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Come cambia il ruolo del manager con il lavoro a distanza

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L’emergenza legata al Covid-19 ha obbligato tutti, all’improvviso, ad abbandonare le proprie postazioni negli uffici e a trovare una nuova modalità di lavorare e di interagire con i propri colleghi. Un’emergenza che ha cambiato, per sempre, il nostro approccio al lavoro e che avrà un impatto notevole anche in futuro. Quando si lavora a distanza diventa ancora più cruciale che tutti abbiano obiettivi ben definiti e scadenze chiare, dice Maura Nespoli, vp Global Talent Acquisition, Talent management & People development di Prysmian Group.

 

Quando c’è la possibilità di vedersi dal vivo, infatti, spiega Nespoli, le dinamiche lavorative sono molto diverse e ‘compensate’ e ribilanciate dalla relazione che permette di cogliere sfumature in comportamenti e intervenire velocemente laddove si coglie poca chiarezza. A distanza, invece, il ruolo del team member si deve pesantemente spostare sulla proattività e quello del manager sulla fiducia.

 

”Il Covid-19 ha colpito tutti e i suoi effetti, a livello economico e lavorativo, si sentiranno per parecchio tempo. Non possiamo negare che sia stata una tragedia, ma credo che, sebbene le difficoltà siano evidenti, dovremmo iniziare a considerare le opportunità che questo momento ci sta offrendo. E proprio in una situazione di incertezza come quella attuale dove le persone fanno la differenza, puntare sulle competenze di ciascuna risorsa, massimizzando il contributo che può portare, permette di garantire la continuità del business, di non perdere quote di mercato e di uscire dalla crisi rinforzati”, afferma Nespoli.

 

Costruire e rinforzare la fiducia in remoto richiede un cambio di approccio radicale: la priorità non deve essere controllare quanto le persone stiano davanti al pc, ma se raggiungono gli obiettivi prefissati, indipendentemente da dove si trovano o da quando svolgono le proprie attività. ”La comunicazione – aggiunge Maura Nespoli – gioca un ruolo fondamentale: lavorare da casa non significa lavorare da soli, anzi. Dobbiamo comunicare con i nostri colleghi con tutti gli strumenti a disposizione (Skype, telefono, chat, mail), anche di più di quello che abitualmente faremmo e con un’attenzione empatica più spiccata. Spesso parlo di leadership del benessere, che quindi parte da un approccio ‘caring’ verso la persona per facilitare e massimizzare benessere ed efficacia lavorativa”.

 

“A questo ben si lega un’opportunità di feedback costante che spinge lo sviluppo e l’apprendimento della persona stessa. Parlo ovviamente di un feedback reciproco e costante, che assicura allineamento di componenti a livello di leader e gruppo, capace di rinforzare un ingaggio a lungo termine delle persone. Tutto questo, infatti, se ben gestito, può portare a una maggiore soddisfazione della persona in termini di worklife balance, motivazione e realizzazione”, assicura.

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