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Coronavirus, nulla sarà come prima

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È passato poco più di un mese, ma sembra un anno. Dal 21 febbraio, primo ricoverato ufficiale per Coronavirus a Codogno, è cambiato tutto. Nulla di quello che è successo aveva precedenti: l’epidemia ha causato morti e ha imposto decisioni dolorose. Abbiamo dovuto rapidamente capire cosa vuol dire rinunciare alla libertà personale, convivere con la paura e riempire giornate senza i punti di riferimento che abbiamo sempre avuto. Senza scuola, senza lavoro per tanti, senza la possibilità di condividere spazio e tempo con gli altri. Non sappiamo, oggi, quando e come ne usciremo.

Noi, intanto, non ci siamo fermati un attimo. Abbiamo stravolto il timone, smontato storie pronte, e cercato di raccontare, a modo nostro, quanto più possibile di una realtà difficile da comprendere, impossibile da fermare nelle logiche abituali di un mensile. Abbiamo scelto di focalizzarci su quello che sta cambiando e, per quanto possibile, su quello che potrà restare dopo, quando sarà possibile dichiarare finita la guerra al Coronavirus.

Guerra, non solo emergenza sanitaria. Perché il tragico bilancio dei morti, aggiornato tutti i giorni alle 18 dalla Protezione civile, non ammette dubbi sulla portata di quello che stiamo vivendo. E anche perché lo scenario economico sarà quello di un dopoguerra. Le imprese sono ferme, l’intero flusso dei pagamenti sospesi, il mercato del lavoro vivrà una nuova, e più acuta, fase di sofferenza. Soprattutto, sono destinati a cambiare gli equilibri mondiali. Chi sarà in grado di rialzarsi prima potrà dettare le regole del gioco. Con la globalizzazione da ripensare e l’Europa da ricostruire, partendo dalla decisione senza precedenti di annullare il Patto di Stabilità. Servirà un governo sovranazionale dell’economia, suggerisce Patrizio Bianchi, cattedra Unesco su Educazione, crescita, uguaglianza all’Università di Ferrara.

Sicuramente, nulla sarà come prima. Raccontiamo l’impatto dell’epidemia sul sistema sanitario e sull’industria farmaceutica. Ma anche quello sui consumi e sulla digitalizzazione del Paese, con la scuola a distanza e lo smart working che hanno impresso un’accelerazione inimmaginabile in condizioni normali. Le conseguenze per le imprese sono accennate nell’ondata di profit warning che ha travolto quelle del comparto moda e lusso, le prime a essere colpite dalla pandemia fin dalla prima esplosione in Cina.

Alla space economy è dedicata una serie di approfondimenti che avevamo immaginato più ampia, quando il virus era ancora un fattore esterno alla nostra realtà. Resta però un settore che può rivelarsi un asset strategico per la crescita, e che prima di altri potrà reagire allo stallo dell’attività economica. La strategia dell’Esa, il tessuto fatto di eccellenze mondiali e di startup innovative possono interagire garantendo applicazioni in grado di moltiplicare la ricadute economiche dell’attività spaziale.

Dalla redazione americana, un pacchetto di storie che spiega come ripensare le metropoli, a partire da quelle che hanno subito grandi trasformazioni negli ultimi anni, come San Francisco, in California, e Shenzhen, in Cina.

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