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Popolare Bari, è già bagarre. E i risparmiatori?

I fatti, da una parte, la politica divisa su tutto, dall’altra. In mezzo una banca, la Popolare di Bari, e, soprattutto, i risparmiatori. Si riaccendono i riflettori sulla crisi del credito e, di fronte al commissariamento di un’istituto in chiara difficoltà, la discussione prende subito la piega peggiore. Lo schieramento del ‘no all’aiuto alle banche’ si forma immediatamente, usando argomenti già noti: non si interviene per salvare chi ha gestito male le banche. E c’è anche chi è già pronto a scommettere che possa essere presto rimesso in discussione l’operato della Vigilanza e, di conseguenza, del Governatore di Bankitalia Ignazio Visco che ha ‘firmato’ l’accelerazione sulla banca pugliese.

La geometria è variabile e in questa fase, con l’opposizione fisiologicamente sulle barricate, le contraddizioni più rumorose sono dentro la maggioranza: Italia Viva, il partito di Renzi, che ha personalmente vissuto il travaglio di altri salvataggi (Banca Etruria il più sofferto), stavolta è intransigente. No a decreti che possano utilizzare, anche indirettamente, risorse per la Popolare di Bari. Il problema più evidente sembra quello di marcare un territorio, prima ancora di valutare i fatti.

Che sono sufficientemente seri per meritare un’analisi accurata. La Banca d’Italia ha disposto lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e controllo della Banca Popolare di Bari e ha aperto la procedura di amministrazione straordinaria, a causa delle perdite patrimoniali. Il premier Giuseppe Conte ha quindi convocato un Cdm per intervenire sulla crisi e adottare provvedimenti straordinari: la banca ha un’esigenza di maxi ricapitalizzazione e nei giorni scorsi ha confermato una richiesta d’aiuto al Fondo interbancario e l’avvio di un dialogo con il Mediocredito centrale per una partnership.

Fonti MEF spiegano il resto. Alla riunione del Consiglio dei Ministri, il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha illustrato i contenuti di uno schema di Decreto che prevede il potenziamento delle capacità patrimoniali e finanziarie della Banca del Mezzogiorno-Mediocredito Centrale (MCC), interamente controllata da Invitalia. L’incremento della dotazione patrimoniale della banca consentirà alla suddetta di operare quale banca di investimento che possa accompagnare la crescita e la competitività delle imprese. Nell’ambito e in linea con la suddetta missione, lo schema di Decreto prevede l’attuazione di un primo aumento di capitale che consentirà a MCC, insieme con il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) e ad eventuali altri investitori, di partecipare al rilancio della Banca Popolare di Bari. A seguito di questa informativa e della comune determinazione del Governo ad assumere tutte le iniziative necessarie a garantire la piena tutela degli interessi dei risparmiatori e a rafforzare il sistema creditizio a beneficio del sistema produttivo del Sud, l’obiettivo è quello di sottoporre il testo del decreto al prossimo Consiglio dei Ministri per la sua approvazione.

Ma il problema è diventato ora tutto politico. Con la maggioranza che rischia di perdere pezzi, servono comunque risposte tempestive. Magari tenendo in primo piano i fatti e ragionando sulle soluzioni, prima di consegnarsi all’ennesima bagarre ‘tutti contro tutti’ che finisce quasi sempre con il colpire gli unici incolpevoli: i risparmiatori.

 

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