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Calcio, al vaglio la discesa in campo nonostante il coronavirus

Torneo portato a termine in una sola città, in poche settimane, senza pubblico, tutelando gli interessi economici di club, calciatori, tv e sponsor. Tra le varie opzioni sul tavolo della Lega calcio sulla Serie A (che per lo stop imposto dall’epidemia di Covid-19 rischia un default da oltre 600 milioni di euro), oltre all’annullamento della competizione e alla ripresa a porte chiuse, è ancora in piedi l’idea di far giocare le squadre a Roma, negli stadi della Capitale, dopo un ritiro-clausura di 45 giorni.

Allenamenti, partite (a porte chiuse), ovviamente tamponi con risultati veloci, chiusura entro l’estate. Un format decisamente originale per l’Europa, un argine per garantire alle società di mettere in cassa i soldi concordati con le tv a pagamento, tutelandosi anche da eventuali cause legali e anche per gli atleti che non accuserebbero un decurtamento eccessivo sullo stipendio. Una soluzione estrema, certo. Il virus produce ancora troppo dolore e vittime. Ma forse gradita ai tifosi senza sport da oltre un mese che potrebbero riannodare il filo con il pallone, con un segmento di vita reale, mentre si fanno i conti con le restrizioni imposte dal Covid-19.

Il progetto è sicuramente un passo avanti rispetto alla Bundesliga (a rischio crac da 700 mln di euro) che medita di tornare in campo a porte chiuse, mentre la Premier League (danni potenziali per 1,2 mld di euro) è per ora sospesa a tempo indeterminato con i club che piazzano atleti e dipendenti in cassa integrazione, così come la Liga spagnola, e trova pure una sponda nello sport americano. Qualche giorno prima del progetto della Lega calcio, riportato da Repubblica.it, è saltata fuori l’idea glamour del commissioner della Nba, Adam Silver, che ha iniziato a flirtare con l’opzione di portare le 30 franchigie della Lega a Las Vegas per far disputare le ultime gare della regular season e poi dei playoff. Dunque, Lebron James e le altre stelle nella Sin City, dove già si gioca in estate – quando i campioni sono a riposo -, la Summer League, in cui le squadre della Nba schierano i nuovi arrivi dal college in squadra con atleti a contratto per pochi giorni.

A Las Vegas ci sarebbero alberghi (cinque stelle extralusso), strutture per gli allenamenti, oltre alle arene (almeno quattro) per portare a termine il calendario. Ovviamente, partite senza pubblico. Dunque, la formula per evitare il crash, partite ravvicinate con l’Nba pronta spremere gli atleti, dopo aver fatto sapere di aver già perduto circa un miliardo di dollari tra incassi per la furia del Coronavirus. E l’esperimento della Nba a Las Vegas, che ovviamente conta su pareri positivi e contrari, ha ispirato anche la Major League Baseball, con la Lega e le società che stanno lavorando alla possibilità di portare in torneo in Arizona già da maggio (di solito il via avviene qualche settimana dopo), con una dozzina di campi per allenamenti e partite nel raggio di 60-70 chilometri.

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