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Cdp, offerta ‘dettagliata’ per Autostrade: si può arrivare subito al 100%

autostrade

Dopo la prima proposta di più di una settimana fa, arriva l’offerta dettagliata. Cassa Depositi e Prestiti ha dato (nuovamente) il via libera a Cdp Equity per la presentazione del Memorandum of Understanding per l’acquisizione dell’88,06% di Autostrade per l’Italia in mano ad Atlantia. Le modalità dell’affare sarebbero le stesse, rispetto a quelle già proposte il 19 ottobre, come sarebbe la stessa la forchetta di prezzo (che dovrebbe andare dagli 8,5 ai 9,5 mld, mentre la richiesta sarebbe ancora a quota 11-12).

 

La novità principale: nell’offerta viene specificato come nel caso i soci di minoranza di Aspi preferiscano esercitare il diritto di co-vendita delle loro azioni, è previsto che il Consorzio formato da Cdp possa acquistare fino al 100% di Aspi.

 

Il Consorzio sarà capitanato da Cdp Equity, primo azionista con il 40% del veicolo attraverso cui sarà realizzato l’investimento (BidCo), che nominerà presidente e amministratore delegato sia di BidCo sia di Aspi. Il resto di Bidco è in mano ai due fondi esteri Blackstone Infrastructure Partners e Macquarie Infrastructure and Real Assets, che inizialmente deterranno ciascuna il 30% del veicolo.

 

“Blackstone e Macquarie, tra i più importanti investitori a livello internazionale, dispongono delle dotazioni finanziarie necessarie e hanno dimostrato negli ultimi mesi, tra i soggetti che hanno manifestato interesse per Aspi, il maggior impegno di risorse nelle attività di due diligence in vista di un possibile investimento”, scrive Cdp.

 

L’operazione prevede anche il possibile ingresso di altri investitori italiani nella compagine azionaria di BidCo. Il nome circolato con più insistenza è quello di F2i. Secondo Repubblica, a eventuali investitori italiani potrebbe essere dedicata una quota del 17%, togliendo qualcosa a quelli esteri (e lasciando così in Italia almeno la metà della società).

 

Il consorzio, dice Cdp, “ha compiuto uno sforzo significativo per approfondire gli aspetti valutativi coinvolgendo numerosi team di lavoro composti da professionisti specializzati nel settore delle concessioni autostradali e consulenti di levatura internazionale. La proposta, confermando la forchetta di prezzo già indicata in precedenza, sottopone un’offerta ancor più dettagliata che, se accolta, porterà all’individuazione di termini, condizioni e prezzo definitivi dell’operazione, a seguito di una due diligence di 10 settimane”. Ma un primo esito, precisa Cdp, si avrebbe già dopo un mese, quando ad Atlantia verrebbe mostrato l’andamento delle valutazioni da parte dei compratori.

 

L’offerta oggi inviata si colloca, sottolinea Cdp, “nel solco di quanto prospettato da Atlantia e Aspi nella lettera al Governo del 14 luglio scorso ed è coerente con la mission di Cdp di sostenere stabilmente e nel lungo termine le infrastrutture strategiche. La presenza di Cdp è anche funzionale al presidio di un consistente piano di investimenti per l’ammodernamento della rete autostradale, l’accelerazione dei programmi di manutenzione e la promozione della logistica integrata e delle soluzioni a favore della mobilità sostenibile”.

 

La previsione più diffusa tra gli analisti, nei giorni scorsi, era quella di una chiusura della trattativa a metà strada, intorno ai 10 mld di euro. ”La visibilità su quanto sta accadendo – ha spiegato all’Adnkronos un analista che preferisce rimanere anonimo – è più o meno nulla per tutti. L’unica cosa che forse si può dire è che la forchetta che abbiamo tra gli 8,5 e i 9,5 miliardi potrebbe forse essere rivista leggermene al rialzo. Ma se si fa riferimento a un’offerta da parte di Cdp e soci in miglioramento non credo che si possa fare solo riferendosi al discorso del prezzo, ci sono anche altri elementi come può essere appunto quello di renderla vincolante e magari qualche altro elemento ancora”. Secondo altri analisti comunque l’intesa è vicina perché ”non avrebbe senso far saltare tutto per una distanza sul prezzo che non sembra così elevata”. Da Fidentiis Equities si ragiona che se gli 8,5-9,5 miliardi fossero riferiti all’88% vorrebbe dire che il 100% è valutato tra i 9,5 e i 10,5 miliardi. Una differenza rispetto alla valutazione di alcuni azionisti di circa il 10%. Distanza insomma ritenuta non insormontabile. In altre sale operative si cerca di capire se in questa forchetta di prezzo è compreso il tema delle coperture dei rischi legali, ovvero quanto debba essere valutato e se questo valore rientra o meno nel prezzo finale. Per IG il tema è banale ma per il mercato ”il prezzo è determinante – dice all’Adnkronos Vincenzo Longo – quindi bisogna capire se al mercato piacerà quello che sarà stabilito. Perché fin da luglio il tema del valore è stato seguito con attenzione dagli investitori ed è un punto nodale per il mercato”.

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