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Lo smartphone telecomando per lo shopping del futuro

(Luxuryandfinance) – Lo smartphone sempre più telecomando per lo shopping del futuro. Già lo era, ma la pandemia ha impresso una evidente accelerazione, con i consumatori costretti a casa e i commercianti a inventarsi quante più nuove strategie di vendita possibili. Necessarie anche per superare dei limiti fisici. Per Stefano Portu, fondatore e amministratore delegato di ShopFully, multinazionale italiana con 200 dipendenti, 25 milioni di utenti solo in Italia e 700 retailer e brand partner a livello globale, spiega a Luxury&Finance che “il telefonino, nella nostra visione, è un passpartout, un telecomando dello shopping online ma certamente anche di quello fisico, perché capace di creare una relazione più agile e ordinata, negli spazi e nei tempi”. Lo ha chiarito definitivamente il lockdown che si è reso necessario per contenere la pandemia, e lo richiedono le regole di distanziamento e ulteriore contenimento che ci accompagneranno per i mesi a venire.

“Al netto delle preoccupazioni, ci troviamo di fronte a un imperativo: ricostruire e costruire soluzioni nuove che ci consentano di riprendere a vivere e lavorare tutti in modo efficace. Ci sono e saranno tante piccole e grandi limitazioni che renderanno lo shopping più complicato. Limitazioni che vanno rimosse. In questo periodo – spiega Portu – abbiamo assistito a una iper-sperimentazione da parte dei consumatori di nuovi punti vendita, diversi da quelli a cui erano abituati, e di nuove categorie merceologiche”. ShopFully ha realizzato una survey sulla propria community dalla quale emerge infatti che il 71% di quanti hanno acquistato alimentari ha cambiato le abitudini di acquisto, che significa avere sperimentato nuovi punti vendita. Oltre 60% ha detto di avere cambiato la frequenza e gli orari della spesa. Quasi due terzi dei clienti ha indicato una frequenza di una volta alla settimana. Con chiare conseguenze anche sulla ‘preparazione’ alla spesa: ci si sta abituando a una lista molto più precisa, con una maggiore attenzione alle quantità, alla promozione e ai prezzi. Si è anche evidenziata la sperimentazione di nuove categorie merceologiche, ad esempio prodotti meno preparati (del resto il tempo per cucinare è aumentato considerevolmente) e di nuove modalità di acquisto cioè l’e-commerce. “Questi i trend che sono emersi, ma in particolare – sottolinea l’ad di ShopFully – ne esce molto rafforzato il fatto di usare il telefono come telecomando dello shopping, non solo digitale ma anche fisico”.

Innanzitutto, fa notare Portu, “il caso di ShopFully mostra che i 20 milioni di famiglie e-shopper hanno trascorso quasi il 60% di tempo in più online rispetto al solito, picchi di utenza con l’obiettivo di cercare offerte, negozi, promozioni. Che tradotto significa tanto tempo passato a preparare la spesa, a raccogliere informazioni su prodotti, ma anche sugli orari, sulle code. Insomma, il consumatore ha capito che può trovare molte informazioni ancora prima di arrivare in negozio. E ora se le aspetta”.

L’attesa, nel breve, è per tre trend fondamentali: il consumatore pretende di accedere a tutte le informazioni del negozio fisico prima ancora di entrarci e, a maggiore ragione, quando è dentro. “Significa che il 60% della nostra community – spiega Portu – vuole sapere se il prodotto è disponibile in negozio dal telefono, il 25% vuole recensioni di altri consumatori e il 23% vuole sapere qual è l’esatta corsia del supermercato in cui si trova il prodotto”. Insomma, una aspettativa molto forte che “le mura di questi negozi diventino trasparenti”. Secondo trend, quello della pulizia e della iperigienizzazione che diventa dirimente, anche in relazione ai pagamenti. Che saranno sempre più digitali, con il telefono che non implica il contatto e diventa dunque un tema di grande attualità.

Il terzo trend riguarda le formule che possono favorire il distanziamento sociale e che hanno a che fare con il layout dei negozi, ma anche con una serie di indicazioni che possono essere offerte al consumatore, come ad esempio quale è il momento della giornata ottimale in cui andare a fare la spesa. Un tema di gestione di flussi verso i negozi che diventa chiave. “E nella nostra visione è proprio il telefono che diventa elemento centrale”. “Questa è una pandemia che porta a chiederci perché una serie di trasformazioni non le abbiamo fatte prima” osserva Portu, che cita il manifesto di Marc Andreessen, guru del venture capital americano, che recita più o meno così: ‘questa crisi che viene da un difetto di immaginazione, ma anche da un difetto di costruzione’. “Ci sono cose nella sanità, nel retail, nelle scuole che non abbiamo costruito e che ci sono mancate tantissimo. Ora molti player dello shopping ma soprattutto chi si occupa di sanità e scuola ha davanti l’imperativo di costruire. E sicuramente nel retail, che è settore pragmatico, assistiamo a una accelerazione fortissima. Ecco dunque che il telefono oltre a un tema di business, diventa strumento per riattivare i consumi e la vita normale”.

Ma intanto, un altro elemento si rende evidente: la competizione non si gioca tra e-commerce e negozio fisico. “Credo che i retailer di maggiore successo saranno omnichannel, in grado di curare il rapporto con il territorio e con i suoi consumatori attraverso una serie di touch point, che vanno dal negozio fisico a quello digitale e tutte le possibilità di ordinare e acquistare che ci sono. All’interno di questo paradigma, c’è spazio per diversi verticali e dinamiche competitive diverse”. Ed ecco il punto: “si vince o si perde la battaglia per la capacità di presidiare il consumatore proprio dove trascorre ormai otto ore al giorno, e cioè sugli schermi digitali”. Che poi l’acquisto avvenga online o offline, diventa quasi secondario, una decisione molto più del consumatore che non del retailer. Il vero tema è non perdere la sfida del digitale in generale, di cui l’e-commerce rappresenta solo una parte. Come a dire che il competitor del fisico non è il digitale, anzi: possono essere alleati, e viceversa ovviamente (vedi Amazon e Alibaba che stanno aprendo spazi di vendita fisici). Il vero competitor è il player dominante. L’Amazon e l’Alibaba della situazione, appunto. Si riproduce esattamente quello che avvenne quando il piccolo negozio della cittadina di provincia americana si trovò dalla sera alla mattina un Walmart accanto. “Non esiste un tema di digitale contro fisico. Il paradigma è più un tema di dimensioni che non di canali” chiosa Portu.

Per venire incontro a una urgenza, quella della gestione delle code, ShopFully ha messo a punto una app che, sulla base del contributo degli utenti in coda, stima i tempi di attesa dei vari negozi. ‘DoveFila’ è il nome della app, una sorta di Waze applicata allo shopping, spin off di DoveConviene. “Un piccolo ma rilevante contributo per gestire la popolazione e le fasce orarie in attesa”.

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