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Cosa hanno ottenuto i giocatori Nba

nba black lives matter

“L’Nba è diventata come un’organizzazione politica e non penso che sia positivo per il Paese. Le persone sono stanche dell’Nba”, ha detto Donald Trump dopo la protesta dei giocatori Nba scatenatasi dopo il caso Blake, che ha portato a una sospensione di due giorni delle partite in corso. I giocatori Nba sono stati criticati non solo da Trump ma da larga parte dei rappresentati del conservatorismo americano. La richiesta di giustizia sociale da parte dei giocatori è stata etichettata spesso negli scorsi mesi come ‘attivismo politico’. Dopo la sospensione, Jared Kushner, senior advisor della Casa Bianca, ha dichiarato che i giocatori sono fortunati, essendo abbastanza ricchi da essere “in grado di prendersi una serata libera dal lavoro”. Ora, quelle due serate libere sembrano aver portato a qualche risultato concreto, oltre che alla ripresa del campionato.

 

 

Nel comunicato con cui l’Nba e l’associazione giocatori hanno annunciato la ripresa dei playoff (da oggi) dopo due giorni di sospensione, sono anche stati elencati i risultati della trattativa tra giocatori, lega e proprietari delle squadre. Sostanzialmente, le azioni dell’Nba sul tema delle problematiche razziali saranno molto più concrete.

 

Ad esempio sarà istituita una social justice coalition, con rappresentanti di tutte le parti in causa, chiamata a agire per aumentare l’accesso al voto della popolazione afroamericana, gestendo iniziative sia a livello educativo e sociale, focalizzandosi anche sulla riforma del sistema di polizia americano.

 

Ma il punto più importante è che ogni franchigia ha assunto inoltre l’impegno di lavorare attivamente nella propria città e comunità per rendere il più semplice possibile l’accesso al voto (l’assenteismo alle urne viene spesso indicato come una delle maggiori piaghe del Paese dagli attivisti americani). Per questo le strutture d’allenamento delle squadre verranno utilizzate come seggi elettorali in cui le persone più vulnerabili potranno arrivare in sicurezza, nonostante la pandemia da Covid-19 in atto.

 

Verranno inoltre creati e promossi altri spot che andranno in onda durante le partite dei playoff per promuovere i diritti civili degli afroamericani. “Ieri abbiamo avuto una conversazione produttiva tra tutte le componenti – giocatori, allenatori, staff e dirigenti – riguardo le prossime mosse e le azioni da compiere per supportare la giustizia sociale e l’uguaglianza. Erano presenti rappresentati di tutte e 13 le squadre impegnate a Orlando e tutte hanno concordato nel riprendere a giocare a partire da sabato 29 agosto”, si legge nel comunicato.

 

Secondo quanto riportato da Espn sarebbe stato Michael Jordan a giocare un ruolo fondamentale nella mediazione tra giocatori e proprietari per la ripresa dei playoff. L’ex guardia dei Chicago Bulls è ora proprietario di maggioranza degli Charlotte Hornets nonché unico ‘majority owner’ afro-americano di tutta la lega e ricopre anche il ruolo di capo dell’Nba Labor Relations Committee, praticamente il rappresentante dei proprietari nelle relazioni con le altre parti che compongono la Nba, a partire dall’associazione giocatori. Proprio per essere stato il più grande giocatore di basket nella storia e per essere l’unico proprietario afro-americano della Association, secondo quanto riferito da Espn Jordan ha ricoperto un ruolo cruciale come mediatore tra le parti, agendo da “voce della ragione” per far comprendere le rimostranze dei giocatori presso i suoi colleghi proprietari, in una trattativa che secondo alcuni sarebbe anche stata molto tesa: si è parlato brevemente anche di interruzione della stagione, e Espn ha riportato che nel momento più teso della trattativa sia stato addirittura l’ex Presidente Barack Obama a consigliare a due dei giocatori più importanti e ascoltati della lega (Lebron James e Chris Paul) di raggiungere un accordo, sfruttare l’occasione per arrivare a risultati concreti e ricominciare i playoff. ”In questo momento ascoltarli è più importante che parlare” ha detto MJ ai suoi colleghi, contattando in prima persona tanto Paul, che è capo dell’associazione giocatori, che Russell Westbrook (un altro dei giocatori più ascoltati della lega), entrambi legati al suo brand di abbigliamento sportivo.

 

“Ha grande credibilità sia con i giocatori che con i proprietari”, ha detto un dirigente della Nba che ha partecipato alle discussioni tra giocatori e proprietari, parlando di Jordan. Ora, dopo aver creato questa estate un fondo da 300 milioni di dollari in 10 anni a sostegno delle imprese gestite da afro-americani (che al momento richiede uno ”sforzo” di un milione all’anno per ciascuna squadra per un decennio: i giocatori hanno sostenuto che si potesse fare di più), i proprietari probabilmente metteranno ancora più soldi sul tavolo a sostegno delle iniziative concordate.

 

Jacob Blake è il nome dell’afroamericano 29enne colpito alla schiena da 7 colpi di pistola sparati dalla polizia del Wisconsin. Blake è rimasto paralizzato. Poco dopo, mercoledì, proprio la squadra dello Stato, i Milwaukee Bucks, hanno dato il via allo sciopero in Nba, boicottando la gara di playoff contro gli Orlando Magic, tra l’altro quando sarebbe bastata un’altra vittoria per passare al turno successivo. Rapidamente, tutti gli altri giocatori della Bubble di Orlando, dove è stata ripresa la stagione dopo il lockdown, hanno aderito allo sciopero, culmine clamoroso ma quasi prevedibile di malcontenti e proteste nate già dopo l’omicidio di George Floyd di qualche mese fa, di pari passo con il ritorno, sulle strade americane, del movimento Black lives matter, il cui logo adesso campeggia su tutti i parquet della bolla di Orlando, a fianco del logo Nba. Dopo la conferenza stampa dei Bucks, in cui i compagni della stella Giannis Antetokounmpo hanno spiegato le loro ragioni, sono cominciati gli incontri tra le varie squadre per decidere cosa fare e come proseguire la protesta, mentre la lega sospendeva le gare in programma nei 2 giorni successivi.

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