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Tanti stadi di calcio in cerca (vana) di sponsor

Il Camp Nou, la casa di Messi e del Barcellona, che ancora non è ricoperto dal logo di una multinazionale. E poi il Santiago Bernabeu in versione restyling, tetto al titanio e led, pronto entro due anni, con il Real Madrid che è ancora in cerca di uno sponsor da 500 milioni di euro. E il caso del Tottenham, che si ritrova lo stadio di calcio più moderno al mondo, costato un miliardo di sterline, senza ancora un colosso che abbia fatto un’offerta per i naming rights dell’impianto. Solo Amazon interessata, ma non per 25 milioni di sterline l’anno.

 

Si parla di cessione dei diritti di denominazione degli impianti sportivi. Una pratica comune al calcio europeo e in generale allo sport americano, nata proprio negli Stati Uniti: nel 1912 fu stipulato il primo accordo a Boston, con i Red Sox di baseball che coinvolse Fenway Realty Company, la società immobiliare del proprietario dello stadio. Ora girano pochi soldi, per le squadre americane (accordi da milioni di dollari saltati per i Los Angeles Fc della Mls e per i Buffalo Bills nella Nfl) e anche per i top club europei.

 

L’effetto Covid-19, che ha portato lontano i tifosi dagli stadi, che negli anni hanno attratto soprattutto banche e istituti finanziari con 11 accordi con i top cinque tornei europei, davanti ad automotive, gruppi industriali e retail. Ora invece, meno interesse, meno sicurezze nel ritorno degli investimenti. E quindi gli sponsor, nonostante siano in ballo società come Real Madrid e Barcellona, globetrotter che producevano milioni per un’amichevole negli Stati Uniti o negli Emirati, sono in fuga. Almeno quando si parla di impossessarsi del nome degli impianti in cambio di quattrini che porterebbero freschezza nelle casse esangui di tante società, messe in ginocchio dalla pandemia.

 

Secondo lo studio realizzato dall’istituto di ricerca KPMG, solo il 30% degli stadi dei cinque principali tornei nazionali del calcio europeo – Bundesliga, Ligue 1, Liga, Premier League, Serie A, totale 98 club – è sponsorizzato. Nel campionato tedesco quasi il 78% degli impianti porta il nome di uno sponsor, poco avanti al campionato di soccer americano Mls), mentre la Premier League e la Serie A e la Ligue 1 si attestano intorno al 20%, davanti alla Liga spagnola con il 15%. Secondo l’analisi KPMG, l’accordo più sostanzioso (e pure assai discusso, causa potenziali violazioni del Financial Fair Play) è tra il Manchester City ed Etihad, 17 milioni di euro annui. A seguire, l’intesa tra Juventus e Allianz da 14 milioni di euro, accordo rinnovato lo scorso febbraio, poi l’Atletico Madrid e il Wanda Group per 9,6 milioni di euro. Per i prossimi accordi i club saranno costretti ad abbassare le pretese. E forse, ad attendere la fine della pandemia.

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