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Valvole cardiache, vita più lunga grazie a startup italiana

“Abbiamo avviato delle trattative, ad oggi in una fase avanzata, con i due principali partner industriali in termini di volume di vendite, nel campo delle valvole cardiache biologiche”. Alessandro Gandaglia è biologo e co-fondatore, insieme a Filippo Naso, e ad un terzo socio Ugo Stefanelli, medico e imprenditore, di BCI, (Bio compatibility Innovation), una startup veneta che, dopo una sperimentazione effettuata al Policlinico universitario Gemelli di Roma, ha fatto parte dell’incubatore di idee G-Factor della Fondazione Golinelli, uno dei centri più importanti di ricerca a livello europeo.

 

I due fondatori, Gandaglia e Naso, si conoscono all’Universita’ di Padova ed è lì, negli ambienti del Bo’, uno degli atenei più prestigiosi, che nasce un feeling professionale tra i due. Insieme Naso e Gandaglia hanno prodotto un brevetto industriale grazie ai finanziamenti europei di Horizon 2020 e, a fine 2019, una cordata di imprenditori italiani li ha finanziati con una massiccia dose di risorse (circa 1,1 milioni di euro). “Abbiamo avuto anche dei contatti con la Cina – afferma Gandaglia – ma abbiamo prediletto, per vari motivi, la via americana”.

 

I contatti Oltreoceano, con i due attori principali che “insieme coprono il 75% del mercato”, intanto proseguono. “Le due multinazionali stanno svolgendo tutti gli approfondimenti nei propri laboratori per validare il nostro studio su Facta”.

 

 

Di cosa si tratta?

 

Facta – Functional antigen Cross-linking targetin Alpha-Gal – è il marchio registrato di cui BCI è ideatrice e proprietaria. Tale trattamento di tessuti biologici destinati alla produzione di valvole cardiache bioprotesiche ha un obiettivo chiaro: inattivare la molecola Alpha-Gal, “un antigeno che è l’elemento che scatena oggi reazioni avverse in questa tipologia di protesi”.

“I tessuti trattati con FACTA hanno mostrato un miglioramento significativo della biocompatibilita’ caratterizzato da un’inattivazione completa della molecola Alpha-Gal, presente in tutti i mammiferi tranne l’uomo e i primati. Per questo motivo – spiega ancora Gandaglia – essa viene riconosciuta come estranea dall’uomo, innescando una reazione immunitaria che porta alla degenerazione del tessuto stesso e alla necessità di un reintervento”.

La reazione avversa all’Alpha-Gal è un fenomeno particolarmente importante e significativo: causa, nel 50% dei casi, la calcificazione che altro non è che l’invecchiamento delle protesi.

Oggi le bioprotesi in commercio vengono trattate chimicamente per risolvere il problema (“viene utilizzato il glutar, un agente cosiddetto ‘mascherante’”), ma “con il nostro metodo Facta- ci tiene a precisare Gandaglia – riusciamo a raddoppiare la vita delle valvole cardiache”. Mediamente esse vanno sostituite dopo 10 anni, anche se il processo di “deterioramento” si accelera nei pazienti più giovani. Con il metodo messo a punto dagli startupper BCI la vita media delle protesi valvolari si raddoppia, arrivando a 20 anni. Immediate e concrete le ricadute in termini sia sociali che economici di questi tessuti animali trattati con la metodologia inventata dalla start up veneta.

 

Quali sono i benefici che si avrebbero con l’introduzione delle valvole cardiache targate BCI?

 

“Basta considerare – mette in evidenza Gandaglia che il 40% degli interventi sulle valvole sono la sostituzione di protesi già installate. Tutto ciò vuol dire che, raddoppiando la vita delle stesse da 10 a 20 anni, si riduce del 20-30% il tasso di reintervento che oggi si rende necessario sui pazienti”. C’è un costo in termini sociali sostenuto dalla collettività che è stimabile in 14 miliardi di dollari. “Questa è la cifra della spesa complessiva per la gestione dei pazienti, dovuta a nuovi interventi di sostituzione valvolare e a quelli necessari per il deterioramento delle bioprotesi già impiantate”, sottolinea il co-fondatore di Bci. “Tutto ciò garantirà un risparmio di spesa sanitaria pubblica”. E, se la trattativa con gli States andrà bene, anche un ritorno importante a livello economico e d’immagine per il know How italiano.

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