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Il patto di Stabilità non c’è più, il Coronavirus cambia la Ue

Era l’unica risposta possibile. È arrivata, dopo la maxi iniezione di liquidità della Bce da 750 mld, la mossa della Commissione Ue: il Patto di stabilità non c’è più. Sospeso ma, nei fatti, cancellato. I Governi ora sono liberi di “pompare nel sistema denaro finché serve” per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. L’annuncio, in un videomessaggio di un un minuto e cinquantaquattro secondi su Twitter, è arrivato dal presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen.

È scattata la General Escape Clause, la clausola che libera gli stati membri dai vincoli del Patto. Un passo, evidenzia Von der Leyen, “mai fatto prima”. Il Coronavirus, dice, “ha un impatto drammatico sull’economia, molti settori sono colpiti. Il lockdown è necessario per contenere il virus ma rallenta severamente l’attività economica. La scorsa settimana ho detto ‘faremo tutto il possibile per sostenere l’economia europea e gli Europei’ e oggi rispettiamo quello che abbiamo detto. Gli aiuti di Stato sono i più flessibili di sempre e i vostri Governi possono dare i soldi che servono a hotel, ristoranti, negozi, imprese piccole e medie”. Soprattutto, aggiunge Von der Leyn rivolgendosi a tutti gli Europei, “faremo di più per supportare voi e le vostre famiglie in questa crisi”.

Sta nascendo in queste ore un’Europa diversa. La portata gigantesca dell’emergenza sanitaria, sociale ed economica, ha cambiato qualsiasi parametro di valutazione. E ha giustamente azzerato proprio quei parametri che hanno regolato finora i rapporti tra gli Stati membri e la Commissione. Serviranno altre regole, quando sarà rientrata almeno la fase più acuta della crisi. Ma ora è il momento di mettere sul tavolo tutte le risorse disponibili per salvare il salvabile. Lo hanno capito, seppure con qualche giorno di ritardo, a Bruxelles e a Francoforte.

Ora sarà il governo italiano a dover utilizzare lo spazio reso disponibile dalla Ue per rispondere, decreto dopo decreto, un passo alla volta, a un’emergenza che dal punto di vista economico, non si risolverà né ad aprile né a maggio. Serviranno decisioni e provvedimenti “mai visti prima”, proprio come la scelta fatta oggi dalla Commissione Ue, e serviranno forze politiche capaci di sostenerle. Mettendo da parte le strumentalizzazioni e la propaganda, rimandando a tempi migliori la ricerca di consenso.

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