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Coronavirus, liquidità alle imprese: Sace resta sotto Cdp

Alle fine, si profila una soluzione condivisa. Sace resta sotto Cdp ma avrà un perimetro operativo più allargato e già con il decreto per la liquidità alle imprese, che andrà in Cdm domani: sullo schema di quel che fa il fondo centrale di garanzia gestito da Mcc per le Pmi, Sace farà lo stesso per medie e grandi con garanzie fino al 90%.

In queste ore, il decreto per garantire liquidità in piena emergenza Coronavirus si è intrecciato con il destino di Sace, oggi nel Gruppo Cdp, ma ‘rivendicata’ dal Tesoro. Se ne parla da tempo e periodicamente riemerge il progetto, un vecchio ‘pallino’ del direttore generale del Mef Alessandro Rivera, di riportare la società che fa garanzie per i finanziamenti alle imprese (finora finalizzati all’export) nel perimetro del ministero di Via XX Settembre.

Rispetto all’ipotesi, in questa fase caldeggiata anche dal ministro Roberto Gualtieri, si è consumato anche un confronto acceso nella maggioranza: il Pd di è speso per sostenere il piano, il Movimento Cinquestelle si è arroccato in difesa dell’attuale collocazione di Sace. Non a caso, con una richiesta del 2 aprile, ha sollecitato la convocazione della commissione di vigilanza parlamentare sulla Cassa, che non si riunisce da mesi e che non ha ancora eletto presidente e vicepresidente.

Prima in un incontro a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e l’amministratore delegato di Cdp Fabrizio Palermo, e poi in una serie di incontri tecnici al Mef, si è parlato del decreto e anche del ruolo di Sace.

E’ evidente che, insieme a quello dell’intero gruppo Cdp, il ruolo di Sace possa essere considerato centrale quando si parla di fornire garanzie. Il passaggio al Mef comporterebbe un riacquisto e servirebbe una cifra consistente, nell’ordine di 5 o 6 miliardi. Anche per questo, con la maggiore flessibilità concessa da Bruxelles per fronteggiare il Coronavirus, i sostenitori dell’operazione hanno pensato di sfruttare l’occasione per procedere.

D’altra parte, ci sono state diverse questioni tecniche da considerare. Primo, per far operare Sace su garanzie che non riguardano l’export servirebbe una revisione del modello operativo. Secondo, andrebbe rivista la compatibilità con i sistemi operativi delle banche, che sono ‘tarati’ su quelli di Cdp. Terzo, la stessa operatività della Cassa, con un piano industriale nel pieno del suo sviluppo, sarebbe influenzata da un cambiamento del genere.

Affidare la gestione delle garanzie a Sace, fuori dal perimetro di Cdp, vorrebbe dire aprire un’implementazione che richiederebbe mesi per essere operativa. Affidarla a Cdp, in linea con i modelli di Cdc e Kfw di Francia e Germania, consente di sfruttare prodotti delle Casse europee già integrati con le banche, conosciuti dallo stesso sistema bancario e Confindustriale. E anche appoggiarsi su un sistema collaudato. Cdp finanzia, Sace rilascia la garanzia, Simest fornisce contributi agli interessi. Diversamente, le imprese rischierebbero di avere interlocutori diversi, tempi lunghi e perdere vantaggi competitivi.

Una cosa sembra certa. Servono, in queste ore, le decisioni più utili a rendere più rapido e più efficace possibile un intervento a favore delle imprese per dare linfa vitale a un sistema che sta soffocando. Mettendo da parte gli interessi e le aspettative delle forze politiche, si decida quale sia la strada migliore da percorrere per portare liquidità al sistema, nel più breve tempo possibile.

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