa di 15 euro a container, pieno o vuoto non importava (un vero e proprio nonsense), già inserita in manovra e sventata grazie all’immediata alzata di scudi dei porti e delle imprese che operano nei traffici marittimi e nell’intermodalità.

 

 

Dall’autotrasporto ai terminal portuali e ferroviari, dagli aeroporti agli operatori logistici, non si salva nessuno: rinvio delle misure sulle accise per i camionisti, dimezzamento del marebonus (dai 120 milioni del 2019), riduzione di un anno del ferrobonus (stanziati 40 milioni tra 2020 e 2021 ma con il 2022 scoperto), nuovi obblighi per gli operatori logistici, che sarebbero chiamati dal decreto fiscale a fare “gli ispettori” (non si capisce in virtù di quali poteri) nei confronti degli appaltatori, sul fronte dei costi, compreso quello del lavoro, da loro sostenuti e della sicurezza sul lavoro. Come se Dhl, Ups o Italsempione potessero chiedere alle cooperative che gestiscono i loro magazzini di esaminare le buste paga dei dipendenti.

 

 

Torniamo alle parole di Nicolini, che ben riassumono il disagio degli attori della filiera logistica: “È un attacco tragicamente distribuito: autotrasporto, terminal portuali, terminal ferroviari, marebonus, persino l’appalto di servizio è reso più esoso nella gestione attraverso l’articolo 4 del Dl fiscale. Evidentemente al Governo non è chiaro che il nostro comparto sta tenendo in piedi l’economia del Paese, essendo lo strumento fondamentale sia dell’import che dell’export: uniche voci positive di un quadro economico nazionale stagnante da anni. Sono partiti dalla plastic tax per il Green New Deal e sono arrivati togliendo risorse allo shift modale ed al trasporto sostenibile: complimenti. Capolavoro paragonabile solo alla flat tax a rovescio: dai giganti concessionari autostradali ai piccoli concessionari portuali o ferroviari, più 3,5 % di Ires per tutti”.

 

 

A latere il Governo, ricorda ancora Nicolini, ha trovato il tempo per cacciare senza ragione il Direttore delle Dogane, Benedetto Mineo. Così – in piena preparazione della Brexit, sperimentazione del nuovo Regolamento UE sui controlli, e gestione della guerra dei dazi – ci sarà il quarto Direttore negli ultimi 4 anni. “È davvero preoccupante il vuoto strategico e di visione che questo Governo manifesta”, conclude sconsolato il presidente di Confetra.

 

 

Va notato che le associazioni del settore non sono state chiamate a confrontarsi sulla costruzione della Legge di Stabilità, come la ministra Paola De Micheli avrebbe potuto agilmente fare convocando il Tavolo di partenariato per la logistica e i trasporti, che la legge le mette a disposizione. Non resta che sperare che in sede di discussione degli emendamenti alla manovra, il governo ritrovi un po’ di buon senso. E la logistica tempi migliori.

 

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