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Lagarde non è Draghi, il Coronavirus affonda le Borse

Christine Lagarde non è Mario Draghi. La sintesi è brutale, e forse ingenerosa, ma fotografa l’effetto delle decisioni della Bce e delle parole del presidente dell’Eurotower sull’andamento delle Borse europee, in una giornata segnata dagli sviluppi dell’emergenza Coronavirus.

Piazza Affari ha chiuso in calo del 16,9%. È il maggiore ribasso in una sola seduta dalla nascita dell’indice nel 1998 e supera il precedente record negativo successivo al referendum sulla Brexit del 24 giugno 2016, quando la perdita finale della giornata fu del 12,4%. Londra ha perso il 10,9%, Parigi e Francoforte il 12,2%. Ovviamente più esposta l’Italia, vero e proprio epicentro della crisi: lo spread tra Btp e Bund supera anche la soglia dei 260 punti base, a 265,7, aggiornando i massimi da giugno 2019, per poi chiudere la giornata a 245 punti.

Questo, nonostante le decisioni prese, o non prese con il mancato taglio dei tassi di interesse, a Francoforte. Evidentemente, la capacità di convincere i mercati che sta mostrando Lagarde non è la stessa del suo ingombrante predecessore, Draghi. La fermezza del ‘Whatever it takes’ pronunciato per difendere l’Euro, e di tanti altri messaggi chiave della gestione del presidente italiano, rappresentano un precedente difficile da gestire, in termini di comunicazione. A maggior ragione se si sceglie la più infelice delle espressioni: “non siamo qui per chiudere gli spread”, ovvero non è la priorità allentare la tensione sui titoli di Stato italiani. Così come le scelte e gli strumenti utilizzati in passato rischiano di mettere in ombra quelli disponibili oggi.

La Bce ha deciso di ampliare il programma di quantitative easing, con un piano di acquisti netti aggiuntivi di 120 miliardi di euro fino alla fine dell’anno, “garantendo un forte contributo da parte dei programmi di acquisto del settore privato”. L’obiettivo “in combinazione con l’attuale programma di acquisto di attività” è quello di sostenere “condizioni di finanziamento favorevoli per l’economia reale in tempi di maggiore incertezza”.

L’Eurozona, dopo le misure della Bce, “necessita ora di una risposta ambiziosa e coordinata in termini di politica di bilancio per dare sostegno alle imprese e ai lavoratori a rischio”, ha evidenziato Lagarde. I dati economici in arrivo indicano “un considerevole peggioramento” delle prospettive economiche e la diffusione del coronavirus avrà un “impatto economico significativo”, costituendo “un grande shock alle prospettive di crescita“. Parole, queste, che in combinazione con le misure decise, non hanno rassicurato gli investitori.

Così come le rassicurazioni ‘mirate’ per l’Italia non sono state evidentemente sufficienti. Gli strumenti della Bce sono “disponibili per l’Italia, siamo impegnati contro la frammentazione” finanziaria dell’Eurozona. “Ci saremo, non deve esserci alcun dubbio su questo”, ha scandito il presidente della Bce in un’intervista alla Cnbc, dopo aver aperto alla possibilità per la Bce di derogare “se necessario” dalla regola che prescrive acquisti di titoli nazionali proporzionali alla quota di ciascun paese nel capitale della Banca centrale.

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