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Referendum e Regioni, ‘vince’ il Governo

Si votava per un referendum costituzionale e per sette Regioni. Ma a ‘vincere’ è il Governo. La sintesi è necessariamente eccessiva ma fotografa un elemento abbastanza chiaro: non c’è stato il crollo delle due forze principali che sostengono l’esecutivo, Pd e M5S, come invece in molti prefiguravano. I risultati non sono ancora definitivi ma ci sono alcune considerazioni che possono essere fatte già a caldo.

 

Il ‘Sì’ al taglio dei parlamentari è innegabilmente una vittoria del Movimento Cinquestelle, che ne ha sempre fatto una bandiera. E anche la proporzione numerica della consultazione autorizza i festeggiamenti in casa grillina. La scelta del segretario del Pd, Nicola Zingaretti, si dimostra valida almeno dal punto di vista strategico: la linea del Sì, contrastata anche in maniera autorevole all’interno dei Dem, rafforza l’asse con l’alleato di governo. Restano comunque tutte valide le motivazioni di chi ha continuato a sostenere le ragioni del ‘No’. Passa un taglio lineare e ossequioso alle logiche dell’antipolitica, sostanzialmente inutile ai fini del risparmio di risorse, e anche pericoloso in assenza di una riforma organica.

 

Con la vittoria di Eugenio Giani in Toscana, il Pd registra un successo essenziale. Semplicemente perché in caso di sconfitta si sarebbe aperta una crisi che avrebbe compromesso la leadership di Zingaretti. Con la conferma di Michele Emiliano in Puglia, il risultato complessivo va oltre le stesse aspettative dei Dem, alla vigilia veramente certi solo della vittoria di Vincenzo De Luca in Campania.

 

Chiudere il confronto sul 4 a 3 per il Centrodestra, con le vittorie di Giovanni Toti in Liguria e Luca Zaia in Veneto che si sommano a quelle di Francesco Acquaroli nelle Marche e a quella che si profila in Val d’Aosta, vuol dire per il governo sostenuto da Pd e Cinquestelle aver guadagnato la possibilità di andare avanti nella legislatura senza il peso di un risultato elettorale totalmente sbilanciato a favore dell’altro campo, quello del Centrodestra.

 

Le due condizioni che avrebbero fatto precipitare la maggioranza, e il governo, sull’orlo della crisi, non si sono verificate: il sì al Referendum premia i Cinquestelle, aver difeso la Toscana salva il Partito Democratico.

 

 

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