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Dal Governo ok allo scostamento di bilancio da 25 mld

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In seguito al Consiglio europeo dei giorni scorsi, in cui è stata definita la portata del Recovery Fund, il piano di aiuti per i paesi colpiti dal Coronavirus, ora il dibattito interno italiano si concentra su come spendere i 209 miliardi. In seguito al Consiglio dei ministri di ieri, è stato deciso che il governo chiederà l’autorizzazione al Parlamento – che lo voterà il prossimo 29 luglio – per un ulteriore ricorso all’indebitamento di 25 miliardi di euro nel 2020, 6,1 miliardi nel 2021, 1,0 miliardi nel 2022, 6,2 miliardi di euro nel 2023, 5,0 miliardi di euro nel 2024, 3,3 miliardi nel 2025, e 1,7 miliardi a decorrere dal 2026. Il nuovo livello di indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è, di conseguenza, fissato all’11,9 per cento del Pil nel 2020. Il nuovo livello del debito pubblico si attesta al 157,6 per cento del Pil nel 2020.

 

I soldi che arriveranno da Bruxelles dal Recovery (non prima del 2021) dovranno essere spesi per il 70% nei prossimi due anni ma il nostro governo dovrà nei prossimi mesi compilare un piano da presentare alla Ue con un programma di “spesa” e di ricostruzione per l’Italia. Con i 209 miliardi europei sul piatto e con i 25 miliardi in più di scostamento di bilancio, ogni settore reclama la propria voce in capitolo per dire come dovranno essere spesi. Con il nuovo deficit si potrà rifinanziare la cassa integrazione, gli enti locali e recuperare la sospensione delle tasse come anche le agevolazioni per le assunzioni.

 

Il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha subito espresso la sua opinione in tweet alla fine del Cdm: “Rifinanziamento della cassa integrazione, incentivi per le nuove assunzioni e potenziamento del fondo nuove competenze. Con la parte più consistente dei 25 miliardi dello scostamento di bilancio approvato in Cdm, diamo ulteriore carburante alle imprese e più tutele ai lavoratori”. Anche i sindacati hanno chiesto di poter parlare col governo. La segretaria della Cisl Furlan ha anche ventilato un coinvolgimento dei lavorati in piazza. Arrivano richieste anche dai presidenti delle Regioni e dai vari ministeri.

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