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La corsa mondiale alle app anti-Covid19

tracking app

Oltre un milione di australiani ha scaricato l’app di tracciamento anti-coronavirus scelta dal governo ad appena 24 ore dal lancio. Lo riporta la Bbc: COVIDSafe app utilizza il Bluetooth per tenere traccia degli “incontri” che gli australiani hanno a un metro e mezzo di distanza. L’app invia una notifica se un cittadino si intrattiene per più di 15 minuti a stretta vicinanza con un individuo che è risultato positivo al test del Covid-19 ed informa gli utenti di eventuali casi tra le persone con cui sono venute a contatto. In tutto il mondo si sta verificando una corsa verso app per il tracciamento degli spostamenti dei cittadini per cercare di monitorare contatti e contagi. Ogni singolo paese – Australia, Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Usa, paesi asiatici – sta selezionando un’app da sottoporre ai cittadini, per lo più su base volontaria, per tracciare i cittadini con sintomi e per avvertire tempestivamente tutti coloro con cui questi sono venuti a contatto.

 

Agli australiani viene chiesto di inserire fascia d’età, numero di telefono, codice postale e un nome, che può anche essere uno pseudonimo. I dati, assicura il governo australiano, verranno cancellati dopo 21 giorni o comunque al momento della cancellazione dell’app dal telefono. L’app è stata rilasciata sabato pomeriggio ed è stato il ministro della salute Greg Hunt a confermare il dato sui download con un tweet. L’Australia ha avuto 80 morti per Coronavirus e 6.694 casi confermati, stando ai dati della Johns Hopkins University: il contagio è andato decrescendo nelle ultime settimane. Il primo ministro Scott Morrison ha anche detto che nei prossimi giorni le restrizioni imposte ai cittadini potrebbero essere allentate qualora un numero sufficiente di persone utilizzasse l’app (che significa almeno il 40% della popolazione). L’app dell’Australia è molto simile a quella adottata a Singapore, TraceTogether, ed esattamente come quest’ultima, ha suscitato alcune perplessità sui rischi per la privacy: il governo australiano, tuttavia, ha assicurato che solo le autorità sanitarie avranno accesso ai dati, che saranno conservati sul territorio australiano e che nessuno “nemmeno l’ordine di un tribunale” potrà accedervi.

In questa corsa al tracciamento mondiale degli spostamenti, ovviamente, sono entrati anche Apple e Google, ovvero i due giganti tech proprietari dei sistemi operativi installati sulla maggioranza degli smartphone in circolazione (iOS e Android). Tutte le discussioni che i due colossi stanno avendo con i vari governi del mondo vertono intorno a due elementi: quanti dati vengono raccolti e dove vengono conservati con l’accesso di chi. Uniformare i protocolli di privacy di ogni Paese, con quelli di Apple e Google, è il traguardo di questa corsa e di questa sfida.

 

Regno Unito, Germania, Italia e Francia, infatti, stanno sviluppando app proprie basate su condizioni di privacy diverse. Apple e Google hanno dichiarato di voler adottare un approccio congiunto nel rilasciare le API per le applicazioni di tracciamento, ma non tutti i paesi interpellati hanno imposto gli stessi termini di privacy dei due colossi: Regno Unito, Italia e Francia, ad esempio, stanno sviluppando un approccio centralizzato che attualmente non sarebbe permesso dalle condizioni di Apple e Google. Nel Regno Unito si sta sviluppando un’app che chiede molti più dati rispetto a quelli che sono disposti ad raccogliere Apple e Google, e pertanto – sostengono oltremanica – la conservazione di questi dati non potrà essere lasciata alle società private, bensì dovrà essere gestita direttamente dal governo. Gli inglesi sono stati tra i primi a utilizzare le app per monitorare l’epidemia. Già nel mese di marzo, infatti, i ricercatori del King’s College di Londra avevano chiesto ai cittadini di scaricare l’app Covid Symptom Tracker per cercare di capire quali fossero i sintomi ricorrenti tra i positivi Covid-19 arrivando a identificare la perdita di gusto e olfatto come sintomi che si manifestavano nella grandissima maggioranza di positivi. L’app è diventata in pochi giorni la terza più scaricata del Regno Unito e la grande adesione dei cittadini ha permesso di aumentare la certezza sui sintomi descritti.

 

L’Unione Europea ha rilasciato anche delle linee-guida sulle app di tracciamento per il Covid-19. Le app, dicono dalla Ue, devono essere volontarie, approvate dalle autorità sanitarie locali, devono proteggere la privacy degli utenti e devono essere cancellate quando non saranno più necessarie. L’uso del Bluetooth è il comune denominatore delle app di tracciamento. Tutte le app si affidano a questa tecnologica, meno invasiva del Gps, per tracciare i contatti tra le persone. Tuttavia le app prevedono un utilizzo continuo del Bluetooth che attualmente non è contemplato, per esempio, nell’iPhone: il collegamento al Bluetooth c’è solo se l’app è aperta e il telefono sbloccato. Ma Apple e Google hanno dichiarato di poter “ovviare” a questo problema, se i governi accettano le loro condizioni di privacy.

 

La Francia, infatti, avrebbe chiesto ad Apple di rimuovere gli ostacoli tecnici che impediscono all’app governativa di funzionare in modo costante in background, riporta Bloomberg. Sebbene il duo Apple-Google stia lavorando per offrire ai governi una soluzione comune, la Francia prevedrebbe comunque di attenersi alla propria app, che dovrebbe essere rilasciata l’11 maggio, insieme a un allentamento delle restrizioni agli spostamenti dei cittadini. Il problema, ancora una volta, è la conservazione dei dati, che la Francia, come altri paesi europei, vuole gestire in modo centralizzato. Da Google e da Apple rispondono che qualsiasi sistema che invia i dati a una location centralizzata è più vulnerabile a forme di sorveglianza sugli utenti e quindi godrebbe di molta meno fiducia da parte degli utenti.

 

Anche la Germania sta lavorando a una app di tracciamento dall’inizio di marzo, con finanziamenti da parte del ministero dell’Istruzione e quello della Salute. L’obiettivo è sempre lo stesso: informare tempestivamente i cittadini di contatti con individui positivi, in modo da non perdere un minuto di tempo. Se all’inizio anche il governo tedesco stava optando per una soluzione centralizzata, la situazione, secondo quanto riporta Reuter, sarebbe cambiata nelle ultime ore, con una virata verso l’approccio di Google e Apple: i ministri Helge Braun e Jens Spahn hanno affermato che la Germania adotterà un sistema “decentralizzato” nella conservazione dell’app in fase di sviluppo.

 

Questa è la strada scelta, d’altro canto, da tanti altri paesi europei, che hanno scelto l’approccio denominato Decentralized Privacy-Preserving Proximity Tracing (DP-3T), allineato con le richieste delle due big tech. L’Estonia, l’Austria, e la Svizzera baseranno le proprie app su questo protocollo. Secondo molti accademici – che hanno firmato anche una “lettera aperta” proprio sul tema – la soluzione decentralizzata sarebbe quella più sicura per i cittadini, anche in considerazione del fatto che, una concessione ai governi potrebbe costituire un pericoloso precedente. Qualora dopo aver detto di sì a un paese come la Francia, Apple e Google ricevessero uguali richieste da paesi come la Cina o l’Iran quale sarebbe la loro risposta a una richiesta di organizzazione che di fatto abiliterebbe la sorveglianza globale sui cittadini?

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