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L’impatto del coronavirus sulle borse cinesi

Covid

La nuova epidemia di coronavirus non avrà un impatto prolungato nel tempo sull’economia cinese, e i fondamentali economici del Paese per una crescita a lungo termine rimangono invariati: “Siamo pienamente fiduciosi e capaci di minimizzare l’impatto dell’epidemia sull’economia”, ha spiegato Lian Weiliang, vice capo della Commissione Nazionale per lo Sviluppo e la Riforma, in una conferenza stampa a Pechino. Quello che è sicuro, è che l’impatto a breve termine si sta già facendo sentire.

Le azioni delle borse cinesi hanno chiuso in ribasso nel primo giorno di apertura dal 23 gennaio, dopo la lunga sospensione per il capodanno cinese prolungata proprio a causa dell’allarme coronavirus. L’indice composito di Shanghai ha chiuso in calo del 7,72 per cento, a 2.746,61 punti. L’indice di Shenzhen ha chiuso in ribasso dell’8,45% a 9.779,67 punti. Un crollo che testimonia, al di là delle parole del Governo, il peso dell’allarme Coronavirus sull’economia cinese: è la peggior giornata in Borsa dal 2015, anno dello scoppio della bolla azionaria cinese.

Sempre con l’obiettivo di tranquillizzare gli animi, il Governo cinese ha evidenziato i settori economici più in forma. Mentre l’epidemia ha messo un freno alle industrie, al sistema dei trasporti e il turismo, si è registrata una rapida crescita delle vendite online, l’alimentazione e l’intrattenimento, ha sottolineato Lian Weiliang. Alcuni hanno paragonato lo scoppio del coronavirus all’epidemia di Sars del 2003 e hanno fatto proiezioni di perdite economiche basate sui danni della Sars. Per Lian “l’attuale forza economica della Cina, le risorse e le capacità di affrontare le emergenze sono state significativamente rafforzate da allora, e siamo pienamente fiduciosi e capaci di vincere la battaglia contro l’epidemia”.

Intanto, il crollo delle borse è avvenuto nonostante la banca centrale cinese abbia immesso liquidità per 1,2 trilioni di yuan (circa 173,3 miliardi di dollari) nel sistema finanziario tramite pronti contro termine, un processo in cui la banca centrale acquista titoli dalle banche commerciali attraverso un’offerta, con un accordo per rivenderli in futuro. La People’s Bank of China (Pboc) ha iniettato 300 miliardi di yuan nel mercato attraverso pronti contro termine a sette giorni ad un tasso diinteresse del 2,4 per cento, e altri 900 miliardi di yuan di pronti contro termine a 14 giorni ad un tasso di interesse del 2,55%.

Nel frattempo, 1,05 trilioni di yuan sono maturati lunedì, con una conseguente iniezione netta di 150 miliardi di yuan. Ciò porterà a 900 miliardi di yuan in più di liquidità nel sistema bancario di quella registrata nello stesso periodo dello scorso anno, ha detto la Pboc. La mossa mira a compensare l’impatto della scadenza dei pronti contro termine e della scadenza concentrata dei fondi del mercato finanziario e a mantenere la liquidità nel sistema bancario ad un livello ragionevolmente sufficiente nel periodo dell’epidemia, secondo una dichiarazione sul sito web della banca centrale. La Pboc continuerà a prestare grande attenzione alla situazione di liquidità e a mantenere la macro liquidità ad un livello ragionevolmente ampio, secondo quanto dichiarato.

L’allarme per il coronavirus e le sue conseguenze economiche vanno ad aggiungersi ad un quadro che non si può decisamente definire roseo. I profitti delle principali imprese industriali cinesi si sono avvicinati a 6,2 trilioni di yuan (circa 885,7 miliardi di dollari) nel 2019, con l’industria manifatturiera ad alta tecnologia che ha superato altri settori, secondo i dati dell’Ufficio nazionale di statistica (Nbs). Gli utili, però, sono scesi del 3,3 per cento su base annua. “Fattori quali la debolezza della domanda, il calo dei prezzi dei prodotti industriali e l’aumento dei costi hanno portato al calo dei profitti”, ha spiegato lo statistico senior della Nbs Zhu Hong. I ricavi delle principali aziende industriali sono aumentati del 3,8% rispetto all’anno precedente, rallentando rispetto alla crescita dell’8,6% registrata nel 2018. In concomitanza con l’aumento dei costi, la redditività è stata compressa, ha osservato Zhu. I settori industriali chiave come l’acciaio, l’ingegneria chimica, l’automobile e la lavorazione del petrolio hanno registrato un forte calo dei profitti, rispettivamente del 37,6%, del 25,6%, del 15,9% e del 42,5% rispetto all’anno precedente.

Gli utili delle imprese industriali statali sono scesi del 12% rispetto all’anno precedente, passando a 1,64 trilioni di yuan. Nel solo mese di dicembre, gli utili delle principali imprese industriali sono diminuiti del 6,3 per cento rispetto all’anno precedente. Nonostante il calo complessivo degli utili, secondo Zhu, ci sono ancora dei punti di eccellenza. L’industria manifatturiera high-tech e le industrie emergenti hanno continuato ad espandersi costantemente, con profitti in crescita rispettivamente del 4,8% e del3% rispetto all’anno precedente. Grazie ai tagli su larga scala delle imposte e delle tasse e ad altre politiche di sostegno, le aziende private e le piccole imprese hanno goduto di un ambiente commerciale migliore. I loro profitti sono in controtendenza rispetto alla tendenza al ribasso, con una crescita rispettivamente del 2,2% e del 5% rispetto all’anno precedente. Lo scorso anno, circa 28 dei 41 settori industriali hanno registrato una crescita degli utili su base annua. Nove settori hanno addirittura registrato una crescita degli utili a due cifre. I profitti della produzione di attrezzature speciali e dell’industria delle bevande alcoliche e del tè raffinato hanno registrato un balzo del 12,9 per cento e del 10,2 per cento su base annua, rispettivamente. Settori come quello dei materiali da costruzione, della produzione farmaceutica e alimentare hanno visto la loro crescita dei profitti dal 5 al 10 per cento nel 2019.

 

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