Gli aggiornamenti della cronaca sono costanti. Più passano i minuti più si aggrava il bilancio di una tragedia gigantesca: è saltato in aria un pezzo del porto di Beirut, il numero dei morti salirà continuamente nelle prossime ore, viste le migliaia di feriti e i danni enormi testimoniati dalle immagini che arrivano da ogni angolazione e con ogni mezzo.
Chiunque guardi quelle immagini prova l’angoscia che avvolge gli eventi drammatici che spazzano via tante vite umane. Un fatto del genere che accade nel Libano di oggi porta con sé anche una serie di interrogativi inquietanti. Incidente, gravissimo, o attentato, non solo gravissimo ma anche la miccia che può accendere l’ennesima guerra nella polveriera mediorientale?
Israele, Hezbollah, e tutte le fazioni in campo, nel mezzo di una durissima crisi economica e sociale, si affretteranno a fornire spiegazioni di parte, a rigettare accuse e responsabilità. È presto per qualunque valutazione e i prossimi giorni diranno cosa e perché è successo.
Quello che sembra chiaro, in una notte piena di dubbi, è che, ancora una volta, Beirut è l’epicentro di una storia in cui si intrecciano la sofferenza di un popolo, le rivalità confessionali e tutte le contraddizioni di un’area che vive una tensione perenne, destinata a crescere ancora. A prescindere dalle risposte che arriveranno sull’esplosione di oggi.