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Coronavirus, Ballandi (Kontatto), rimettiamo in circolo la moda italiana

Si moltiplicano le richieste e gli appelli al Governo per concedere al settore tessile moda una ripartenza anticipata rispetto alla data per ora annunciata del 4 maggio, dopo il lockdown per l’emergenza Coronavirus. Uno di questi arriva dal Centergross di Bologna, polo italiano del fast fashion, con le sue 400 aziende del comparto moda che generano un fatturato di 5 miliardi l’anno e danno lavoro a 6000 dipendenti. Qui operano, tra gli altri, il Gruppo Teddy (Rinascimento, Kitana, Terranova, Calliope – 644 milioni di fatturato e 2.892 dipendenti) e il Gruppo Imperial (Imperial, Please, Dixie, Magico Kid – 200 milioni fatturato e 800 dipendenti). E Kontatto, brand di abbigliamento donna, 23 milioni di giro d’affari nel 2019 e 60 dipendenti. Federico Ballandi, che ne è il titolare, segnala l’urgenza di riaccendere i motori della produzione proprio per la tipicità della produzione fast. Campionari rinnovati settimanalmente e consegne ai negozi con la medesima tempistica richiedono che le aziende, quando suonerà la campanella del via, siano pronte e con la merce in consegna. Immediata. Per fare questo è necessario studiare con il retail un piano per la ripartenza, ragionare sulla programmazione, non guardare ai bilanci, ma riattivare un sistema che per come è strutturato fa della velocità la sua stessa essenza.

“Bisogna ricominciare a lavorare. Dobbiamo prendere la temperatura, usare mascherine, sanificare ambienti? Benissimo. Ci siamo attrezzati. Si devono programmare rientri scaglionati? Bene. Ma serve chiarezza. C’è troppa confusione e situazioni in continuo cambiamento. Se le aziende della moda, soprattutto quelle che operano nel fast fashion, non tornano operative subito, quando ci sarà la Fase Due, ovvero la riapertura dei negozi, sarà troppo tardi” dichiara a Fortune Italia. Bene dunque una riapertura generalizzata a maggio e con tutte le specifiche del caso, soprattutto sanitarie e di contenimento, ma “il polo del fast deve iniziare prima, i negozi a cui abbiamo consegnato le collezioni ‘flash’ hanno necessità di rivederci e riprogrammare. Dobbiamo ripianificare le consegne, discutere delle forniture”. Il calendario del fast fashion è differente da quello del sistema moda tradizionale, che ha potuto presentare e vendere l’estivo a settembre. Il fast deve produrre le nuove collezioni, mostrarle, venderle e consegnarle quando i negozi riapriranno. In tempi, dunque, rapidissimi. “Dobbiamo tornare a lavorare insieme, anche con bilanci negativi. Le società più strutturate, che hanno idee, hanno il dovere – chiosa Ballandi – di riattivare la filiera”.

Filiera che per il fast fashion è tutta made in Italy, a pochi chilometri da Bologna, 100 al massimo per Kontatto, a fronte di una clientela globale. Il brand lavora in tutto il mondo, dal Canada a Hong Kong. Ora però il fermo dei trasporti e una possibile riapertura a scacchiera della distribuzione potrebbe creare problemi alle consegne, ma anche “una grande opportunità”. Per Ballandi, a giovarne potrebbe essere proprio il mercato interno. “Certo – dice – stiamo lavorando per fare arrivare il campionario in Russia, ma la verità è che la ripartenza sarà a ‘giro stretto’, con molte opportunità proprio per l’Italia. Noi siamo pronti, abbiamo creatività, voglia di ricominciare, un ufficio stile agile e dinamico. Siamo fermi ai blocchi di partenza”.

E il tempo per resistere “è poco”. “Il mio sogno è tornare al lavoro. Non per me, per le persone che credono al mio progetto, per i miei collaboratori e per i loro figli. Vogliamo tornare nel pieno del lavoro sapendo che dovremo fare dei sacrifici, ma mettendoci la faccia”. Kontatto non ha ancora stimato la contrazione in termini di vendite e di mancati guadagni: “adesso non si guarda a bilanci e previsioni di fatturato. Adesso si rimette in circolo la moda italiana”.

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