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Coronavirus, e se i calciatori dessero l’esempio?

La notizia è fresca. I giocatori della Roma hanno rinunciato, spontaneamente, a quattro mesi di stipendio. Lo hanno fatto, spiegano in una lettera inviata al Ceo Guido Fienga, per aiutare la Società ad affrontare l’emergenza legata allo stop imposto dal Coronavirus: “Con la speranza di fare qualcosa che aiuti la Società a far ripartire al meglio il progetto Roma che tutti condividiamo, abbiamo deciso di fare questa proposta finanziaria”.

 

Lo stipendio dei calciatori della Roma varia dai 500mila euro del giovane Riccardi agli oltre 5 milioni netti di Dzeko. La spesa complessiva per ingaggi supera i 60 mln netti e, considerando gli importi lordi, supera i 110 milioni. A spanne, il taglio di 4 mesi, pari a un terzo dello stipendio annuale, può dare un contributo di 20 mln netti (un po’ meno di 40 lordi).

 

Ora, i calciatori sono dei privilegiati. Hanno stipendi milionari e sono, per definizione, l’icona del ‘guadagno facile’. Ma in questa situazione possono diventare un termine di paragone significativo. Possono dare, per una volta, un esempio. Il loro contributo serve anche a salvare i dipendenti che sono finiti in cassa integrazione. Sono 77 dalla seconda settimana di aprile ma a turno sarà coinvolto gran parte del personale del club giallorosso, fino ad oltre 250 lavoratori. Ecco perché il gesto dei calciatori può essere letto come un caso di solidarietà dall’alto che inverte il processo che spesso si innesca in condizioni di crisi, quando in genere sono i dipendenti a dover accettare contratti di solidarietà che tagliano il loro reddito.

 

Guardando ora alle società quotate, non è troppo azzardato fare un paragone tra i calciatori e la prima linea di management. I manager (non tutti) guadagnano sicuramente meno dei calciatori di serie A ma hanno sicuramente carriere più lunghe. Un loro contributo alle rispettive società potrebbe consentire di ridurre l’impatto della crisi sui dipendenti. E se si aggiungono i dividendi, e quindi la remunerazione degli azionisti, il conto complessivo sale e l’incidenza di un gesto di solidarietà anche.

 

I calciatori restano privilegiati. E i manager, così come gli azionisti, faranno le loro scelte. Ma la solidarietà, in questa fase, può prendere anche un percorso diverso rispetto a quelli abituali.

 

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